Portiamo a conoscenza dei visitatori del Blog della Filcams Cgil del Trentino di come la stampa, sul referendum relativo all’accordo del Welfare, è pianamente schierata a sostegno della posizioni di Cgil Cisl Uil, venendo così meno al suo ruolo di informazione e di discussione sulle vicende politiche e sindacali.
A parole, nei vari convegni i direttore di testata rivendicano autonomia dalla proprietà, forse questo sarà vero per le cronache in generale, ma quando lo scontro si fa duro, come nel caso dell’accordo del 23 luglio 2007, dove viene accettata non solo la legge 30 ma istituzionalizza la precarietà come sistema nei rapporti fra impresa e lavoratore, questa autonomia vien meno a si sente tutto il peso della proprietà.
Non mi riferisco solo a Ballarò o ad altre trasmissioni televisive targate Mediaset, ma anche ad alcune testate giornalistiche locali. Basta osservare quanto il corriere del trentino ha pubblicato sul documento del direttivo della Filcams che bocciava tale accordo. Martedì 2 ottobre ’07 nel richiamare il documento del Direttivo della Filcams, non solo non ha pubblicato una sintesi di questo documento ma ha dato ampio risalto alle repliche, alquanto presuntuose, dei segretari della Cisl e della Uil, Ferrante e Monari, che tacciavano la Filcams ed i suoi delegati di essere delle “costole di Rifondazione e quindi di fare politica, e solidarizzavano con la Cgil come se esprimere un dissenso equivalesse ad un attacco all’organizzazione.
La RSA Orvea, la RSA Cavit e una compagno del Direttivo Filcams hanno scritto al giornale per prendere posizione rispetto alle affermazione di Ferante e Monari. Il tutto è stato ripreso in un articolo unitamente al giudizio positivo del direttivo Filcem sull'accordo.
Per molta stampa i lavoratori, purtroppo, non hanno diritto di replica quando sono offesi nella loro dignità di persone e tacciati come servitori di forze politiche e non sono visibili quanto lottano per mantenere diritti e per rivendicare un Contratto Nazionale dignitoso o son grande spirito solidaristico, cercano di opporsi al dilagare della precarietà sia nel lavoro e nella società
Ho voluto richiamare l’attenzione su questo piccolo, ma illuminante, segnale di come le varie corporazioni ossia le varie caste intendono trattare qualsiasi forma il dissenso. Sia che riguardi il lavoro, le grandi opere, la TAV, il Tunnel del Brennero, l’inceneritore, i beni comuni o le politiche sociali, il dissenso, espresso dalla società civile o fuori dal palazzo e dalle associazioni ivi accreditare, non deve avere diritto di cittadinanza.
A parole, nei vari convegni i direttore di testata rivendicano autonomia dalla proprietà, forse questo sarà vero per le cronache in generale, ma quando lo scontro si fa duro, come nel caso dell’accordo del 23 luglio 2007, dove viene accettata non solo la legge 30 ma istituzionalizza la precarietà come sistema nei rapporti fra impresa e lavoratore, questa autonomia vien meno a si sente tutto il peso della proprietà.
Non mi riferisco solo a Ballarò o ad altre trasmissioni televisive targate Mediaset, ma anche ad alcune testate giornalistiche locali. Basta osservare quanto il corriere del trentino ha pubblicato sul documento del direttivo della Filcams che bocciava tale accordo. Martedì 2 ottobre ’07 nel richiamare il documento del Direttivo della Filcams, non solo non ha pubblicato una sintesi di questo documento ma ha dato ampio risalto alle repliche, alquanto presuntuose, dei segretari della Cisl e della Uil, Ferrante e Monari, che tacciavano la Filcams ed i suoi delegati di essere delle “costole di Rifondazione e quindi di fare politica, e solidarizzavano con la Cgil come se esprimere un dissenso equivalesse ad un attacco all’organizzazione.
La RSA Orvea, la RSA Cavit e una compagno del Direttivo Filcams hanno scritto al giornale per prendere posizione rispetto alle affermazione di Ferante e Monari. Il tutto è stato ripreso in un articolo unitamente al giudizio positivo del direttivo Filcem sull'accordo.
Per molta stampa i lavoratori, purtroppo, non hanno diritto di replica quando sono offesi nella loro dignità di persone e tacciati come servitori di forze politiche e non sono visibili quanto lottano per mantenere diritti e per rivendicare un Contratto Nazionale dignitoso o son grande spirito solidaristico, cercano di opporsi al dilagare della precarietà sia nel lavoro e nella società
Ho voluto richiamare l’attenzione su questo piccolo, ma illuminante, segnale di come le varie corporazioni ossia le varie caste intendono trattare qualsiasi forma il dissenso. Sia che riguardi il lavoro, le grandi opere, la TAV, il Tunnel del Brennero, l’inceneritore, i beni comuni o le politiche sociali, il dissenso, espresso dalla società civile o fuori dal palazzo e dalle associazioni ivi accreditare, non deve avere diritto di cittadinanza.
Un paese che ha paura a dar voce a quanti esprimono dissenso e disagio per le sue politiche è incamminato sulla pericolosa strada di una democrazia autoritaria ed autoreferenziale dove, anziché combattere le multinazionali e quanti devastano ambiente e territorio, si individua un nemico, magari debole ed indifeso, come il lavavetri da dare in pasto alla pubblica opinione.
Ezio Casagranda - Filcams Cgil del Trentino
Trento, 6 ottobre ’07
Ezio Casagranda - Filcams Cgil del Trentino
Trento, 6 ottobre ’07
1 commento:
di certa stampa servile e di organizazioni sindacali completamente proni ai potenti di turno io e tanti come me ne hanno fatto le spese ma qualche comportamento poco chiaro c'è all'interno del direttivo e/o segreteria della filcams perchè uno è non essere d'accordo o avere opininioni diverse e un'altra cosa è remare contro e credo che la storia della filcams è sempre stata quella della solidarietà fattiva nei confronti di chi era in diffilcoltà nelle loro lotte....invece qualcuno ti ripaga cacciandotela nel di dietro o almeno cercando di farlo. saluti mariano
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