Dopo il rapporto di Nicholas Stern che aveva illustrato come i costi dei cambiamenti climatici possono andare dal 5 al 20% del prodotto mondiale lordo, ora anche l’Agenzia Europea per l’ambiente scende in campo per richiamare l’attenzione sui costi dei cambiamenti climatici che potrebbero arrivare a livelli insopportabili per l’economia europea. Basti pensare alle conseguenze sul turismo: le regioni mediterranee diventerebbero del tutto inospitali sia per mancanza d’acqua che per eccessivo calore a cui vanno aggiunte le questioni sociali di sviluppo che cambierebbero radicalmente l’attuale situazione.
Anche i segnali che provengono dalla natura sono eloquenti dalla caduta delle Dolomiti ai vari disastri ecologici che periodicamente si abbattono sulla terra. Molti scienziati richiamando i cambiamenti climatici in atto chiedono di porre fine a questo modello sociale fondato sulla distruzione delle risorse naturali e dell’ambiente.
Affrontare questa situazione significa iniziare a ragionare su un modello di sviluppo che faccia perno sulla decrescita. Non è una bestemmia ma una impellente necessità dettata dalle esigenze e dai limiti imposti dalla natura. Decrescere non significa tornare indietro e perdere occupazione, ma risparmiare risorse e materie prime. La società della crescita ha bisogno di produrre continuamente nuovi beni, con tecnologie atte a ridurre i tempi di produzione senza tenere conto dello spreco energetico e degli impatti ambientali. Tutto ciò ha portato ad un costante e impetuoso aumento delle merci abbandonate e della perdita di materie prime trattate come rifiuti. La società della crescita è la società dei consumi e dei rifiuti e il loro incenerimento è antieconomico, oltreché pericoloso per la salute dell’uomo e dell’ambiente.
Anche i segnali che provengono dalla natura sono eloquenti dalla caduta delle Dolomiti ai vari disastri ecologici che periodicamente si abbattono sulla terra. Molti scienziati richiamando i cambiamenti climatici in atto chiedono di porre fine a questo modello sociale fondato sulla distruzione delle risorse naturali e dell’ambiente.
Affrontare questa situazione significa iniziare a ragionare su un modello di sviluppo che faccia perno sulla decrescita. Non è una bestemmia ma una impellente necessità dettata dalle esigenze e dai limiti imposti dalla natura. Decrescere non significa tornare indietro e perdere occupazione, ma risparmiare risorse e materie prime. La società della crescita ha bisogno di produrre continuamente nuovi beni, con tecnologie atte a ridurre i tempi di produzione senza tenere conto dello spreco energetico e degli impatti ambientali. Tutto ciò ha portato ad un costante e impetuoso aumento delle merci abbandonate e della perdita di materie prime trattate come rifiuti. La società della crescita è la società dei consumi e dei rifiuti e il loro incenerimento è antieconomico, oltreché pericoloso per la salute dell’uomo e dell’ambiente.
Alla centralità dell’economia, del pil, si deve sostituire la centralità della qualità della vita, ai ritmi incessanti della produttività si deve contrapporre il diritto alla salute e ad un salario dignitoso.
La decrescita non è un opzione: la decrescita ci sarà perché si scontrerà con i limiti della natura (aumento CO2 con conseguenze sul clima e sugli esser viventi animali e umani e fine del petrolio). Le nostre decisioni attuali potranno solo far sì che, come spesso accade, non siano i più deboli ad avere la peggio e pagarne le conseguenze più gravi. Una sfida per la sinistra e per il sindacato. La sapranno affrontare? In attesa di una risposta dobbiamo partire dal basso con una discussione approfondita e di merito.
Ezio Casagranda - Filcams Cgil del Trentino
Trento, 17 ottobre 2007
La decrescita non è un opzione: la decrescita ci sarà perché si scontrerà con i limiti della natura (aumento CO2 con conseguenze sul clima e sugli esser viventi animali e umani e fine del petrolio). Le nostre decisioni attuali potranno solo far sì che, come spesso accade, non siano i più deboli ad avere la peggio e pagarne le conseguenze più gravi. Una sfida per la sinistra e per il sindacato. La sapranno affrontare? In attesa di una risposta dobbiamo partire dal basso con una discussione approfondita e di merito.
Ezio Casagranda - Filcams Cgil del Trentino
Trento, 17 ottobre 2007
2 commenti:
Buon giorno , da qualche giorno a questa parte mi capita di navigare in questo sito e altri attraverso i links riportati.Motivi di lavoro mi hanno portato a cercare informazioni e notizie utili che mi facessero capire alcuni aspetti del mondo sindacale.Volevo commentare questo post e riportare alcune riflessioni .Ho avuto la fortuna di crescere con persone adulte impegnate civilmente e politicamente, e per me non è stato difficile far parte di questo impegno. Volevo focalizzare questo aspetto sui giovani e non solo. Sarà che siamo tutti presi dal nonstro quotidiano, dalle nostre rogne di tutti i giorni, dal dover faticare per trovare dei mezzi pubblici che rispettino le esigenze dei pendolari, dal linguaggio e comportamento poco ortodosso che si trova agli sportelli degli enti pubblici, dalle banche e istituti di credito sempre meno trasparenti, dalle buste paghe da fame e conseguente fatica ad arrivare a fine mese. Potrei allungare all'infinito questo elenco ma non è il caso. L'impegno politico dicevo, sono convinta che le cose non si cambiano in piazza, nè davanti alla macchinetta del caffè sul posto di lavoro,è la politica l'unico mezzo per cambiare .Mio nonno diceva che la politica è una cosa sporca , bisognerà sporcarsi le mani allora ma per una giusta causa. Anche il rispetto per l'ambiente è un impegno politico, ma credo che se non si comincia dall'alto a dare il buon esempio sarà difficile mantenere costanza nel piccolo, dentro le nostre case. Sono anni che produciamo spazzatura senza che le autorità competenti e gli addetti ai lavori ci informino sulle conseguenze. Ho sentito una pubblicità che consiglia di bere acqua dal rubinetto, di farne buon uso, di non sprecare.L'unico spot sensato dopo decenni di informazione sbagliata , per non parlare del silenzio. Credo che l'impegno civile parta anche da una buona educazione, dall'esempio in famiglia, sul posto di lavoro, da una corretta informazione che mi sembra non ci sia. I giornali si occupano di altro, sono altre notizie che catturano l'interesse delle persone, non di tutte si intende.
Questo discorso vale anche per altri sprechi,per esempio quello del denaro pubblico altro argomento di cui ci sarebbe da scrivere molto.Sono solo una dipendente del settore commercio non ho molte competenze in merito,ma certamente so come si amministra uno stipendio da miseria, e solo perchè ho avuto l'ardire di comprare un piccolo appartamento, un mutuo che di svena e la fatica di arrivare a fine mese. Con i sacrifici noi che non facciamo parte della " casta" ci sguazziamo da sempre e quando ci vengono chiesti ulteriori sacrifici beh....mi viene proprio da ridere per non piangere. Ma questa è un altra storia....
Cambiare questo modello di società in modo che al centro ci sia la persona e non il profitto.
Questo, a mio modesto avviso, deve essere la politica.
Purtroppo come tu dici nel tuo scritto, rischia di essere un’impresa titanica, ma come lavoratori, come cittadini, come persone dobbiamo impegnarci nel nostro piccolo e dare il nostro modesto contributo per una società migliore, come tu hai fatto con il tuo scritto.
Una vero cambiamento dell’esistente, la possibilità di un futuro dignitoso per i giovani, una sicurezza per gli anziani, un mondo vivibile nel rispetto dell’ambiente e della natura si può costruire solo se questo movimento parte dal basso.
E’ importante che ognuno di noi, partendo dalla sua situazione personale e sociale, possa, debba, fare qualcosa per costruire quella Politica con la “P” maiuscola che abbia al centro il vivere un esistenza sobria e dignitosa, non nel segno della rinuncia e del sacrificio, ma del “consumo utile” con il minor spreco energetico, con maggiori servizi, con una migliore condizione di lavoro, con l’obbligo di produrre meno rifiuti e più socialità (buon vicinato, banche del tempo, ridurre i tempi del lavoro ecc.).
Impresa difficile ma non impossibile.
Ezio Casagranda
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