giovedì 14 febbraio 2008

Informiamo i visitatori, i navigatori e tutti quanti sono interessati che da oggi, 14 febbraio 2008 il
BLOG della
FILCAMS CGIL DEL TRENTINO IN RETE
si è trasferito su una nuova piattaforma e quindi il nuovo indirizzo è il seguente:

www.filcams.wordpress.com
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Scusandoci per il disguido ti aspettiamo sul nuovo Blog

La Filcams Cgil del Trentino

Quale politica per chi lavora ?

Chi sono i bugiardi?per cominciare, certamente i politici e i partiti.
Quasi tutti ci hanno mentito sul disastro italiano, raccontando montagne di bugie sul crak finanziario, sulla corruzione partitica, sul fallimento alla lotta alla precarietà, sul mondo del lavoro, sulla guerra, sullo stato del mondo e su tante altre cose.
I politici sono stati bugiardi persino nei confronti di se stessi. la partitocrazia è marcia, ma i capi partito giurano imperturbabili:che è tutto a posto.
Anche adesso i bugiardi politici mentono, li troveremo tutti li, nei nuovi partiti con le stesse facce, con le stesse bugie di sempre.
Ma se questi dinosauri hanno imperversato a lungo e ancora oggi ingombrano il campo, è perché a difenderli c'erano altri bugiardi. Sono le tivù, i giornali, i direttori, gli opinionisti che gli hanno protetti, lisciati, leccati, incensati con un grande bombardamento di menzogne. Questa santa alleanza fra cattiva politica e cattiva informazione ha prodotto un mostro :L'ASTENSIONISMO.
Neanche il migliore dei governi potrà infatti prendere, negli anni a venire le decisioni dolorose che s'imporranno (di nuovo sul clima,sull'acqua, sull'energia, sulla vita organizzata delle nostre città) senza un minimo di consenso. E milioni di cittadini ignari non potranno darglielo, educati come sono a essere consumatori compulsivi.
E allora basta bugie .
Marco Cappelletti.
Trento, 14 febbraio 2008

Diritti Negati: la casa

ciao ezio.
avrei un'altra “storia” da farti pubblicare. Partiamo dalla premessa che io sono di area socialdemocratico-popolare e non ho mai avuto grandi simpatie per i comunisti. anche perché a Berlino ho visto i danni che fanno entrambe le ideologie. Ma c'è un aspetto drammatico della vita d'oggi, che ti fa pensare seriamente all'ingiustizia ed alle storture del capitalismo.
Passata l'Università e con un periodo davanti da precario, si pensa un po' a come costruirsi una vita futura fuori dal “nido” dei genitori. Qualche migliaia di euro di risparmi, grazie a un po' di lavoro (spesso in nero) durante l'università ed il desiderio di lavorare per vivere, non viceversa ci si avvia nell’avventura della vita. L'asticella dei 1.000 euro al mese è difficile da raggiungere. Poco male, basta risparmiare con oculatezza.
Nei paesi del nordeuropa culturalmente che per tradizione è molto più sviluppato l'affitto di un appartamento, a meno che non ci si decida per le zone "in" di una città, sono alla portata e quindi potrebbe essere una scelta da fare. Però dover emigrare non è bello e quindi si scrutano le opportunità del nostro Paese. Bene, Trentino 2008, Lavis. Un miniappartamento (40mq) in vendita a 140 mila euro, 3.500euro al metro quadrato, 3 mesi e mezzo di lavoro per un metro quadro di appartamento.
Un prezzo follemente drogato. Perché? Perché i pochi che hanno i capitali (magari anche ricchezze ereditate) li investono nel "mattone", creando un vortice speculativo che colpisce chi ha realmente bisogno di un bene essenziale, la casa. Dieci anni fa i prezzi erano la metà di oggi e intanto l'immobiliarista cambia le Mercedes come se fossero le mutande.
Soluzioni? Fare un mutuo di 40 anni vuol dire legarsi un cappio al collo per tutta la vita. Altre soluzioni? Visto che gli enti pubblici non penalizzano nella tassazione chi lascia un immobile sfitto o invenduto (da far gridare allo scandalo visti i costi paurosi), non resta altro che sperare in un'esplosione della bolla che dia un po' di giustizia ai giovani che cercano casa.
Un bravo ragazzo
Trento , 14 febbraio 2008

mercoledì 13 febbraio 2008

"Liberi" di morire

A proposito di privilegi della politica, di vitalizi passati, presenti e futuri di cui godono senza vergognarsene esponenti della politica locale e nazionale che arringano a sacrifici della gente per un bene comune che “loro” hanno saccheggiato e saccheggiano impassibili al monito di chi paga anche con la vita: gli regalo una lettera di un operaio della Thissenkrupp:“Io dico che la ThissenKrupp non soltanto non aveva il diritto di ammazzare sette persone, ma non aveva nemmeno il diritto di farci vivere quello che abbiamo vissuto prima dell’incidente, le angherie dei capi che ci volevano in ginocchio, la cafonaggine dei manager che ci vedevano come bulloni da trasportare a Terni insieme ai macchinari, ci volevano servili come degli schiavi. La sera non rientravo a casa con il sentimento di aver guadagnato la giornata ma col veleno dentro, per come ci trattavano…”. “Ora non so come sarà il mio futuro.” “…Mi sento carne da macello”. “L’azienda mi fa paura”.La tragedia e la morte sono arrivati dopo. Prima è arrivata la schiavitù!Negli ultimi venti anni ci hanno raccontato che il benessere dei lavoratori si raggiunge solo incentivando le imprese a crescere perché solo così si possono aumentare i posti di lavoro. Eccolo il benessere raccontato in questa lettera! In questi ultimi venti anni i grandi imprenditori del nostro paese si sono arricchiti e non c’è stato momento in cui le loro tasche siano state minimamente intaccate. Noi invece siamo stati spolpati all’osso e defraudati di qualsiasi briciola di dignità! …”Droga (la grande droga, quella che muove miliardi di Euro)o edilizia, rifiuti tossici o acciaio…..Torino viene dietro ma, come dimostra la ThissenKrupp, ha una gran voglia di rifarsi. O davvero credete che i padroni delle ferriere ThissenKrupp abbiano più coscienza civile di un capoclan camorrista di Casal di Principe? Credete davvero ci sia differenza se i soldi si fanno con la coca o bollendo nell’olio gli operai perché si è scelto a monte di avere in totale spregio la sicurezza di questi? Ricordate il Petrolchimico di Porto Marghera? E’ stato processualmente dimostrato che per decenni i dirigenti di Enichem e Montedison sapevano perfettamente di mandare gli operai a morire di cancro da cloruro di vinile.Ne hanno mandati a morte almeno 159″… Lavoratori senza rappresentanza e senza voce.Cittadini “liberi” di morire!Aver delegato, in buona fede, la nostra rappresentanza a chi si è semplicemente servito di noi per conquistare poltrone, ricchezza e potere politico ci ha portato oggi alla situazione di sofferenza e rischio di morte che conosciamo molto bene.Chi sta meglio deve lottare per mantenere quanto ha conquistato ed estendere quei diritti e garanzie a chi sta peggio. Prendere in mano il nostro destino per il futuro nostro e dei nostri figli, questo il nostro compito in vita.
Antonio Marchi
Trento, 13 febbraio ’08

martedì 12 febbraio 2008

Solidarietà al popolo Mapuche

31 gennaio scorso l’attivista mapuche per i diritti umani Patricia Troncoso ha sospeso il più lungo sciopero della fame nella storia cilena, durato 111 giorno per richiamare l’attenzione sulla piaga del popolo Mapuche.
In carcere dal 2002, Troncoso e diversi altri attivisti mapuche sono stati condannati a 10 anni di prigione con l’accusa di incendio doloso e atti terroristici, oltre al pagamento di un’ammenda di 840mila dollari all’impresa Forestal Mininco, vicino Temuco, nel sud del Cile, di proprietà di una delle famiglie più ricche del paese. La decisione di interrompere il digiuno è venuta in seguito alla concessione di benefici carcerari.
Nel dicembre 2001, un incendio ha distrutto 100 ettari di pineta che ufficialmente appartengono all’impresa forestale, ma che sono stati rivendicati dai popoli indigeni in quanto parte del loro territorio ancestrale. Al momento del processo contro gli attivisti, il governo di Ricardo Lagos (2000-2006) ha invocato una controversa legge anti-terrorismo che risale alla dittatura militare di Augusto Pinochet (1973-1990).
Grazie a questa legge, 100 testimoni hanno potuto non rivelare la loro identità nelle deposizioni. Secondo i difensori dei diritti umani e le famiglie degli attivisti, è stato un processo farsa. Troncoso - che è stata ricoverata in ospedale il 13 gennaio in gravissime condizioni di salute - insieme ad altri 4 attivisti mapuche, aveva cominciato lo sciopero in ottobre, bevendo solo acqua e mate, il tradizionale infuso di erbe. Ma gli altri avevano sospeso il digiuno dopo due mesi.
Chiedevano il rilascio di una ventina di “prigionieri politici” Mapuche, l’allentamento delle pressioni dell’esercito sulle comunità indigene che si battono per le loro terre storiche, e una revisione del processo sul caso dell’incendio alla Forestal Mininco.
Il territorio ancestrale dei Mapuche abbraccia la punta meridionale del Sud America, attraverso Argentina e Cile. Secondo le statistiche del 2006, i Mapuche - che rappresentano l’87 per cento dei popoli indigeni del paese - contano circa 923mila individui, in questo paese di 15,6 milioni di abitanti.
Le leggi adottate durante il regime di Pinochet prevedevano incentivi come terra e sussidi alle aziende forestali e ad altre imprese interessate ad aprire attività nelle aree sottosviluppate del paese. Le comunità Mapuche, che generalmente non hanno titoli formali per rivendicare la loro proprietà, sono stati costretti ad abbandonare gran parte delle loro terre. Dalla fine della dittatura, alcune famiglie sono state risarcite con nuovi lotti. Ma le nuove proprietà sono generalmente inferiori alle tenute da cui sono stati mandati via con la forza. Le comunità mapuche lamentano inoltre la brutalità e le discriminazioni della polizia, la povertà estrema e la distruzione delle regioni selvagge del sud del Cile.
L’amministrazione Bachelet ha nominato l’ex consulente presidenziale Rodrigo Egaña commissario per gli affari indigeni. Il suo compito principale, promuovere il dialogo tra comunità indigene, Commissione nazionale per lo sviluppo indigeno (CONADI) e governatori delle province. In collaborazione con il ministero della Pianificazione, il Comitato interministeriale valuterà anche la portata e l’attuazione di politiche pubbliche legate alle comunità indigene, e lavorerà con il parlamento per raggiungere il pieno riconoscimento costituzionale dei popoli nativi del Cile. Secondo molti la commissione non potrà risolvere nè svelenire il clima di tensione, dato che manca la volontà politica del governo.
Troncoso, che ha perso più di 25 chili, è ancora in condizioni critiche in un ospedale della città di Chillán, 400 chilometri a sud della capitale. Quando la sua salute migliorerà, verrà trasferita all’ospedale di Temuco, la capitale della provincia di Araucaria, 670 chilometri a sud di Santiago. L’offerta del governo prevede il trasferimento della 38enne Troncoso - che non è un’indiana mapuche - e degli attivisti mapuche Juan Millallen e Jaime Marileo, anch’essi condannati nello stesso processo, nel Centro per l’educazione e il lavoro (CET), uno speciale penitenziario rurale.
A Troncoso e Millallen sarebbero stati concessi dei permessi di uscita nei fine settimana, e a Marileo solo le domeniche, a partire da marzo.

Amici dei Mapuche
Trento, 11 febbraio 2008

lunedì 11 febbraio 2008

La “regressione” di carriera.

Potrebbe essere il titolo di un film sugli effetti della precarietà e invece è la storia di un lavoratore trentino che da sempre ha svolto il lavoro di macellaio. Fin da giovane, correva l’anno 1967, questo giovane ha iniziato la sua carriera di macellaio nel piccolo negozio di paese alla periferia di Trento, per poi passare alle dipendenze di un grande supermercato della città convinto che questo gli avrebbe permesso una progressione di carriera e quindi la possibilità di esprimere al meglio la sua professionalità.
Invece, dopo 40 anni di lavoro la sera torna a casa con un pezzo di carne e un’etichetta che segnala i possibili modi di cucinare questo pezzo di carne. Alla domanda del figlio: “Ma papà, no te ghel disi ti al cliente come poder rostir la carne?"(Non lo dici tu al cliente come cucinare la carne). Una risposta laconica e nello stesso tempo tranciante risponde. "Ah, ma ormai nel superca el becar nol serve pù".(Al supermercato il macellaio non serve più)
Un esempio di come standardizzazione ed omologazione non solo culturale, ma anche sociale ed organizzativa distruggono professionalità dei lavoratori e le stesse culture e tradizioni culinarie della zona.
Se poi si aggiunge una gestione del supermercato inutilmente autoritaria il macellaio, de professionalizzato e ridotto a semplice commesso, perde l’amore per il lavoro che era un tipo di quelli all’antica attaccati al proprio lavoro non vede l’ora di poter arrivare alla sospirata pensione.
Il figlio che ha frequentato l’Università e gli hanno fatto sciroppare il cervello per gli anni nei quali ha studiato a Economia che "il consumatore è razionale, l'imprenditore è razionale..." ora si chiede che razionalità c'è in tutto questo? Nessuna e quindi ti rendi conto improvvisamente che questo modello sociale del lavoro genera precarietà, distrugge il valore del lavoro e ti annienta fino nel profondo del tuo animo.
Allora capisci che non ti resta che organizzarti per evitare che il futuro sia solo dominato dai “nuovi roboter” umani:
Una storia vera che nel suo piccolo è la dimostrazione che le parole di Marx, "l'uomo diverrà una merce", non sono proprio peregrine ma rischiano di essere una tragica realtà.
Un figlio
Trento, 11 febbraio 2008

venerdì 8 febbraio 2008

13 aprile: Perchè andare a votare

Sono convinto che oggi in molti cittadini e lavoratori, troppi, prevale l’indignazione, la rassegnazione, un senso di sconfitta profondo e una specie di rigetto per quanto succede a sinistra....
PERO' è proprio ora il momento di tenere duro....
E’ necessario SOSTITUIRE la delusione con un rinnovato impegno perché non possiamo accettare che la politica sia ridotta a meschinità e interessi personali. Certo la politica si rivela indecente dove prevalgono le lottizzazioni di Mastella o di Formigoni, la scalata dell'Unipol dei Ds con D'Alema, il Vaticano colluso con le manovre finanziarie illecite di Fazio, ecc.
Non siamo davanti ad una normale crisi di un governo: questi sono i segni di una disfatta pesante di una politica di sinistra intesa come equità e giustizia ma fallimentare anche come moralizzazione della vita pubblica e del rilancio di uno stato sociale avanzato e nella difesa dei beni comuni contro l’abbuffata delle liberalizzazioni. Questa politica neoliberista è stata introitata anche dal sindacato e quindi anche tali organizzazioni dovrebbero trarne motivo di riflessione da questa (che è anche la loro) sconfitta strategica che puntava sulle virtù del “governo amico”.
Ma nonostante questo non dimentico che vi furono tempi della storia italiana nei quali la politica fu una nobile passione che animò i nostri animi nello spirito di sacrificio e alla lotta per il bene comune, portatrice di nobili ideali, e segnò forti passi avanti nel progresso sociale, morale e materiale del nostro paese.
Questo patrimonio non è morto, ma vive nell’azione e nelle mobilitazioni di importanti movimenti e comitati territoriali che si battono contro le scelte generate da questo assurdo modello sociale che tutto mercifica e distrugge. Una condizione da cui partire per impegnare direttamente i candidati su temi più scottanti del momento (dalla pace all’ambiente, passando per il lavoro)Pensare che ci governi ancora Berlusconi mi vengono i brividi e quindi sono convinto che bisogna andare a votare in quanto sono convinto che l’astensione fa il gioco della destra. Una destra che, per incanto si è tutta riunita (fottendosene delle esigenze del Paese), e quindi sarebbe un grande risultato che il superSilvio non raggiungesse la maggioranza dei voti.
Certo anche la sinistra non è tanto invitante! Ma credo che non abbiamo alternative al voto e alla mobilitazione sociale attraverso i vari movimenti che si battono contro tutte le guerre, per il lavoro, per l’ambiente e per la difesa dei beni comuni contro le privatizzazioni selvagge.
Iniziamo una campagna in rete per dire che si voterà solo quanti si impegnino direttamente a sostenere - senza se e senza ma – questi obbiettivi.

Ezio Casagranda

Trento, 9 febbraio ’08

Trentino Spa - servono scelte chiare

Si è svolta oggi l’assemblea dei dipendenti della Trentino Spa per una disamina delle problematiche aperte con la Direzione ed in particolare rispetto alla prevista ripresa del confronto per il contratto aziendale fissato per il prossimo 21 febbraio ’08.
La discussione ha evidenziato una forte clima di insofferenza da parte dei dipendenti sia per quanto riguarda l’ambiente interno sia per la scarsa considerazione che il management ha per l’impegno profuso dai lavoratori e dalle lavoratrici.
Invece rileviamo che, nella gestione quotidiana del personale, vi sono atteggiamenti autoritari e burocratici tesi a negare la professionalità degli operatori o comunque cercare di svilirne l’importanza. Senza contare che, per quanto concerne l’orario di lavoro, trasferte e turnazioni, le disposizioni aziendali non sempre sono rispettose delle norme.
Se fino ad ora la produttività della Trentino spa non ha risentito delle diatribe del gruppo dirigente, un grande merito va dato alla professionalità dei dipendenti che, nonostante le peculiarità della loro attività, con il loro impegno hanno permesso alla struttura di reggere il peso dell’organizzazione turistica.
Ricordiamo che lo stesso presidente dell’UCT, Gianni Bort, nel mese scorso sosteneva sulla stampa “… sono convinto che la chiave sia nella professionalità dei dipendenti, che le permette di non risentire di queste situazioni..”.
Quella della Trentino Spa, però, è ormai una situazione che rischia di esplodere da un momento all’altro, da momento che il personale è ormai saturo a causa di una situazione pesante che l’assenza di una vera Direzione ha trasformato in vero e proprio stress.
L’ assemblea ha quindi deciso di denunciare pubblicamente tale situazione chiedendo a coloro che ne hanno competenza che si assumano le necessarie responsabilità in modo da dare all’azienda una direzione autorevole ed in grado di dare le necessarie risposte compresa la definizione del contratto aziendale.
Siamo convinti che soprattutto il contratto integrativo può essere uno strumento importante per il riconoscimento e la remunerazione delle professionalità e dell’impegno profuso dai dipendenti. Di conseguenza, nel prossimo incontro, non saranno accettate posizioni dilatorie finalizzate a protrarre nel tempo la definizione dell’accordo aziendale. Quindi se in quell’occasione non ci saranno risposte concrete, i lavoratori non escludono iniziative di lotta per rivendicare i loro diritti.
Infine, l’assemblea dei lavoratori attende una scelta precisa e decisa da parte del Presidente Tiziano Mallarini per porre fine a questa assurda situazione di paralisi e quindi, anche se la sua è una situazione ereditata, deve assumersi le responsabilità che gli competono.

la Filcams Cgil del Trentino e la RSA aziendale


Trento 7 febbraio ’08

giovedì 7 febbraio 2008

Base Militare: NO ai segreti

Bisogna sicuramente riconoscere che l'ultima assemblea del 31 gennaio scorso, tenutasi a Mattarello sul tema “Cittadella Militare”, è stato il momento in cui l'argomento in discussione, ha avviato un dibattito molto vivace, che ha colto l'attenzione dei “mass media”, i quali in questi giorni hanno prodotto diversi servizi televisivi e molti articoli di giornale. Dopo i vivaci movimenti di gruppi ed associazioni, le dichiarazioni di molti interessati sia semplici cittadini, che tecnici ed amministratori, si è arrivati ad oggi (6 febbraio) con la pubblicazione di interessanti articoli di cronaca locale. Articoli riportanti dichiarazioni di esperti volte ad un forte ridimensionamento dei problemi e delle domande poste da chi chiedeva con preoccupazione dei chiarimenti in merito all'imponente progetto. Premesso che si dovrà comunque attendere il famoso appuntamento assembleare per conoscere i dettagli della nuova struttura militare, ora promesso per la fine di febbraio non bisogna comunque dimenticare che molti problemi rimangono ancora pesantemente sul tappeto. Lasciando da parte, per il momento, le perplessità legate alla reale attività logistico-militare, che in tale sito si dovrà compiere, ricordiamoci che l'impatto ambientale rimane comunque un punto molto importante da mettere nei pesanti interrogativi e dubbi che tutti i cittadini interessati hanno finora colto. Certo rimane ancora quel piccolo neo, o chiamiamola stranezza, che sia la Circoscrizione di Mattarello a volere, comunque prima del dibattito pubblico, un incontro a porte chiuse con i futuri fruitori della struttura. e in questo modo fungere da intermediario con i cittadini. Ricordiamo a questo proposito che tale progetto non può essere di esclusivo interesse limitato ad ambiti circoscrizionali, quindi il dibattito dovrà necessariamente svilupparsi a livello Comunale se non Provinciale. Il neonato comitato “cittadella militare no grazie”continuerà ad approfondire il tema e cercherà di tenere tutti gli interessati aggiornati sulle eventuali novità ed appuntamenti, seguendo un percorso autonomo e scevro di strumentalizzazioni provenienti da qualsiasi ambito, ma comunque disposto e aperto al confronto ed alla condivisione delle tante idee e proposte di tutti. A questo proposito consiglio di visitare il sito
http://trentomilitarenograzie.blogspot.com/

Franco Tessadri.
Mattarello, 7 febbraio 2008

mercoledì 6 febbraio 2008

Quale futuro a sinistra di Paperino ?

E' ora di elezioni e devo dire con rammarico che per la prima volta sono in grande difficolta, sono un elettore che ha sempre votato a sinistra, non riconosco più quale sia l'avversario da battere .
Non si riesce più a distinguere il linguaggio, tutti "scendono in campo, brutta frase "perchè è da qui che incomincio a non capire e a distinguere fra destra e sinistra .
La politica italiana si è distaccata dalla società, dai suoi problemi, dalla vita vissuta. Ha creato un mondo a sè, un ceto isolato e privilegiato, che non comunica più con l'esterno:si autoriproduce e non riesce a creare idee. La sinistra italiana è immersa in questa crisi. E allora cosa vogliamo noi da questa sinistra ?
Una sinistra nel quale si ricominci a parlare dei problemi veri della gente: l'etica, le questioni della vita umana, della convivenza, dello sviluppo sostenibile, la crescita dell'istruzione e della scienza, i grandi temi della distribuzione delle ricchezze, di precarietà, di salario, di morte sul lavoro affinche non succeda più quello che abbiamo visto in questi ultimi giorni.
Noi poniamo queste domande essenziali sul destino dell'uomo e della sua organizzazione civile ed economica, abbiamo di fronte una manciata di anni per affrontare questioni che riguardano la vita dei nostri figli e siamo soffocati da un'ignoranza generalizzata , una classe politica cosi stupida non merita di essere trattata meglio di quanto abbia fatto Beppe Grillo.
Non vedo ampiezza di vedute, respiro; non vedo segnali che abbiano capito, a sinistra di Paperino, non serve cambiare nome ai partiti ma cambiare le persone. E allora cara sinistra, come puoi pensare di fare fronte, e di non essere travolta tu stessa senza porre sul tappeto tutte queste questioni?

Cappelletti Marco - delegato ORVEA

Trento, 6 febbraio 2008

martedì 5 febbraio 2008

Conflitto di interesse

In due anni di governo nessuna legge su Tv, Rai e conflitto d'interessi. La sentenza della Corte di Giustizia Ue che dichiara “contrario al diritto comunitario” il sistema radiotelevisivo italiano conferma quanto la comunicazione versi nel nostro paese in uno stato di vergognosa indecenza. Una situazione clandestina, permessa dall'inciucio tra le diverse forze politiche, che da anni limita la libertà d'espressione, il pluralismo e la trasparenza nella gestione. Il centrosinistra ha le stesse responsabilità del centrodestra: in due anni di governo, non ha saputo o non ha voluto varare le leggi sulla Rai, sul sistema televisivo e sul conflitto d'interessi promesse in campagna elettorale, favorendo ancora una volta i padroni del vapore. Ora che l'Europa stabilisce nuovamente l'illegalità dell'Italia, la sinistra – che da sempre sottovaluta l'importanza dei mezzi di comunicazione - faccia un serio esame di coscienza e rifletta sul fatto che, alla vigilia di una nuova campagna elettorale e di gravissimi eventi internazionali, l'informazione è ancora saldamente in mano dell'avversario. Complimenti.
da Megacip del 4 febbraio 2008

Elezioni: Evitiamo il disastro

Alla fine anche il prode Marini ha gettato la spugna. Si andrà alle elezioni anticipate con questa legge elettorale che tutti hanno definito il “porcellum” a causa dei pieni poteri di controllo e di proposta delle segreterie dei partiti nella nomina dei candidati e nell’assenza di preferenze. Quello che rimane al cittadino elettore è solo la possibilità di confermare, in assenza di alternative, le scelte delle segreterie dei partiti tanto vituperati ma che alla fine sono gli unici a decidere chi poterà entrare in parlamento.
Con questa situazione, cha ha dell'assurdo, dobbiamo fare i conti e stando così le cose, quello che ci aspetta, sarà decisamente un futuro più inquietante del presente. Ma questo tragica realtà aumenta e non diminuisce le responsabilità del centro sinistra.
Basti vedere la decisione della Corte di Giustizia della UE sulle Tv e l’inutile scontro con il popolo della pace sulla basse di Vicenza per capire il grado di sudditanza di questo Governo ai poteri forti (Berlusconi e gli USA).
Infatti, anche se ha avviato una positiva fase di risanamento e di lotta all’evasione fiscale, sono rimaste irrisolte questioni fondamentali, dall'aumento delle spese militari, alle ingerenze cattoliche e di Confindustria, fino alla l'incapacità di realizzare una seria redistribuzione delle risorse e soprattutto la mancata approvazione delle leggi sulla tv, sulla Rai e sul conflitto di interessi che peseno come un macigno nella prossima campagna elettorale.
Dopo essere “scomparsa” dalle fabbriche e dalle scuole la sinistra rischia di sparire lentamente anche dalle aule parlamentari a causa della scelta astensionista che è frutto della delusione di quanti si sono sentiti “traditi e abbandonati” o non sono stati tutelati dai partiti della sinistra.
Se qualche possibilità di evitare questa disfatta esiste, essa consiste nelle dimissioni dei segretari e funzionari di partito e la non ricandidatura degli attuali parlamentari.
Ritengo che la loro incapacità di raccogliere, canalizzare e quindi cercare di rappresentare il fermento sociale (che comunque sta crescendo in tutto il paese e che ha deciso di auto-organizzarsi e di rappresentarsi da sé) li rende drammaticamente responsabili di questa situazione. Hanno smesso di ascoltare i cittadini, di costituire un'alternativa credibile al modello neoliberista, di difendere il lavoro, la pace, l'ambiente, l'etica pubblica, la democrazia e la laicità dello stato davanti all’aggressione clericale di Ratzinger. In una parola questo è un centro sinistra inadeguato, a dettare i ritmi del cambiamento, a costruire un futuro sostenibile, ad affermare con forza parole d'ordine come la decrescita.
Per questo nessuno di loro riuscirà mai a cambiare questa linea politica che ci ha portati a questo prevedibile disastro.
Ezio Casagranda - Filcams Cgil del Trentino
Trento, 5 febbraio 2008

lunedì 4 febbraio 2008

Iscritti Filcams: Crescita record

La Filcams Cgil del Trentino chiude il 2007 con 2.995 iscritti con un incremento di 494 iscritti sul 2006 pari ad crescita del 19,75%. I nuovi iscritti nel corso del 2007 sono stati 1012 dei quali 719 con delega a pagamento. La composizione degli iscritti vede una preponderante presenza femminile che raggiunge quota 2.006 iscritti sul totale pari al 67% degli iscritti alla nostra organizzazione. Le lavoratrice ed i lavoratori extracomunitari sono 438 pari al 15%. La distribuzione territoriale vede una forte presenza di associati nel comprensorio di Trento che raggiunge il 50% degli associati, mentre il comprensorio della Vallagarina conta il 23% e un 21 % sono lavoratori stagionali che provengono da fuori provincia. Il resto è distribuito sul restante territorio provinciale. La Filcams Cgil del Trentino è presente in modo organizzato (da sola o unitariamente) in oltre 26 aziende del settore commercio, in ben 15 aziende della sanificazione, in 9 grandi aziende della ristorazione e in 4 aziende della vigilanza e nel settore turistico.

La crescita della Filcams Cgil del Trentino è stata possibile grazie all'impegno dei delegati e delle delegate che con rinnovato vigore hanno saputo dare linfa e vitalità alla nostra iniziativa sindacale e quindi è cresciuta la capacità della categoria di rappresentare e dare voce alle esigenze ed alle aspettative delle lavoratrici e dei lavoratori dei vari settori che compongono la nostra categoria. Una rappresentanza che va cercata, non solo nella nostra capacità di fare contrattazione, sono oltre 14 i contratti di secondo livello siglati in questi ultimi due anni (Poli, Seven, Orvea Trentopress, Vigilanza, Sernet, ecc) mentre per altre aziende stiamo discutendo del contratto integrativo (Cavit, Trentino spa, Dussmann, ecc) senza contare l'impegno per la conquista del contratto provinciale del Commercio, del turismo e della sanificazione.

Una rappresentanza che trova alimento anche nelle battaglie contro la precarietà (dalla Bolkestean, alla legge 30), le privatizzazioni (Itea, welfare, ecc) e la guerra senza dimenticare le tematiche ambientali (inceneritore e Tunnel del Brennero) dentro una battaglia più generale finalizzata alla tutela del salario e dell'occupazione sia a livello locale che nazionale in quanto il modello di sviluppo e sociale non è neutro rispetto alle condizioni materiali dei cittadini e dei lavoratori.

La Filcams Cgil del Trentino è stata in prima fila nella battaglia contro il sintema degli appalti al massimo ribasso e contro le esternalizzazioni (autostrada del Brennero, Asis, Provincia). Abbiamo importanti risultati sul versante delle garanzie occupazionali ma questo non ci esime dal continuare la nostra battaglia anche per il 2008 scontro il sistema degli appalti che troppo spesso ormai sono sinonimo di precari età e bassi salari. La scelta di caratterizzarci nelle battaglie generali accanto a quella organizzativa sono stati i due motori di questa crescita della Filcams Cgil del Trentino

Per questo anche nel corso del 2008 questa scelta strategica sarà non solo mantenuta ma potenziata sia attraverso una presenza più capillare sul territorio e attivando gli strumenti informatici, dal sito al Blog dove si trattano problematiche del lavoro, dei diritti, dell'ambiente e della pace.

Risultati estremamente positivi che dimostrano la vivacità della categoria e ci stimolano a proseguire su questa strada anche per il prossimo futuro con l'impegno ad essere coerenti con il mandato congressuale e con la una sempre maggiore volontà di coniugare la lotta per i diritti collettivi con la tutela individuale attraverso i servizi offerti dalla Cgil (Inca, vertenze e Caaf).

La Segreteria della Filcams Cgil del Trentino -
Trento, 2 febbraio 2008

domenica 3 febbraio 2008

No alla "Cittadella Militare"

Governo e Provincia di Trento vorrebbero costruire, tra la concessionaria Dorigoni a sud di Trento e l'aeroporto di Mattarello, una base militare in grado di ospitare 1600 soldati (italiani? americani?). Una base estesa su circa 30 ettari di campagna, un vero e proprio paese nel paese con alloggi, sala convegni, cinema, campi sportivi, officine, armerie, poligono di tiro, ecc., più un'area consistente sottoposta a segreto militare.
Inoltre per via del rischio di esondazioni dell'Adige, la cittadella militare verrebbe rialzata con migliaia di metri cubi di porfido con un impatto ambientale enorme. Un progetto calato sulla testa della popolazione senza alcun confronto pubblico del quale non sappiamo quasi niente ma il tutto rimane in una situazione carsica e la stampa evita di parlarne. Ma senza trascurare l'aggressione al territorio (tutte le basi militari inquinano con solventi e metalli pesanti) e i forti disagi creati ai suoi abitanti (convivere con 1600 soldati non è uno scherzo), il punto fondamentale è che una simile installazione serve ad uno scopo ben preciso: la guerra.
L’Italia è impegnata militarmente in 23 missioni all'estero con oltre 9.000 militari con costi esorbitanti (sia umani che economici). Una scelta scellerata ed in violazione della Costituzione che si perpetua con la continua costruzione, in molte zone d'Italia di basi logistiche e militari (vedi Vicenza, Aviano 2000, ecc ) Zone di territorio italiano spesso con territorialità estera e sottoposte a segreto militare dove si sperimentano nuove armi e si stoccano materiali atomici.
Mentre si tagliano le spese sociali e i costi dei servizi indispensabili come scuola e sanità, crescono in modo esponenziale impoverendo migliaia di famiglie si aumentano le spese belliche del 23%, si progetta di costruire la nuova base USA di Vicenza, a cui si collegherebbe, a livello locale, un centro turistico per marines nel Tesino.
Mentre l'esercito italiano è presente in ben venti paesi del mondo e investe miliardi di euro nei caccia bombardiere F-35 e nello scudo aerospaziale, un nuovo cancro militare porterebbe la preparazione della guerra a casa nostra. E tutti noi sappiamo che le basi e le armi e basi vengono costruite per essere usate in guerre sempre più assurde e con conseguenze devastanti sui civile e sulle popolazioni inermi.
La Costituzione italiana recita all’articolo 11 della Costituzione che l’Italia ripudia la guerra e quindi non possiamo rimanere indifferenti a queste grandi opere che costruiscono la guerra, sarebbe una vera e propria vergogna morale.
L’assemblea popolare di giovedì 31 gennaio ha detto No alla “cittadella militare” e ha denunciato apertamente questa logica guerrafondaia della politica trentina. Io sono convinto che come sindacato non possiamo nasconderci la pericolosità ed i costi sociali che questa “cittadella militare” avrà sulla realtà trentina e quindi debbiamo attivarci unitamente al comitato di Mattarello per impedire questo scempio ambientale e della coscienza sociale.

Ezio Casagranda - Filcams Cgil del Trentino
Trento, 3 febbraio ’08

sabato 2 febbraio 2008

Mastella: La realtà supera la fantasia

Il Ministro della Giustizia (ex), Clemente Mastella e sua moglie Sandra Lonardo hanno due figli, Elio e Pellegrino. Pellegrino è sposato a sua volta con Alessia Camilleri. Una bella famiglia come le altre, ma con qualcosa in più. Per sapere cosa, partiamo dal partito di Clemente che, come i più informati sanno, si chiama Udeur.
L'Udeur, in quanto partito votato dall'1,4% degli italiani adulti, ha diritto ad un giornale finanziato con denaro pubblico. Si chiama "Il Campanile", con sede a Roma, in Largo Arenula 34. Il giornale tira circa 5.000 copie, ne distribuisce 1.500, che in realtà vanno quasi sempre buttate. Lo testimoniano il collega Marco Lillo dell'Espresso,che ha fatto un'inchiesta specifica, sia un edicolante di San Lorenzo in Lucina, a due passi dal parlamento, sia un altro nei pressi di Largo Arenula. Dice ad esempio il primo: "Da anni ne ricevo qualche copia. Non ne ho mai venduta una, vanno tutte nella spazzatura!".A che serve allora - direte voi- un giornale come quello? Serve soprattutto a prendere contributi per la stampa. Ogni anno Il Campanile incassa 1.331.000 euro. E che farà di tutti quei soldi, che una persona normale non vede in una vita intera di lavoro?
Insisterete ancora voi. Che farà? Anzitutto l'editore, Clemente Mastella, farà un contratto robusto con un giornalista di grido, un giornalista con le palle, uno di quelli capace di dare una direzione vigorosa al giornale, un opinionista, insomma. E così ha fatto. Un contratto da 40.000 euro all'anno. Sapete con chi? Con Mastella Clemente, iscritto regolarmente all'Ordine dei Giornalisti, opinionista e anche segretario del partito. Ma è sempre lui, penserete! Che c'entra? Se è bravo! Non vogliamo mica fare discriminazioni antidemocratiche.
Ma andiamo avanti.
Dunque, se si vuol fare del giornalismo serio, bisognerà essere presenti dove si svolgono i fatti, nel territorio, vicini alla gente. Quindi sarà necessario spendere qualcosa per i viaggi. Infatti Il Campanile ha speso, nel 2005, 98.000 euro per viaggi aerei e trasferte. Hanno volato soprattutto Sandra Lonardo Mastella, Elio Mastella e Pellegrino Mastella, nell'ordine.
Tra l'altro, Elio Mastella è appassionato di voli. Era quello che fu beccato mentre volava su un aereo di Stato al gran premio di F1 di Monza, insieme al padre, Clemente Mastella, nella sua veste di amico del vicepresidente del Consiglio, Francesco Rutelli. Ed Elio Mastella, che ci faceva sull'aereo di Stato? L'esperto di pubbliche relazioni di Rutelli, quello ci faceva! Quindi, tornando al giornale. Le destinazioni. Dove andranno a fare il loro lavoro i collaboratori de Il Campanile? Gli ultimi biglietti d'aereo (con allegato soggiorno) l'editore li ha finanziati per Pellegrino Mastella e sua moglie Alessia Camilleri Mastella, che andavano a raggiungere papà e mamma a Cortina, alla festa sulla neve dell'Udeur. Siamo nell'aprile del 2006. Da allora - assicura l'editore - non ci sono più stati viaggi a carico del giornale. Forse anche perché è cominciata la curiosità del magistrato Luigi De Magistris, sostituto procuratore della Repubblica a Catanzaro, il quale, con le inchieste Poseidon e Why Not, si avvicinava ai conti de Il Campanile. Ve lo ricordate il magistrato De Magistris? Quello a cui il ministro della Giustizia, Clemente Mastella, mandava tutti quei controlli, uno ogni settimana, fino a togliergli l'inchiesta? Ve lo ricordate? Bene, proprio lui! Infine, un giornale tanto rappresentativo deve curare la propria immagine. Infatti Il Campanile ha speso 141.000 euro per rappresentanza e 22.000 euro per liberalità, che vuol dire regali ai conoscenti. Gli ordini sono andati tra gli altri alla Dolciaria Serio e al Torronificio del Casale, aziende di Summonte, il paese dei cognati del ministro:Antonietta Lonardo (sorella di Sandra) e suo marito, il deputato Udeur Pasquale Giuditta.
Ma torniamo un attimo agli spostamenti. La Porsche Cayenne (4000 di cilindrata) di proprietà di Pellegrino Mastella fa benzina per 2.000 euro al mese, cioè una volta e mezzo quello che guadagna un metalmeccanico. Sapete dove? Al distributore di San Giovanni di Ceppaloni, vicino a Benevento, che sta proprio dietro l'angolo della villa del Ministro, quella con il parco intorno e con la piscina a forma di cozza. E sapete a chi va il conto? Al giornale Il Campanile, che sta a Roma. Miracoli dell'ubiquità. La prossima volta vi racconto la favola della compravendita della sede del giornale. A quanto è stata comprata dal vecchio proprietario, l'Inail, e a quanto è stata affittata all'editore, Clemente Mastella. Chi l'ha comprata, chiedete? Due giovani immobiliaristi d'assalto: Pellegrino ed Elio Mastella.
Anonimo

venerdì 1 febbraio 2008

Tunnel del Brennero: NO Grazie

Leggendo l'editoriale di Sandro Schmid sul quotidiano L'Adige in data 29 gennaio 2008 esce quasi spontaneo il desiderio di fare alcune riflessioni in merito. Riflessioni che scaturiscono soprattutto in chi ultimamente si è interessato o abbia avuto il tempo e la volontà di approfondire l'argomento trasporti, con le nuove priorità ed emergenze nate dal preoccupante aumento del traffico transfrontaliero attraverso le Alpi, ed abbia valutato nuove possibili strategie operative, legate al futuro del corridoio Berlino-Palermo con la prospettata costruzione del Tunnel del Brennero fra Innsbruck e Fortezza, con continuità della nuova linea ferroviaria fino a Verona, tratta che fra Tirolo e Veneto, passando per il Trentino, prevede quasi 200 km di linea in galleria. Le osservazioni di Sandro Schmid sono indubbiamente pertinenti, testimoniate da dati certi, analizzate in modo preciso, sintetico e di facile comprensione e mettono in luce tutti i difetti ed i limiti imposti dalle notevoli differenze tariffarie previste per il passaggio dei TIR fra i diversi corridoi logistici delle Alpi. Riconosce anche che con gli attuali pedaggi ed il costo del gasolio, si stanno incentivando i passaggi dei TIR attraverso il Brennero anche se spesso costretti ad allungare il percorso. A questo punto però l'analisi di Schmid rallenta e prende una strada diversa che da per scontato il trand di crescita corrente del trasporto merci, prevedendolo in ulteriore aumento esponenziale per i prossimi decenni, una crescita che secondo l'ex deputato dovrà portare inevitabilmente a scelte pesanti per il territorio. Pur contemplando egli stesso l'attuale sottoutilizzo della storica linea ferroviaria del Brennero e proponendo la ricerca di una razionalizzazione del trasporto merci ed una condivisa politica di movimento fra gli stati a ridosso dell'arco alpino, pone l'accento sulla possibile convenienza di procedere nella costruzione dell'imponente progetto TAC/TAV che attraverserà il Tirolo e la Val d'Adige. Un opera dai contorni e dai costi ancora non definiti che lui stesso ammette bisognerà attendere almeno una ventina d'anni per averne l'operatività. Si potrebbe però aggiungere a quest'ultima previsione la frase: “nella migliore delle ipotesi”, ed aggiungere:“il tutto a partire dopo la presentazione del progetto definitivo” i tempi quindi potrebbero ulteriormente allungarsi.. Aggiungiamo inoltre che i costi che pur introitati e sostenuti in parte dai finanziamenti europei, saranno per la quasi totalità a carico dell'ente pubblico con il rischio di impegnare in maniera pesante le finanziarie dei futuri governi per diversi anni. Se poi aggiungiamo ancora il reale rischio di avere danni all'ambiente perlopiù irreversibili e che saranno molto pesanti e visibili soprattutto in fase di realizzazione, direi che prima di darne per certa la reale convenienza di fattibilità, forse sarebbe meglio informare preventivamente le popolazioni direttamente interessate al passaggio della faraonica infrastruttura. Tutte ipotesi che possono apparire troppo negative e che frequentemente vengono tacciate di eccessivo carico ideologico, di egoismi locali, contro il progresso, lo sviluppo e di freno alla crescita del PIL. Sta di fatto però che nella decina di incontri fatti finora in diversi paesi della Val d'Adige, tenuti da semplici gruppi di persone che hanno avuto la volontà di informarsi e di approfondire l'argomento, a titolo di puro volontariato, con elaborate relazioni tecniche e finanziarie sono riuscite pian piano a sviscerare i problemi reali ed i molti inconvenienti che si incontreranno nel seguire questo “avventuroso” percorso pieno di incognite. Purtroppo però l'opera finora viene spinta principalmente per mezzo di proclami economici con lo spettro, in caso di rallentamento delle procedure preparatorie, di vedere negati i finanziamenti europei e di perdere questa ineludibile opportunità di sviluppo per la nostra valle. Naturalmente è ancora tutto da dimostrare e inviterei i cittadini che vogliono avere informazioni più dettagliate a partecipare ai prossimi incontri che queste persone continueranno a proporre, nell'attesa che le istituzioni e/o i promotori presentino il progetto finale da porre in discussione, allargando il dibattito fra i cittadini con i quali si potranno valutare le reali opportunità ed i rischi, in modo partecipato, democratico, onesto e naturalmente senza preconcetti provenienti da ogni direzione.

Ezio Casagranda e Tessadri Franco.

Trento, 1 febbraio 2007

martedì 29 gennaio 2008

Rispetto diritti umani dei Mapuche

La nostra Associazione di Promozione Sociale “EL PUERTO” www.associazioneelpuerto.com che ha come obiettivi promuovere diffondere le lotte per i Diritti umani delle comunità Indigene del Sud America voglio sensibilizzare, la opinione pubblica ,sulla persecuzione che sta subendo di parte del stato cileno la comunità Mapuche; lo sta dimostrare lo sciopero della fame che la, giovane comunera Patricia Troncoso fa di più di 100 giorni contro, il governo di Cile condannata con una legge antiterrorista del tempo della dittatura, chiedendo anche la smilitarizzazione delle comunità Mapuce.
Questo fatti non riguardano solo il Cile ma il Mondo dei Diritti umani e quindi la sua sconfitta è la sconfitta del genere umano, la sua lotta e la lotta di tutti. Il suo sciopero rappresenta gli abbandonati, i carcerati ingiustamente, i poveri, e le donne maltrattate, fino agli indigeni dimenticati e sottomessi.
Questi 100 giorni del sacrifici di questa donna siamo sicuri, saranno ricordati dalla generazione futura e ci chiediamo se sarà necessario che muoia perché qualcuno faccia qualcosa contro quelli che rubano la terre dei Mapuche’ come succede in altre parte dei Continente de SUDAMERICA( esempio il Genocidio delle comunità Toba Wichi e Mocovi del Chaco Argentino)

Lei stata condannata sulla base delle legge antiterrorista del Genocida Pinochet, tutto questo succede con lo spirito dei “conquistadores” spagnoli ed è coperto dal silenzio della opinione pubblica Mondiale. La più grave e che questo capita quando, come presidente del stato Cileno sta una donna Michelle Bachelet, per questo cade su de lei la ultima responsabilità giuridica e morale di questa dimostrazione di abuso di potere del stato Cileno, il altro aspetto di questa ripugnante tragedia e che Patricia, appartiene. Alla popolazione della etnia Mapuche che soffre il dispetto e la tipica repressione razzista da oltre 500 anni, dal tempo della invasione degli spagnoli e si ripete perché, non hanno potuto sterminali ne fisicamente ne mentalmente.

Oggi in Cile la repressione razzista a causato la morte dello studente della ingegneria agronomo MATIAS CATRILEO per mano dei carabinieri quando lui tentava di recuperare il territorio che appartengono da sempre a queste comunità. Vittima delle legge antiterrorista del dittatore Pinochet lo Sato Cileno reprime queste popolazione assassinando e processando i 400 Mapuche , incarcerandole torturandole .

Per questo la nostra Associazione di promozione sociale “El Puerto” invita alla la comunità Cilena, Trentina i lavorator, le organizzazioni Sindacale agli organi di competenze istituzionale a impegnarsi ogni uno ai fine di fare sentire il richiamo alle autorità del Governo de Chile chiedendo: Per la liberta dei presi politici Mapuche; La deroga della legge antiterrorista di Chile; La smilitarizzazione delle comunità; Fine della repressione in atto e denunciare al governo di Cile per non volere firmare o ratificare el Conventio 169 della OIt, che riconosce hai popoli Indigena essere, soggetti collettivi con pieni diritti e stabilisce le relazione di proprietà della loro terra , i territori e le risorse naturale .

La nostra proposte e la di inviare delle lettere alle rappresentanza diplomatica del governo de Chile sollecitandole il rispetto per la vita di Patricia Troncoso e la sua liberta immediata.

Omar Serra.
Presidente CDA Associazione promozione sociale “EL PUERTO”

Trento, 29 gennaio 2008

lunedì 28 gennaio 2008

Redditi da produzione e da finanza.

I salari sono fermi da 6 anni mentre i redditi da lavoro autonomo aumentano del 13% in termini reali. L’ultima delle tante riprove che in questi anni si è verificata una redistribuzione della ricchezza prodotta a danno dei lavoratori dipendenti. Il declino del Paese è anche dovuto a questa realtà che molti, anche a sinistra, negli ultimi due anni hanno fatto finta di non vedere questa realtà e cioè che l’Italia è diventata una repubblica fondata sulle rendite (finanziarie e non) a scapito dei lavoratori dipendenti.
L’economia finanziaria è favorita rispetto a quella produttiva, essendo le rendite finanziarie tassate al 12,5% e dunque con aliquota inferiore a quelle del lavoro (tra il 23% e il 33%) e dell’impresa (utili tassati al 33%). Mentre alle imprese si regalava l’intero cuneo fiscale pari a 5 punti, i contratti non venivano rinnovati, il salario dei lavoratori perdeva potere e i prezzi aumentavano in modo quasi esponenziale nulla si faceva per nei confronti delle rendite finanziarie, dalle azioni alle obbligazioni.
La crisi di governo ha sicuramente reso più precaria la condizione dei lavoratori dipendenti i quali saranno chiamati a pagarne il prezzo più alto in termini di perdita del potere di acquisto e di occupazione. In questa situazione mi sembra importante rilanciare la lotta su due questioni importanti: lotta alla precarietà attraverso il referendum per l’abrogazione della legge 30; sulla questione salariale lotta per una nuova scala mobile e per il salario di cittadinanza.
Naturalmente avendo come riferimento della nostra iniziativa la difesa dello Stato sociale in grado di garantire una scuola pubblica di qualità, una sanità efficiente e sicurezza per tutti a partire dai luoghi di lavoro.

domenica 27 gennaio 2008

La Cgil, i Contratti e la Crisi

Pubblichiamo questa lettera di Giorgio Cremaschi sulla situazione apertasi con la crisi di Governo.
Care compagne e cari compagni,
la crisi del governo Prodi apre una fase politica e sociale completamente diversa. Purtroppo questa crisi conferma tutti i nostri principali giudizi negativi sulla politica economica del governo e quelli sulla debolezza e gli errori dell’iniziativa sindacale confederale e, in particolare, della Cgil. E’ necessaria una nostra riflessione collettiva per approfondire tutta la portata di quanto è avvenuto. ….. Ma intanto sento necessario farvi avere queste mie schematiche considerazioni.
Dopo due anni di governo Prodi è molto probabile il ritorno al governo del centrodestra, senza che sia stata modificata davvero alcuna delle leggi o alcuno dei provvedimenti presi dal governo Berlusconi, che si ritroverà intatta tutta la legislazione sociale e istituzionale da lui varata. Nel frattempo questi due anni hanno accresciuto la sfiducia dei lavoratori e hanno creato un clima di depressione, mentre peggioravano brutalmente le condizioni di vita. Sul piano contrattuale, ci troveremo di fronte a una crescente offensiva contro il contratto nazionale, ai diritti e alle condizioni di lavoro, nel nome della flessibilità e della produttività, che, a questo punto, avrà a fianco a sé un governo di centrodestra. Potremo dire, in sintesi, che la politica del meno peggio, per paura del ritorno di Berlusconi, ha portato al peggio e al probabile ritorno di Berlusconi.
Si apre una fase diversa, nella quale tutto verrà messo in discussione e il sindacato confederale e la Cgil saranno messe di fronte alla scelta se piegarsi brutalmente a una linea aziendalista e corporativa o se riprendere il conflitto sociale. E’ difficile che la Cgil possa scegliere questa seconda via senza rivedere profondamente scelte, pratiche, strutture, gruppi dirigenti. Pur con le sue esigue forze la Rete28Aprila ha rappresentato in questi due anni un elemento di rigore e sincerità nella vita politica della Cgil; riteniamo quindi che sia il momento di dare maggior forza alla nostra Rete e di prepararci agli impegni duri e difficili che avremo di fronte. Per questo l’iniziativa della Rete nei prossimi giorni dovrà riprendere ovunque, riorganizzando partecipazione ed esperienze, verso l’assemblea nazionale che dovrà essere a, questo punto, un grande appuntamento per iniziare a costruire la risposta sociale, politica e contrattuale alla sconfitta del centrosinistra e della politica sindacale del governo amico. Mi sento in queste giornate di chiedere alle compagne e compagni il massimo di disponibilità e generosità, in vista dei tanti appuntamenti e impegni che avremo di fronte.
Cordiali saluti.

Giorgio Cremaschi -roma 25 gennaio 2008

venerdì 25 gennaio 2008

Laicità e libertà: il caso Maiani

Il Senato ha bloccato la nomina del fisico Luciano Maiani a presidente del CNR. La sua colpa? Aver firmato il documento sul papa.
Tempi duri per i laici, ma anche per milioni di cattolici onesti in Italia. Tempi così duri da evocare davvero il processo "onesto e giusto" contro Galileo Galilei. Così duri da evocare le liste di proscrizione dei regimi totalitari. Così duri da paventare che presto tra i requisiti per accedere alla docenza universitaria potrebbe essere necessario un giuramento di fedeltà a Benedetto XVI.
In un'Italia dove non si possono condannare i corrotti, dove mafiosi, inquinatori, evasori fiscali, arricchiti a spese del bene comune, politici corrotti e imbroglioni di ogni risma agiscono indisturbati, in questa babilonia di illegalità e di arroganza, sono finiti sul banco degli imputati un gruppo di scienziati. Il muovo nemico è il laico. Laico come alieno, laico come grillo parlante, come paria in uno stato che ha scelto una versione confessionalista della laicità.
Ma veniamo al caso specifico. Nella seduta del 16 gennaio della 7a commissione del Senato, al prestigioso fisico Luciano Maiani non è stata ratificata la nomina a presiedere il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) perché “colpevole” di essere tra i firmatari della famosa “lettera dei 67” del 20 novembre scorso, con la quale si riteneva inopportuno l'invito a Joseph Ratzinger per l'inaugurazione dell'anno accademico dell'Università di Roma La Sapienza.
Solo il 21 dicembre scorso, il fisico romano Luciano Maiani era stato nominato Presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche e, sulla base dei suoi titoli, tutti si erano dichiarati soddisfatti. Restava la ratifica del Senato, un proforma da tenersi ovviamente solo sulla base del curriculum scientifico dello studioso. Ma non è andata così: con un dibattito surreale in Senato la sua nomina non è stata ratificata ed è stata chiesta un'audizione del ministro Fabio Mussi. La colpa di Maiani è apertamente ammessa: ha firmato la “lettera dei 67” e quindi sarebbe incompatibile con l’incarico. Il dibattito in Commissione è simbolico dell'Italia di oggi e merita di essere riassunto.
Per il senatore di Forza Italia, Franco Asciutti, alla luce della posizione espressa contro il papa, Maiani sarebbe "incompatibile con un atteggiamento equilibrato e laico".
Prova a difenderlo Andrea Ranieri del PD, ma la pezza è peggiore del buco: “suvvia, Maiani è su posizioni moderate, ha firmato sì la lettera ma solo per il Rettore, non voleva diventasse pubblica”. Insomma, per Ranieri Maiani è colpevole, ma di peccato veniale. In generale, gli interventi del PD sono tutti improntati a prudenza e cerchiobottismo. Si rendono conto della pretestuosità, della gravità e della pericolosità come precedente, ma preferiscono restare nel mezzo, ribadire la loro condanna dei rei e alla fine far passare uno scandaloso rinvio.
Dopo Ranieri prende la parola Maria Agostina Pellegatta, Verde lombarda, che finalmente dice una cosa banalmente sensata: "siamo chiamati a giudicare i titoli di Maiani, non le sue opinioni".
Basta ciò per fare impazzire di rabbia l'italoforzuto Egidio Sterpa. E' il più noto tra i coinvolti, già ministro in quota PLI durante la prima repubblica, con una condanna in via definitiva per tangenti nel caso Enimont: "abbandono l'aula per protesta contro l'intolleranza". Amen.
Da lì, se mai ve n'era stato, si perde il lume della ragione. Luca Marconi dell'UDC teme addirittura che Maiani non sia in grado di assicurare la libertà d'espressione.
Ma è Giuseppe Valditara di AN che passa il segno: “Maiani deve chiarire la sua posizione per poter valutare se è compatibile con l'incarico”. Che "chiarire la sua posizione" riecheggi l'abiura chiesta a Galileo non può sfiorare Valditara. Parlano vari altri, ma alla fine la decisione è presa, il Senato della Repubblica non ratifica la nomina di Maiani e convoca il Ministro Mussi.
Questo è quanto è successo in Commissione. Luciano Maiani passerà, prima sotto le forche caudine, poi, a meno di incredibili novità, come presidente del CNR. Ma il segnale che viene dato al paese e all'Università è gravissimo: abbiamo i vostri nomi e possiamo danneggiarvi nella vostra carriera come stiamo facendo con il più potente di voi. In questi giorni centinaia di docenti, ricercatori e precari della ricerca, oltre a migliaia di liberi cittadini stanno firmando due appelli (<http://www.historiamagistra.com/news.php> e <http://www.petitiononline.com/386864c0/petition.html>) . E', di fatto, una lista nera. Come accaduto in Senato per Maiani, come possiamo essere sicuri che domani non accadrà per un concorso universitario o per un posto pubblico?

Tratto dal Blog di Gennaro Carotenuto. Sintesi di Sigrid Marchiori


Trento, 25 gennaio 2008

giovedì 24 gennaio 2008

Attacco al Contratto Nazionale

Confindustria, Cisl e Uil sono contro «gli arcaismi e le rigidità» del contratto nazionale, che deve restare solo come «paracadute».

Firmato "il contratto" parte l'offensiva sulla riforma del modello contrattuale. Nella direzione, come spiega il ministro del Lavoro Cesare Damiano, di una triennalizzazione della durata dei contratti (oggi, secondo le regole del luglio '93, suddivisi in due bienni economici e in un quadriennio normativo), e degli incentivi alla contrattazione decentrata (che oggi riguarda circa il 10% delle imprese), strada già aperta dal disegno di legge che ha recepito il protocollo sul welfare.

«Abbiamo firmato l'accordo che dovevamo firmare», dice il presidente degli industriali, Luca di Montezemolo, «un accordo positivo solo se lo si guarda in un ottica tradizionale». «Per i dipendenti - continua Montezemolo - credo non si possa più continuare a ragionare con un rigido contratto nazionale che non tiene conto delle diversità geografiche e delle differenze tra le stesse imprese». «La chiusura della vertenza dei metalmeccanici è di per sè un fatto positivo - dice Emma Marcegaglia, candidata alla presidenza di Confindustria - ma non possiamo più andare avanti con assetti contrattuali vecchi che risalgono a 35 anni fa, serve un forte legame tra contratti e produttività».

Non è sola Confindustria nell'invocare una stagione di «modernizzazione, contro gli arcaismi di un contratto nazionale che ingessa». Cisl e Uil sono esattamente sulla stessa lunghezza d'onda, non ne hanno mai fatto mistero e ieri sono tornate a ribadirlo. E la "modernizzazione" di cui si parla consiste nello svuotamento progressivo del contratto nazionale che deve rimanere come «un paracadute», per dirla alla Marcegaglia, o come «salvaguardia minima», per usare le parole del presidente di Federmeccanica, Massimo Calearo.
«Sono d'accordo con Montezemolo - sono le parole del segretario generale Cisl, Raffaele Bonanni - Il modello di contrattazione è arcaico». «Il contratto nazionale è stato troppo sopravvalutato, ha una funzione importante perché deve servire esclusivamente a coprire i buchi determinati dall'inflazione. Questo e solo questo, non può essere usato per altri scopi perché altrimenti snerva». Stessa musica in casa Uil: «Concordo con Montezemolo che il sistema di contrattazione è arcaico, ma lui ha molte responsabilità nell'avere determinato questa situazione e nel non avere operato a sufficienza per cambiarlo».

Fosse per Confindustria, Cisl e Uil, insomma, il contratto nazionale sarebbe già stato messo in soffitta.
Restano comunque da rinnovare alcuni importanti contratti (pubblico impiego e commercio in primis). Ed era stato lo stesso ministro Damiano, nei giorni scorsi, a calendarizzare cinque tavoli di concertazione con le parti sociali, su pressione fiscale, modello contrattuale e produttività, rinnovi, prezzi e tariffe e sicurezza sul lavoro. I tavoli sarebbero dovuti partire dalla fine di gennaio, ma con gli avvicendamenti di ieri, e una maggioranza che non c'è più (dopo l'uscita di Mastella), nulla è certo.

Il contratto delle tute blu passerà ora al vaglio delle strutture di Fiom, Fim e Uilm, mentre domani si riunirà l'"assemblea dei 500", a cui partecipano dirigenti nazionali e delegati dai territori, per il via libera all'intesa. Successivamente partiranno anche le assemblee nei luoghi di lavoro, per presentare l'intesa raggiunta ai lavoratori, che saranno chiamati a validarla nel referendum.

Rete 28aprile – S.A.F.- Jesi 24 gennaio 2008

mercoledì 23 gennaio 2008

Filcams: Basta Morti sul lavoro

Il giorno 18/1/2008 alle ore 4, 2 operai portuali hanno perso la vita durante il loro lavoro a Venezia.
Il cordoglio, la rabbia per la lunga lista di infortuni mortali sul lavoro rafforzano la nostra convinzione che la sicurezza deve diventare la “vertenza nazionale”.
Nel preannunciare la convinta partecipazione allo sciopero generale della provincia di Venezia sui temi dell’occupazione e della sicurezza, proclamato per il 28 gennaio, il Comitato Direttivo della Filcams Nazionale si unisce al cordoglio per le famiglie degli operai deceduti e riconferma la propria adesione alle iniziative che la nostra Organizzazione sta producendo sul terreno della sicurezza.

Approvato all'unanimità

Roma, 18 gennaio 2008

martedì 22 gennaio 2008

Come ti tutelo il pensionato

Una vertenza come tante. Gente che perde casa, cosa volete che interessi... Eppure in questa storia del Fondo pensione degli ex dipendenti della Cassa di Risparmio di Trieste (una «cassa di risparmio», notate bene!), oggi entrata tra gli asset di Unicredit, c'è in nuce la svolta di inizio millennio, la finanziarizzazione dell'economia. Una volta i fondi pensione delle casse di risparmio avevano il nobile scopo di integrare i redditi dei dipendenti presenti, passati e futuri. Infatti investivano in immobili, dati quasi sempre in locazione ai dipendenti stessi ad affitto calmierato. Oppure a persone terze, per integrare le casse. Un modo per tamponare l'emergenza-casa, in una logica di welfare padronale - stile Adriano Olivetti, per fare un esempio classico - e per dimostrare come tra imprenditori e lavoratori ci potesse essere qualcosa di meglio della temuta «lotta di classe». Altri tempi.Nelle prossime settimane è attesa un'analoga iniziativa di «sfratto indiretto» dello stesso fondo pensione. In quel di Trieste, però. Dov'è presumibile siano molti gli inquilini ad aver avuto (o avere in questo momento) rapporti di lavoro con la Cassa di risparmio. La teoria economica in questo momento più sostenuta dagli editorialisti mainstream recita che i fondi pensione sono indispensabili per arrotondare gli assegni dei futuri pensionati, alle prese con la progressiva riduzione degli importi causati dall'introduzione del metodo contributivo. Vengono presentati, insomma, come una misura di difesa dei redditi presenti e futuri dei lavoratori.Le case di viale dei Colli Portuensi, invece, ci dimostrano - fatti alla mano - che la finanziarizzazione del welfare (persino di quello privato!) produce il risultato assolutamente opposto. Fino alla vertigine paradossale del Fondo pensione della Cassa di risparmio triestina che per «aumentare i rendimenti» vende le case e rovina la vita di quelli che dovrebbe in teoria tutelare. Attendiamo impazienti un editoriale del Corsera che spieghi anche a costoro i mirabolanti vantaggi dei fondi pensione privati.
Tommaso de Berlanga Il Manifesto 20 gennaio 2008

La metamorfosi

Leggendo la Repubblica di ieri ci siamo imbattuti in una dichiarazione importante che, nella sua brevità, ci conferma con assoluta certezza che la filosofia della centralità dell’impresa aveva fatto le sue vittime ancora negli anni 90. Purtroppo a pagarne il conto sono stati chiamati i giovani e i lavoratori.
Di seguito riportiamo la frase per intero.
“Io sono sempre stato un uomo di frontiera: anche da sindacalista non ho mai disconosciuto le ragioni delle imprese.”
Cesare Damiano, monistro del lavoro, la "Repubblica",21 gennaio 2008

lunedì 21 gennaio 2008

Cuffaro, Mastella e Soci

Per Cuffaro cinque anni e l’interdizione dai pubblici uffici sono motivo di grandi festeggiamenti e di grande solidarietà da parte di Casini che dalla terza rete (che tempo che fa) plaude alle mancate dimissioni di Cuffaro e attacca la magistratura senza che Fazio lo interrompa, controbatta, si ribelli. Niente di niente, un comizio preelettorale, un torrente di parole che preconfezionato ore prima arriva nelle case degli italiani dopo cena seminando menzogne e fandonie meglio di un imbonitore di paese. Il nucleare è necessario, gli inceneritori sono necessari spalleggiato da quanto sostenuto poco prima dal prof. Veronesi. Uno che chiede agli italiani di fare delle offerte per sostenere la ricerca sul cancro e poi supporta gli inceneritori ( che ormai è assodato producono il cancro) e chi li vuol costruire fa veramente incazzare. Credo che ormai la confusione regni sovrana e mentre il senatore Dini parla di emergenza democratica per il caso Mastella si registra il silenzio assordante del Presidente della Repubblica Napolitano che stranamente tace,come tace il presidente del Senato Marini e il presidente della Camera Bertinotti. Forse per paura che cada il Governo o per non disturbare i grandi manovratori. Il Presidente del Consiglio Prodi invece parla ma per dare il suo appoggio morale all’inquisito ceppalonico e alla moglie agli arresti domiciliari.
Una situazione morale e materiale che crea qualunquismo, disaffezione e confusione nella gente. Una deriva pericolosa le cui prime avvisaglie si avvertono nel mondo dell’informazione. Infatti, contrariamente a quanto annunciato, con tanto di comunicato ufficiale, dal programma Terra di Canale5, nella puntata di questa sera dedicata a Bettino Craxi, l’intervita di Travaglio sulle condanne e i soldi rubati dall'ex leader socialista non andrà in onda alla faccia del libero giornalismo e dell’indipendenza di queste reti Berlusconiane. Non si può parlare male degli amici del padrone.
Segnali pericolosi che non possono passare sotto silenzio.
Ezio Casagranda
Trento, 21 gennaio 2008

domenica 20 gennaio 2008

Salari, Declino e Etica

I salari dei lavoratori italiani sono i più bassi d’Europa (dopo di noi solo il Portogallo) e i contratti si chiudono con aumenti irrisori e inferiori anche al tasso di inflazione Istat (notoriamente inferiore a quello dell’Eurispe). Al tavolo contrattuale dei meccanici i padroni ci dicono chiaramente cosa intendono per produttività: 32 ore di lavoro in più ogni anno (due sabati de 2 par). Il sindacato confederale è tutto preso dalla semantica mentre anche il governatore della Banca di Italia Draghi ci manda a dire che la pressione fiscale sul lavoro si può ridurre solo se cala la spesa ed aumenta la produttività, cioè per qualche euro in busta paga di dovrà lavare di più e pagare di più i servizi (sanità, la scuola ecc.)
La Camera ha applaudito più volte Mastella mentre attaccava la magistratura, che poi si è dimesso insieme al suo partito e pretendendo piena e incondizionato solidarietà dal Governo o altrimenti sarà crisi.
Il presidente di una regione Sicilia viene condannato a 5 anni di reclusione per favoreggiamento alla mafia e non succede nulla. Rimane in carica senza che nessuno batta ciglio. Anzi Casini canta vittoria perché non è stato condannato anche per associazione mafiosa.
Il vaticano convoca per oggi una grande manifestazione politica per ribadire che, in barba ai vari concordati, la religione cattolica è religione di stato e deve essere base per la nuova costituzione materiale del paese. Quello che non è passato in Europa si vuole imporre in Italia con il beneplacito della destra e del nascente Pd. (fatte le dovute eccezioni) Una manifestazione (non dichiarata) contro la laicità dello Stato e la partecipazione dei politici segna un nuovo degrado di una classe politica mossa solo da interessi particolari (i voti dei cattolici) e sempre più lontana dal sentire dei cittadini e dalla vita quotidiana (fatta di etica e di sostanza) della gente.
Questa è una realtà di un paese in declino sociale e morale, dove nell’indifferenza delle forze politiche e dei media, la lista dei omicidi sul lavoro si allunga (uno anche ieri a Rimini), un sempre maggior numero di famiglie non arriva a fine mese, le leggi sul lavoro (che questo Governo si era impegnato a cancellare) hanno reso una intera generazione precaria e ai giovani è stato cancellato il futuro e ogni mattina chi esce di casa per andare al lavoro non sa se arriverà vivo alla sera.
Per questa politica quello che sembra contare è solo il potere: il servizio alla nazione e al cittadino sono solo un effetto collaterale, se possibile da rimuovere.
Alla sinistra rivolgo un appello: questa logica che tutto possiamo subire in nome della governabilità sta distruggendo l’Italia, i lavoratori e quello che rimane della sinistra. Dite basta e uscite da questa maggioranza “vaticanista, mastelliana e a direzione Fiat” prima che sia troppo tardi per voi ma soprattutto per noi lavoratori e semplici cittadini che viviamo del nostro lavoro. La fiducia non è illimitata.
Ezio Casagranda - Filcams Cgil del Trentino
Trento, 20 gennaio 2008

sabato 19 gennaio 2008

I diritti sono indisponibili

Forse sarà una coincidenza, ma debbo rilevare che ogni volta che la stampa riporta il fatto che la Filcams Cgil del Trentino solleva problemi e/o chiede, come in questo caso, chiarimenti ad una cooperativa subito un gruppo di dipendenti scrive al giornale per dire che tutto va bene “madama la Marchesa”.
Non vorrei che, come nei casi precedenti, alla fine i fatti poi diano ragione alla Filcams in quanto sono state accertate le violazioni contrattuali e di legge da noi denunciate.
Precisato questo, prendo atto della lettera, la quale, seppure indirettamente, ammette quanto da noi rilevato, e quindi non intendo controbattere sulla stampa alle affermazioni fatte dalle lavoratrici. Ritengo che la sede più opportuna sia l’assemblea sindacale che andremmo a convocare immediatamente dopo l’incontro con la Direzione della cooperativa Mimosa.
Ciò premesso richiamo alcune questioni sulle quali vale la pena riflettere:
L’aumento della precarizzazione del lavoro porta ad una situazione di sudditanza del lavoro che spesso rasenta la condivisione della scelta subita. Infatti, il lavoratore precario (vedi co.co.pro, a termine ecc.) non si trova davanti ad una libera scelta fra accettare quel lavoro o “essere assunto in provincia”, ma fra “accettare” le condizioni imposte dall’azienda, spesso pesanti e ai limiti delle norme, o rimanere disoccupato.
La stessa cosa vale per il lavoro nero e irregolare. Non è sufficiente che le parti (lavoratore ed azienda) siano d’accordo, perché tutto possa dirsi regolare. Infatti proprio perché il rapporto non è paritario fra azienda e lavoratore disoccupato, la legge e i contratti sono fatti per tutelare la parte più debole, cioè il lavoratore. E tutelare il lavoratore significa tutelare chi subisce una violazione dei suoi diritti anche se, è un solo lavoratore fra centinaia di dipendenti. Questa non è solo una scelta della Filcams Cgil del Trentino ma un preciso dettato Costituzionale.
Come Filcams Cgil del Trentino abbiamo richiesto anche un incontro con il Sindaco di Riva Molinari non solo per avere i necessari chiarimenti sul caso specifico ma per rivendicare una precisa scelta da parte di questa amministrazione in materia di appalti e di esternalizzazioni. Infatti, a generare situazioni di disagio e di violazioni delle norme contrattuali, che ripeto devono esser rispettate a prescindere dalla volontà soggettiva delle parti, è il meccanismo perverso delle esternalizzazione e degli appalti al massimo ribasso.
Appalti che nei comparti dei servizi, dove i costi prevalenti (oltre il 90%) è costituito dal personale il massimo ribasso significa mettere in discussione diritti fondamentali dei lavoratori occupati negli appalti. Per questo, insistiamo nel voler chiarire all'Amministrazione Comunale le pesanti conseguenza che i metodi del massimo ribasso hanno sul versante delle condizioni di quanti lavorano nell'appalto.
Alla luce di questo a noi pare scandaloso che il Consiglio comunale di Riva (del quale rispetto l’autonomia) abbia respinto un ordine del giorno, approvato in altri comuni come Trento, sulla necessità che nei capitolati di appalto siano inserite norme vincolanti sul contratto da applicare e sul rispetto degli stessi. Inoltre si vuole utilizzare l’incontro richiesto per ribadire al Sindaco che fra i suoi compiti, in qualità di ente appaltante, e la stessa cosa vale per il Palafiere, è quello di vigilare affinché i contratti in materia di orario di lavoro (max 10 ore al giorno e 48 settimanali) le normative (maggiorazioni contrattuali) e salariali siano puntualmente rispettate.
La Filcams in particolare sta lottando per superare la logica della riduzione dei costi e gli appalti al massimo ribasso, una delle condizioni indispensabili per tutelare al meglio i lavoratori anche dal punto di vista salariale. La seconda e quella di farli prendere consapevolezza delle loro condizioni di lavoratori precari e quindi soggetti alle pressioni, dirette e indirette, derivanti dall’attuale sistema degli appalti.

P la Filcams Cgil del Trentino
Ezio Casagranda
Trento 19 gennaio 2008

venerdì 18 gennaio 2008

Morti sul lavoro e sciopero generale

…. La lunga catena di morti sul lavoro non si arresta. Anche oggi, 4 lavoratori sono stati uccisi sul lavoro e non rientreranno alla loro casa di abitazione e non potranno riabbracciare i loro cari. Ulteriori 4 famiglie sono state colpite nei loro affetti più cari dalla mano omicida del profitto (assassinati dalle condizioni in cui erano costretti a lavorare).
“Non servono lacrime di coccodrillo. Bisogna combattere le condizioni di lavoro inaccettabili che producono fisiologicamente l'incidente. Non c'è più attenzione al lavoro delle persone" ha detto il ministro Ferrero. Sono d’accordo con Lui, quello che serve sono fatti concreti e non parole. Quindi il Governo assuma immediatamente una iniziativa forte: Cancellare la legge trenta con un decreto di urgenza. Sempre in relazione ai fatti, mi chiedo, a fronte di questo bollettino di guerra, a quanti morti dobbiamo arrivare prima che Cgil Cisl e Uil dichiarino lo sciopero generale contro questa catena di omicidi sul lavoro. E’ abbastanza avvilente leggere le sottigliezze semantiche usate agli esecutivi di Cgil Cisl e Uil nazionali sull’uso della parola sciopero (sembra una parola vietata) quando siamo davanti ad una situazione del mondo del lavoro, ormai giunta ai limiti della sopportazione, dove una famiglia su due non riesce a far quadrare il proprio bilancio e la catena di omicidi sul lavoro sembra inarrestabile. Una situazione assurda, paradossale e da terzo mondo, anzi sempre più simile a quella italiana di fine ottocento. Abbiamo il sindacato che discute di semantica sindacale, Governo e opposizione che sono impegnati a dare solidarietà a Mastella, il Parlamento che è indaffarato con la discussione sulla legge elettorale e la stampa è oberata dalle dichiarazioni dei sostenitori del Cardinal Ratzinger mentre il semplice cittadino si sente deluso, frastornato e anche un po’ preso in giro. Non voglio parlare di casta ma la forbice fra il mondo politici e quello reale si sta paurosamente allargando con le conseguenze che ognuno di noi può immaginare.

Ezio Casagranda

Trento, 18 gennaio 2008