martedì 29 gennaio 2008

Rispetto diritti umani dei Mapuche

La nostra Associazione di Promozione Sociale “EL PUERTO” www.associazioneelpuerto.com che ha come obiettivi promuovere diffondere le lotte per i Diritti umani delle comunità Indigene del Sud America voglio sensibilizzare, la opinione pubblica ,sulla persecuzione che sta subendo di parte del stato cileno la comunità Mapuche; lo sta dimostrare lo sciopero della fame che la, giovane comunera Patricia Troncoso fa di più di 100 giorni contro, il governo di Cile condannata con una legge antiterrorista del tempo della dittatura, chiedendo anche la smilitarizzazione delle comunità Mapuce.
Questo fatti non riguardano solo il Cile ma il Mondo dei Diritti umani e quindi la sua sconfitta è la sconfitta del genere umano, la sua lotta e la lotta di tutti. Il suo sciopero rappresenta gli abbandonati, i carcerati ingiustamente, i poveri, e le donne maltrattate, fino agli indigeni dimenticati e sottomessi.
Questi 100 giorni del sacrifici di questa donna siamo sicuri, saranno ricordati dalla generazione futura e ci chiediamo se sarà necessario che muoia perché qualcuno faccia qualcosa contro quelli che rubano la terre dei Mapuche’ come succede in altre parte dei Continente de SUDAMERICA( esempio il Genocidio delle comunità Toba Wichi e Mocovi del Chaco Argentino)

Lei stata condannata sulla base delle legge antiterrorista del Genocida Pinochet, tutto questo succede con lo spirito dei “conquistadores” spagnoli ed è coperto dal silenzio della opinione pubblica Mondiale. La più grave e che questo capita quando, come presidente del stato Cileno sta una donna Michelle Bachelet, per questo cade su de lei la ultima responsabilità giuridica e morale di questa dimostrazione di abuso di potere del stato Cileno, il altro aspetto di questa ripugnante tragedia e che Patricia, appartiene. Alla popolazione della etnia Mapuche che soffre il dispetto e la tipica repressione razzista da oltre 500 anni, dal tempo della invasione degli spagnoli e si ripete perché, non hanno potuto sterminali ne fisicamente ne mentalmente.

Oggi in Cile la repressione razzista a causato la morte dello studente della ingegneria agronomo MATIAS CATRILEO per mano dei carabinieri quando lui tentava di recuperare il territorio che appartengono da sempre a queste comunità. Vittima delle legge antiterrorista del dittatore Pinochet lo Sato Cileno reprime queste popolazione assassinando e processando i 400 Mapuche , incarcerandole torturandole .

Per questo la nostra Associazione di promozione sociale “El Puerto” invita alla la comunità Cilena, Trentina i lavorator, le organizzazioni Sindacale agli organi di competenze istituzionale a impegnarsi ogni uno ai fine di fare sentire il richiamo alle autorità del Governo de Chile chiedendo: Per la liberta dei presi politici Mapuche; La deroga della legge antiterrorista di Chile; La smilitarizzazione delle comunità; Fine della repressione in atto e denunciare al governo di Cile per non volere firmare o ratificare el Conventio 169 della OIt, che riconosce hai popoli Indigena essere, soggetti collettivi con pieni diritti e stabilisce le relazione di proprietà della loro terra , i territori e le risorse naturale .

La nostra proposte e la di inviare delle lettere alle rappresentanza diplomatica del governo de Chile sollecitandole il rispetto per la vita di Patricia Troncoso e la sua liberta immediata.

Omar Serra.
Presidente CDA Associazione promozione sociale “EL PUERTO”

Trento, 29 gennaio 2008

lunedì 28 gennaio 2008

Redditi da produzione e da finanza.

I salari sono fermi da 6 anni mentre i redditi da lavoro autonomo aumentano del 13% in termini reali. L’ultima delle tante riprove che in questi anni si è verificata una redistribuzione della ricchezza prodotta a danno dei lavoratori dipendenti. Il declino del Paese è anche dovuto a questa realtà che molti, anche a sinistra, negli ultimi due anni hanno fatto finta di non vedere questa realtà e cioè che l’Italia è diventata una repubblica fondata sulle rendite (finanziarie e non) a scapito dei lavoratori dipendenti.
L’economia finanziaria è favorita rispetto a quella produttiva, essendo le rendite finanziarie tassate al 12,5% e dunque con aliquota inferiore a quelle del lavoro (tra il 23% e il 33%) e dell’impresa (utili tassati al 33%). Mentre alle imprese si regalava l’intero cuneo fiscale pari a 5 punti, i contratti non venivano rinnovati, il salario dei lavoratori perdeva potere e i prezzi aumentavano in modo quasi esponenziale nulla si faceva per nei confronti delle rendite finanziarie, dalle azioni alle obbligazioni.
La crisi di governo ha sicuramente reso più precaria la condizione dei lavoratori dipendenti i quali saranno chiamati a pagarne il prezzo più alto in termini di perdita del potere di acquisto e di occupazione. In questa situazione mi sembra importante rilanciare la lotta su due questioni importanti: lotta alla precarietà attraverso il referendum per l’abrogazione della legge 30; sulla questione salariale lotta per una nuova scala mobile e per il salario di cittadinanza.
Naturalmente avendo come riferimento della nostra iniziativa la difesa dello Stato sociale in grado di garantire una scuola pubblica di qualità, una sanità efficiente e sicurezza per tutti a partire dai luoghi di lavoro.

domenica 27 gennaio 2008

La Cgil, i Contratti e la Crisi

Pubblichiamo questa lettera di Giorgio Cremaschi sulla situazione apertasi con la crisi di Governo.
Care compagne e cari compagni,
la crisi del governo Prodi apre una fase politica e sociale completamente diversa. Purtroppo questa crisi conferma tutti i nostri principali giudizi negativi sulla politica economica del governo e quelli sulla debolezza e gli errori dell’iniziativa sindacale confederale e, in particolare, della Cgil. E’ necessaria una nostra riflessione collettiva per approfondire tutta la portata di quanto è avvenuto. ….. Ma intanto sento necessario farvi avere queste mie schematiche considerazioni.
Dopo due anni di governo Prodi è molto probabile il ritorno al governo del centrodestra, senza che sia stata modificata davvero alcuna delle leggi o alcuno dei provvedimenti presi dal governo Berlusconi, che si ritroverà intatta tutta la legislazione sociale e istituzionale da lui varata. Nel frattempo questi due anni hanno accresciuto la sfiducia dei lavoratori e hanno creato un clima di depressione, mentre peggioravano brutalmente le condizioni di vita. Sul piano contrattuale, ci troveremo di fronte a una crescente offensiva contro il contratto nazionale, ai diritti e alle condizioni di lavoro, nel nome della flessibilità e della produttività, che, a questo punto, avrà a fianco a sé un governo di centrodestra. Potremo dire, in sintesi, che la politica del meno peggio, per paura del ritorno di Berlusconi, ha portato al peggio e al probabile ritorno di Berlusconi.
Si apre una fase diversa, nella quale tutto verrà messo in discussione e il sindacato confederale e la Cgil saranno messe di fronte alla scelta se piegarsi brutalmente a una linea aziendalista e corporativa o se riprendere il conflitto sociale. E’ difficile che la Cgil possa scegliere questa seconda via senza rivedere profondamente scelte, pratiche, strutture, gruppi dirigenti. Pur con le sue esigue forze la Rete28Aprila ha rappresentato in questi due anni un elemento di rigore e sincerità nella vita politica della Cgil; riteniamo quindi che sia il momento di dare maggior forza alla nostra Rete e di prepararci agli impegni duri e difficili che avremo di fronte. Per questo l’iniziativa della Rete nei prossimi giorni dovrà riprendere ovunque, riorganizzando partecipazione ed esperienze, verso l’assemblea nazionale che dovrà essere a, questo punto, un grande appuntamento per iniziare a costruire la risposta sociale, politica e contrattuale alla sconfitta del centrosinistra e della politica sindacale del governo amico. Mi sento in queste giornate di chiedere alle compagne e compagni il massimo di disponibilità e generosità, in vista dei tanti appuntamenti e impegni che avremo di fronte.
Cordiali saluti.

Giorgio Cremaschi -roma 25 gennaio 2008

venerdì 25 gennaio 2008

Laicità e libertà: il caso Maiani

Il Senato ha bloccato la nomina del fisico Luciano Maiani a presidente del CNR. La sua colpa? Aver firmato il documento sul papa.
Tempi duri per i laici, ma anche per milioni di cattolici onesti in Italia. Tempi così duri da evocare davvero il processo "onesto e giusto" contro Galileo Galilei. Così duri da evocare le liste di proscrizione dei regimi totalitari. Così duri da paventare che presto tra i requisiti per accedere alla docenza universitaria potrebbe essere necessario un giuramento di fedeltà a Benedetto XVI.
In un'Italia dove non si possono condannare i corrotti, dove mafiosi, inquinatori, evasori fiscali, arricchiti a spese del bene comune, politici corrotti e imbroglioni di ogni risma agiscono indisturbati, in questa babilonia di illegalità e di arroganza, sono finiti sul banco degli imputati un gruppo di scienziati. Il muovo nemico è il laico. Laico come alieno, laico come grillo parlante, come paria in uno stato che ha scelto una versione confessionalista della laicità.
Ma veniamo al caso specifico. Nella seduta del 16 gennaio della 7a commissione del Senato, al prestigioso fisico Luciano Maiani non è stata ratificata la nomina a presiedere il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) perché “colpevole” di essere tra i firmatari della famosa “lettera dei 67” del 20 novembre scorso, con la quale si riteneva inopportuno l'invito a Joseph Ratzinger per l'inaugurazione dell'anno accademico dell'Università di Roma La Sapienza.
Solo il 21 dicembre scorso, il fisico romano Luciano Maiani era stato nominato Presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche e, sulla base dei suoi titoli, tutti si erano dichiarati soddisfatti. Restava la ratifica del Senato, un proforma da tenersi ovviamente solo sulla base del curriculum scientifico dello studioso. Ma non è andata così: con un dibattito surreale in Senato la sua nomina non è stata ratificata ed è stata chiesta un'audizione del ministro Fabio Mussi. La colpa di Maiani è apertamente ammessa: ha firmato la “lettera dei 67” e quindi sarebbe incompatibile con l’incarico. Il dibattito in Commissione è simbolico dell'Italia di oggi e merita di essere riassunto.
Per il senatore di Forza Italia, Franco Asciutti, alla luce della posizione espressa contro il papa, Maiani sarebbe "incompatibile con un atteggiamento equilibrato e laico".
Prova a difenderlo Andrea Ranieri del PD, ma la pezza è peggiore del buco: “suvvia, Maiani è su posizioni moderate, ha firmato sì la lettera ma solo per il Rettore, non voleva diventasse pubblica”. Insomma, per Ranieri Maiani è colpevole, ma di peccato veniale. In generale, gli interventi del PD sono tutti improntati a prudenza e cerchiobottismo. Si rendono conto della pretestuosità, della gravità e della pericolosità come precedente, ma preferiscono restare nel mezzo, ribadire la loro condanna dei rei e alla fine far passare uno scandaloso rinvio.
Dopo Ranieri prende la parola Maria Agostina Pellegatta, Verde lombarda, che finalmente dice una cosa banalmente sensata: "siamo chiamati a giudicare i titoli di Maiani, non le sue opinioni".
Basta ciò per fare impazzire di rabbia l'italoforzuto Egidio Sterpa. E' il più noto tra i coinvolti, già ministro in quota PLI durante la prima repubblica, con una condanna in via definitiva per tangenti nel caso Enimont: "abbandono l'aula per protesta contro l'intolleranza". Amen.
Da lì, se mai ve n'era stato, si perde il lume della ragione. Luca Marconi dell'UDC teme addirittura che Maiani non sia in grado di assicurare la libertà d'espressione.
Ma è Giuseppe Valditara di AN che passa il segno: “Maiani deve chiarire la sua posizione per poter valutare se è compatibile con l'incarico”. Che "chiarire la sua posizione" riecheggi l'abiura chiesta a Galileo non può sfiorare Valditara. Parlano vari altri, ma alla fine la decisione è presa, il Senato della Repubblica non ratifica la nomina di Maiani e convoca il Ministro Mussi.
Questo è quanto è successo in Commissione. Luciano Maiani passerà, prima sotto le forche caudine, poi, a meno di incredibili novità, come presidente del CNR. Ma il segnale che viene dato al paese e all'Università è gravissimo: abbiamo i vostri nomi e possiamo danneggiarvi nella vostra carriera come stiamo facendo con il più potente di voi. In questi giorni centinaia di docenti, ricercatori e precari della ricerca, oltre a migliaia di liberi cittadini stanno firmando due appelli (<http://www.historiamagistra.com/news.php> e <http://www.petitiononline.com/386864c0/petition.html>) . E', di fatto, una lista nera. Come accaduto in Senato per Maiani, come possiamo essere sicuri che domani non accadrà per un concorso universitario o per un posto pubblico?

Tratto dal Blog di Gennaro Carotenuto. Sintesi di Sigrid Marchiori


Trento, 25 gennaio 2008

giovedì 24 gennaio 2008

Attacco al Contratto Nazionale

Confindustria, Cisl e Uil sono contro «gli arcaismi e le rigidità» del contratto nazionale, che deve restare solo come «paracadute».

Firmato "il contratto" parte l'offensiva sulla riforma del modello contrattuale. Nella direzione, come spiega il ministro del Lavoro Cesare Damiano, di una triennalizzazione della durata dei contratti (oggi, secondo le regole del luglio '93, suddivisi in due bienni economici e in un quadriennio normativo), e degli incentivi alla contrattazione decentrata (che oggi riguarda circa il 10% delle imprese), strada già aperta dal disegno di legge che ha recepito il protocollo sul welfare.

«Abbiamo firmato l'accordo che dovevamo firmare», dice il presidente degli industriali, Luca di Montezemolo, «un accordo positivo solo se lo si guarda in un ottica tradizionale». «Per i dipendenti - continua Montezemolo - credo non si possa più continuare a ragionare con un rigido contratto nazionale che non tiene conto delle diversità geografiche e delle differenze tra le stesse imprese». «La chiusura della vertenza dei metalmeccanici è di per sè un fatto positivo - dice Emma Marcegaglia, candidata alla presidenza di Confindustria - ma non possiamo più andare avanti con assetti contrattuali vecchi che risalgono a 35 anni fa, serve un forte legame tra contratti e produttività».

Non è sola Confindustria nell'invocare una stagione di «modernizzazione, contro gli arcaismi di un contratto nazionale che ingessa». Cisl e Uil sono esattamente sulla stessa lunghezza d'onda, non ne hanno mai fatto mistero e ieri sono tornate a ribadirlo. E la "modernizzazione" di cui si parla consiste nello svuotamento progressivo del contratto nazionale che deve rimanere come «un paracadute», per dirla alla Marcegaglia, o come «salvaguardia minima», per usare le parole del presidente di Federmeccanica, Massimo Calearo.
«Sono d'accordo con Montezemolo - sono le parole del segretario generale Cisl, Raffaele Bonanni - Il modello di contrattazione è arcaico». «Il contratto nazionale è stato troppo sopravvalutato, ha una funzione importante perché deve servire esclusivamente a coprire i buchi determinati dall'inflazione. Questo e solo questo, non può essere usato per altri scopi perché altrimenti snerva». Stessa musica in casa Uil: «Concordo con Montezemolo che il sistema di contrattazione è arcaico, ma lui ha molte responsabilità nell'avere determinato questa situazione e nel non avere operato a sufficienza per cambiarlo».

Fosse per Confindustria, Cisl e Uil, insomma, il contratto nazionale sarebbe già stato messo in soffitta.
Restano comunque da rinnovare alcuni importanti contratti (pubblico impiego e commercio in primis). Ed era stato lo stesso ministro Damiano, nei giorni scorsi, a calendarizzare cinque tavoli di concertazione con le parti sociali, su pressione fiscale, modello contrattuale e produttività, rinnovi, prezzi e tariffe e sicurezza sul lavoro. I tavoli sarebbero dovuti partire dalla fine di gennaio, ma con gli avvicendamenti di ieri, e una maggioranza che non c'è più (dopo l'uscita di Mastella), nulla è certo.

Il contratto delle tute blu passerà ora al vaglio delle strutture di Fiom, Fim e Uilm, mentre domani si riunirà l'"assemblea dei 500", a cui partecipano dirigenti nazionali e delegati dai territori, per il via libera all'intesa. Successivamente partiranno anche le assemblee nei luoghi di lavoro, per presentare l'intesa raggiunta ai lavoratori, che saranno chiamati a validarla nel referendum.

Rete 28aprile – S.A.F.- Jesi 24 gennaio 2008

mercoledì 23 gennaio 2008

Filcams: Basta Morti sul lavoro

Il giorno 18/1/2008 alle ore 4, 2 operai portuali hanno perso la vita durante il loro lavoro a Venezia.
Il cordoglio, la rabbia per la lunga lista di infortuni mortali sul lavoro rafforzano la nostra convinzione che la sicurezza deve diventare la “vertenza nazionale”.
Nel preannunciare la convinta partecipazione allo sciopero generale della provincia di Venezia sui temi dell’occupazione e della sicurezza, proclamato per il 28 gennaio, il Comitato Direttivo della Filcams Nazionale si unisce al cordoglio per le famiglie degli operai deceduti e riconferma la propria adesione alle iniziative che la nostra Organizzazione sta producendo sul terreno della sicurezza.

Approvato all'unanimità

Roma, 18 gennaio 2008

martedì 22 gennaio 2008

Come ti tutelo il pensionato

Una vertenza come tante. Gente che perde casa, cosa volete che interessi... Eppure in questa storia del Fondo pensione degli ex dipendenti della Cassa di Risparmio di Trieste (una «cassa di risparmio», notate bene!), oggi entrata tra gli asset di Unicredit, c'è in nuce la svolta di inizio millennio, la finanziarizzazione dell'economia. Una volta i fondi pensione delle casse di risparmio avevano il nobile scopo di integrare i redditi dei dipendenti presenti, passati e futuri. Infatti investivano in immobili, dati quasi sempre in locazione ai dipendenti stessi ad affitto calmierato. Oppure a persone terze, per integrare le casse. Un modo per tamponare l'emergenza-casa, in una logica di welfare padronale - stile Adriano Olivetti, per fare un esempio classico - e per dimostrare come tra imprenditori e lavoratori ci potesse essere qualcosa di meglio della temuta «lotta di classe». Altri tempi.Nelle prossime settimane è attesa un'analoga iniziativa di «sfratto indiretto» dello stesso fondo pensione. In quel di Trieste, però. Dov'è presumibile siano molti gli inquilini ad aver avuto (o avere in questo momento) rapporti di lavoro con la Cassa di risparmio. La teoria economica in questo momento più sostenuta dagli editorialisti mainstream recita che i fondi pensione sono indispensabili per arrotondare gli assegni dei futuri pensionati, alle prese con la progressiva riduzione degli importi causati dall'introduzione del metodo contributivo. Vengono presentati, insomma, come una misura di difesa dei redditi presenti e futuri dei lavoratori.Le case di viale dei Colli Portuensi, invece, ci dimostrano - fatti alla mano - che la finanziarizzazione del welfare (persino di quello privato!) produce il risultato assolutamente opposto. Fino alla vertigine paradossale del Fondo pensione della Cassa di risparmio triestina che per «aumentare i rendimenti» vende le case e rovina la vita di quelli che dovrebbe in teoria tutelare. Attendiamo impazienti un editoriale del Corsera che spieghi anche a costoro i mirabolanti vantaggi dei fondi pensione privati.
Tommaso de Berlanga Il Manifesto 20 gennaio 2008

La metamorfosi

Leggendo la Repubblica di ieri ci siamo imbattuti in una dichiarazione importante che, nella sua brevità, ci conferma con assoluta certezza che la filosofia della centralità dell’impresa aveva fatto le sue vittime ancora negli anni 90. Purtroppo a pagarne il conto sono stati chiamati i giovani e i lavoratori.
Di seguito riportiamo la frase per intero.
“Io sono sempre stato un uomo di frontiera: anche da sindacalista non ho mai disconosciuto le ragioni delle imprese.”
Cesare Damiano, monistro del lavoro, la "Repubblica",21 gennaio 2008

lunedì 21 gennaio 2008

Cuffaro, Mastella e Soci

Per Cuffaro cinque anni e l’interdizione dai pubblici uffici sono motivo di grandi festeggiamenti e di grande solidarietà da parte di Casini che dalla terza rete (che tempo che fa) plaude alle mancate dimissioni di Cuffaro e attacca la magistratura senza che Fazio lo interrompa, controbatta, si ribelli. Niente di niente, un comizio preelettorale, un torrente di parole che preconfezionato ore prima arriva nelle case degli italiani dopo cena seminando menzogne e fandonie meglio di un imbonitore di paese. Il nucleare è necessario, gli inceneritori sono necessari spalleggiato da quanto sostenuto poco prima dal prof. Veronesi. Uno che chiede agli italiani di fare delle offerte per sostenere la ricerca sul cancro e poi supporta gli inceneritori ( che ormai è assodato producono il cancro) e chi li vuol costruire fa veramente incazzare. Credo che ormai la confusione regni sovrana e mentre il senatore Dini parla di emergenza democratica per il caso Mastella si registra il silenzio assordante del Presidente della Repubblica Napolitano che stranamente tace,come tace il presidente del Senato Marini e il presidente della Camera Bertinotti. Forse per paura che cada il Governo o per non disturbare i grandi manovratori. Il Presidente del Consiglio Prodi invece parla ma per dare il suo appoggio morale all’inquisito ceppalonico e alla moglie agli arresti domiciliari.
Una situazione morale e materiale che crea qualunquismo, disaffezione e confusione nella gente. Una deriva pericolosa le cui prime avvisaglie si avvertono nel mondo dell’informazione. Infatti, contrariamente a quanto annunciato, con tanto di comunicato ufficiale, dal programma Terra di Canale5, nella puntata di questa sera dedicata a Bettino Craxi, l’intervita di Travaglio sulle condanne e i soldi rubati dall'ex leader socialista non andrà in onda alla faccia del libero giornalismo e dell’indipendenza di queste reti Berlusconiane. Non si può parlare male degli amici del padrone.
Segnali pericolosi che non possono passare sotto silenzio.
Ezio Casagranda
Trento, 21 gennaio 2008

domenica 20 gennaio 2008

Salari, Declino e Etica

I salari dei lavoratori italiani sono i più bassi d’Europa (dopo di noi solo il Portogallo) e i contratti si chiudono con aumenti irrisori e inferiori anche al tasso di inflazione Istat (notoriamente inferiore a quello dell’Eurispe). Al tavolo contrattuale dei meccanici i padroni ci dicono chiaramente cosa intendono per produttività: 32 ore di lavoro in più ogni anno (due sabati de 2 par). Il sindacato confederale è tutto preso dalla semantica mentre anche il governatore della Banca di Italia Draghi ci manda a dire che la pressione fiscale sul lavoro si può ridurre solo se cala la spesa ed aumenta la produttività, cioè per qualche euro in busta paga di dovrà lavare di più e pagare di più i servizi (sanità, la scuola ecc.)
La Camera ha applaudito più volte Mastella mentre attaccava la magistratura, che poi si è dimesso insieme al suo partito e pretendendo piena e incondizionato solidarietà dal Governo o altrimenti sarà crisi.
Il presidente di una regione Sicilia viene condannato a 5 anni di reclusione per favoreggiamento alla mafia e non succede nulla. Rimane in carica senza che nessuno batta ciglio. Anzi Casini canta vittoria perché non è stato condannato anche per associazione mafiosa.
Il vaticano convoca per oggi una grande manifestazione politica per ribadire che, in barba ai vari concordati, la religione cattolica è religione di stato e deve essere base per la nuova costituzione materiale del paese. Quello che non è passato in Europa si vuole imporre in Italia con il beneplacito della destra e del nascente Pd. (fatte le dovute eccezioni) Una manifestazione (non dichiarata) contro la laicità dello Stato e la partecipazione dei politici segna un nuovo degrado di una classe politica mossa solo da interessi particolari (i voti dei cattolici) e sempre più lontana dal sentire dei cittadini e dalla vita quotidiana (fatta di etica e di sostanza) della gente.
Questa è una realtà di un paese in declino sociale e morale, dove nell’indifferenza delle forze politiche e dei media, la lista dei omicidi sul lavoro si allunga (uno anche ieri a Rimini), un sempre maggior numero di famiglie non arriva a fine mese, le leggi sul lavoro (che questo Governo si era impegnato a cancellare) hanno reso una intera generazione precaria e ai giovani è stato cancellato il futuro e ogni mattina chi esce di casa per andare al lavoro non sa se arriverà vivo alla sera.
Per questa politica quello che sembra contare è solo il potere: il servizio alla nazione e al cittadino sono solo un effetto collaterale, se possibile da rimuovere.
Alla sinistra rivolgo un appello: questa logica che tutto possiamo subire in nome della governabilità sta distruggendo l’Italia, i lavoratori e quello che rimane della sinistra. Dite basta e uscite da questa maggioranza “vaticanista, mastelliana e a direzione Fiat” prima che sia troppo tardi per voi ma soprattutto per noi lavoratori e semplici cittadini che viviamo del nostro lavoro. La fiducia non è illimitata.
Ezio Casagranda - Filcams Cgil del Trentino
Trento, 20 gennaio 2008

sabato 19 gennaio 2008

I diritti sono indisponibili

Forse sarà una coincidenza, ma debbo rilevare che ogni volta che la stampa riporta il fatto che la Filcams Cgil del Trentino solleva problemi e/o chiede, come in questo caso, chiarimenti ad una cooperativa subito un gruppo di dipendenti scrive al giornale per dire che tutto va bene “madama la Marchesa”.
Non vorrei che, come nei casi precedenti, alla fine i fatti poi diano ragione alla Filcams in quanto sono state accertate le violazioni contrattuali e di legge da noi denunciate.
Precisato questo, prendo atto della lettera, la quale, seppure indirettamente, ammette quanto da noi rilevato, e quindi non intendo controbattere sulla stampa alle affermazioni fatte dalle lavoratrici. Ritengo che la sede più opportuna sia l’assemblea sindacale che andremmo a convocare immediatamente dopo l’incontro con la Direzione della cooperativa Mimosa.
Ciò premesso richiamo alcune questioni sulle quali vale la pena riflettere:
L’aumento della precarizzazione del lavoro porta ad una situazione di sudditanza del lavoro che spesso rasenta la condivisione della scelta subita. Infatti, il lavoratore precario (vedi co.co.pro, a termine ecc.) non si trova davanti ad una libera scelta fra accettare quel lavoro o “essere assunto in provincia”, ma fra “accettare” le condizioni imposte dall’azienda, spesso pesanti e ai limiti delle norme, o rimanere disoccupato.
La stessa cosa vale per il lavoro nero e irregolare. Non è sufficiente che le parti (lavoratore ed azienda) siano d’accordo, perché tutto possa dirsi regolare. Infatti proprio perché il rapporto non è paritario fra azienda e lavoratore disoccupato, la legge e i contratti sono fatti per tutelare la parte più debole, cioè il lavoratore. E tutelare il lavoratore significa tutelare chi subisce una violazione dei suoi diritti anche se, è un solo lavoratore fra centinaia di dipendenti. Questa non è solo una scelta della Filcams Cgil del Trentino ma un preciso dettato Costituzionale.
Come Filcams Cgil del Trentino abbiamo richiesto anche un incontro con il Sindaco di Riva Molinari non solo per avere i necessari chiarimenti sul caso specifico ma per rivendicare una precisa scelta da parte di questa amministrazione in materia di appalti e di esternalizzazioni. Infatti, a generare situazioni di disagio e di violazioni delle norme contrattuali, che ripeto devono esser rispettate a prescindere dalla volontà soggettiva delle parti, è il meccanismo perverso delle esternalizzazione e degli appalti al massimo ribasso.
Appalti che nei comparti dei servizi, dove i costi prevalenti (oltre il 90%) è costituito dal personale il massimo ribasso significa mettere in discussione diritti fondamentali dei lavoratori occupati negli appalti. Per questo, insistiamo nel voler chiarire all'Amministrazione Comunale le pesanti conseguenza che i metodi del massimo ribasso hanno sul versante delle condizioni di quanti lavorano nell'appalto.
Alla luce di questo a noi pare scandaloso che il Consiglio comunale di Riva (del quale rispetto l’autonomia) abbia respinto un ordine del giorno, approvato in altri comuni come Trento, sulla necessità che nei capitolati di appalto siano inserite norme vincolanti sul contratto da applicare e sul rispetto degli stessi. Inoltre si vuole utilizzare l’incontro richiesto per ribadire al Sindaco che fra i suoi compiti, in qualità di ente appaltante, e la stessa cosa vale per il Palafiere, è quello di vigilare affinché i contratti in materia di orario di lavoro (max 10 ore al giorno e 48 settimanali) le normative (maggiorazioni contrattuali) e salariali siano puntualmente rispettate.
La Filcams in particolare sta lottando per superare la logica della riduzione dei costi e gli appalti al massimo ribasso, una delle condizioni indispensabili per tutelare al meglio i lavoratori anche dal punto di vista salariale. La seconda e quella di farli prendere consapevolezza delle loro condizioni di lavoratori precari e quindi soggetti alle pressioni, dirette e indirette, derivanti dall’attuale sistema degli appalti.

P la Filcams Cgil del Trentino
Ezio Casagranda
Trento 19 gennaio 2008

venerdì 18 gennaio 2008

Morti sul lavoro e sciopero generale

…. La lunga catena di morti sul lavoro non si arresta. Anche oggi, 4 lavoratori sono stati uccisi sul lavoro e non rientreranno alla loro casa di abitazione e non potranno riabbracciare i loro cari. Ulteriori 4 famiglie sono state colpite nei loro affetti più cari dalla mano omicida del profitto (assassinati dalle condizioni in cui erano costretti a lavorare).
“Non servono lacrime di coccodrillo. Bisogna combattere le condizioni di lavoro inaccettabili che producono fisiologicamente l'incidente. Non c'è più attenzione al lavoro delle persone" ha detto il ministro Ferrero. Sono d’accordo con Lui, quello che serve sono fatti concreti e non parole. Quindi il Governo assuma immediatamente una iniziativa forte: Cancellare la legge trenta con un decreto di urgenza. Sempre in relazione ai fatti, mi chiedo, a fronte di questo bollettino di guerra, a quanti morti dobbiamo arrivare prima che Cgil Cisl e Uil dichiarino lo sciopero generale contro questa catena di omicidi sul lavoro. E’ abbastanza avvilente leggere le sottigliezze semantiche usate agli esecutivi di Cgil Cisl e Uil nazionali sull’uso della parola sciopero (sembra una parola vietata) quando siamo davanti ad una situazione del mondo del lavoro, ormai giunta ai limiti della sopportazione, dove una famiglia su due non riesce a far quadrare il proprio bilancio e la catena di omicidi sul lavoro sembra inarrestabile. Una situazione assurda, paradossale e da terzo mondo, anzi sempre più simile a quella italiana di fine ottocento. Abbiamo il sindacato che discute di semantica sindacale, Governo e opposizione che sono impegnati a dare solidarietà a Mastella, il Parlamento che è indaffarato con la discussione sulla legge elettorale e la stampa è oberata dalle dichiarazioni dei sostenitori del Cardinal Ratzinger mentre il semplice cittadino si sente deluso, frastornato e anche un po’ preso in giro. Non voglio parlare di casta ma la forbice fra il mondo politici e quello reale si sta paurosamente allargando con le conseguenze che ognuno di noi può immaginare.

Ezio Casagranda

Trento, 18 gennaio 2008

La vera faccia delle Coop

DAL CONTRATTO BIDONE AL CONTRATTO VERGOGNA!
A distanza di due anni dalla sua scadenza e dopo 18 mesi dalla presentazione della piattaforma rivendicativa, il 17 dicembre le OO.SS di categoria hanno firmato l’ipotesi di accordo per il rinnovo del Contratto Integrativo Aziendale di Coop Adriatica area Emilia che riguarda più di 4000 mila lavoratori/trici sparsi nel territorio bolognese. Ipotesi di accordo che nelle battute finali della trattativa non ha visto il reale coinvolgimento della Rsu aziendale e che è stata raggiunta senza neanche un minuto di sciopero.
Ma veniamo al merito dell’ipotesi di accordo
Si accetta, di fatto, un doppio regime salariale e normativo per i neo-assunti (per lo più giovani) in punti vendite di nuova apertura con l’introduzione di un Salario d’ingresso per i primi 48 mesi che prevede l’erogazione da subito del salario variabile (che appunto è variabile) e la non erogazione del premio integrativo aziendale (che è fisso). Come se non bastasse, dopo 4 anni, a questi lavoratori non verrà erogato da subito e per intero il premio aziendale ma verrà consolidato progressivamente. Il tutto peggiorando la stessa normativa già in essere che prevede per i neo-assunti un salario d’ingresso di 36 mesi.
Per quanto riguarda gli aspetti normativi l’accordo prevede il non riconoscimento del diritto alla pausa retribuita, della maggiorazione del 135% per il lavoro domenicale e le 24 ore di permessi retribuiti. Inoltre per gli assunti a full-time è previsto un aumento dell’orario di lavoro da 37 a 38 ore a parità di salario!
Si accetta quindi il principio che possano esistere lavoratori di serie A (quelli già assunti full-time e a tempo indeterminato) lavoratori di serie B (part-time, contratti a termine, apprendisti ecc.) e lavoratori di serie C (i neo-assunti nei nuovi punti vendita).
Per finire viene introdotto in via “sperimentale” un premio economico ai lavoratori/trici che faranno meno assenze per malattia!!!
Tutto questo in cambio di cosa? sviluppo dell’occupazione
- 300 assunzioni a tempo indeterminato/apprendistato (e quindi anche con contratti precari) in quattro anni e cioè la bellezza di 75 ogni anno! Per non parlare del fatto che la stragrande maggioranza di queste assunzioni saranno con contratti part-time. 70 trasformazioni da parttime a full-time sempre in quattro anni (e cioè la bellezza di 18 all’anno!!!) a fronte di una graduatoria sostanzialmente ferma da parecchi anni composta da alcune centinaia di lavoratrici/tori.
Contratti a termine
- La percentuale di utilizzo dei contratti a termine rimane sostanzialmente invariata rispetto al contratto precedente visto che nei periodi da 1/11 a 15/1 e ultima settimana di maggio al 30/9 di ogni anno sarà del 18% per singolo IPMK e 13% nel complesso rete SMK+SEDE. Altro che riduzione del precariato!
Buoni pasto
- aumento del buono pasto da €3 a €3,50.
Dopo un anno e mezzo di trattativa invece di discutere della piattaforma sindacale si è accettato di discutere solo ed esclusivamente della contro piattaforma aziendale che, con questo accordo, viene accettata nella sua filosofia di fondo.
Come rete28aprile diamo un giudizio estremamente negativo sull'ipotesi d’accordo ed invitiamo da subito i lavoratori e le lavoratrici a votare no al referendum che si terrà a gennaio.
Pensiamo poi che i contenuti dell’accordo, non solo siano incompatibili con il documento politico dell’ultimo congresso della cgil, ma anche con i suoi stessi principi fondativi.
Chiediamo quindi ai rappresentanti della filcams-cgil di ritirare la firma da quell’accordo.

La rete 28aprile
Trento, 18 gennaio 2008

giovedì 17 gennaio 2008

Quale pensione nel nostro fututo?

L' Ecofin (consiglio di economia e finanza) ossia l'insieme dei ministri dell'economia e delle finanze dei 27 stati membri dell' Unione Europea, tramite una ricerca da loro intrapresa si è resa conto che oggi in Europa il lavoratore attivo non conosce quanto prenderà di pensione nel momento in cui riuscirà ad andarci.
Da questa ricerca è emerso che non ne è a conoscenza il 65% degli Olandesi, l'83% dei francesi, che i Britannici ne hanno una vaga idea e noi come altri paesi non stiamo meglio ad informazione. D'altronde più aumenta la parte integrativa e meno si saprà sul risultato finale. Tale incertezza è in pari con un’altra realtà: la tendenza generale a spostare sempre più la responsabilità dei contributi a fini pensionistici dall’ amministrazione pubblica e dalle imprese alle famiglie, facendo ricadere su queste ultime rischi nuovi ed aggiuntivi: i rischi di mercato, quali la fluttuazione dei tassi di interessi, dei valori di borsa e dei rischi di credito.
In un recente documento sulle conseguenze dell' invecchiamento della popolazione sui mercati, gli sherpa dell' Ecofin lanciano un grido d allarme. I nuovi rischi si aggiungono a quelli classici: perdita posto di lavoro, divorzio, scomparsa di un congiunto produttore di reddito, una maggiore .:. spesa sanitaria futura i cui costi dice l' Ecofin "nessuno può prevedere".
Se e come le famiglie saranno in grado di fronteggiarli dipenderà dalla natura dei piani pensionistici, privati e dalla distribuzione del rischio tra sponsor dei piani pensionistici aziendali, istituzioni finanziarie e famiglie.
Ma i lavoratori non sono preparati, le famiglie non'sono pienamente consapevoli dell' ampiezza della riduzione del reddito da pensionati, sole di fronte ad offerte di mercato complesse e non capite, con una ridotta ripartizione dei rischi con altri (demutualizzazione), inoltre le stesse non riescono a definire il loro fabbisogno di prodotti di risparmio aggiuntivi o complementari.
Questo è il quadro che ci si presenta nel prossimo futuro, nessuna sicurezza data appunto dai rischi di mercato in cui i nostri fondi pensione sono investiti.
Un esempio: quali e quanti, e in che proporzione fanno parte i derivati nei nostri fondi pensione?
Piccola parentesi, i DERIVATI o SWAP si chiamano così perché derivano il loro valore da variabili esterne.
Sono operazioni che di solito si costruiscono su un debito, sul debito si pagano gli interessi, che possono aumentare a seconda di come vanno i mercati. E allora la banca di solito ti propone un’assicurazione. Questa assicurazione invece di tutelarti dai rischi te ne rifila altri. I derivati semplici assicurano contro il rischio di rialzo dei tassi, quelli strutturati in versione speculativa trasferiscono il rischio sul cliente ignaro e generano rapidi profitti alle banche.
Poi ci sono i derivati che hanno fatto in questi anni province/comuni/regioni che oltre a coprirli dai rischi del rialzo dei tassi e fargli avere disponibilità di liquidi subito, possono spostare il debito in là negli anni. Ma negli anni non si sa quanto si dovrà pagare perché il valore di mercato di questi derivati in gergo MARK o MARKET, cambia tutti i giorni.
Inoltre nel momento in cui ai lavoratori più preconizzati gli si prospetta questo futuro di incognita pensionistica ai nostri politici tutto questo non accade, non hanno minimamente pensato di legarsi neppure una parte esigua come le loro seconde pensioni (chiamate vitalizi) a fattori di mercato, quali sono le pensioni integrative. Ci sarà un motivo?
Quando nel lontano 2000 ho aderito a questo fondo le cose mi si prospettavano diverse, ho creduto ingenuamente che servisse a migliorare il mio futuro e mai mi sarei aspettata che me lo avrebbero peggiorato. Mi fa ancora più male sapere di esserci arrivata fidandomi di un' organizzazione sindacale che avrebbe dovuto tutelarmi da tutto questo mentre scopro pure che una volta entrata in questo meccanismo (ossia quello delle pensioni integrative ) di fatto non ne posso più uscire.
lo che non ho mai investito in borsa perché ho sempre creduto che ha guadagnarci fossero solo alcuni grandi investitori che usano i risparmi delle masse per foraggiare i loro guadagni, mi trovo ora a giocare alla roulette sulla mia pensione che ritengo sia una del mio futuro..
La stessa che prima di questa riforma mi avrebbe consentito di avere una vecchiaia dignitosa ora la mette in discussione, mi si chiede anche di diventare un' operatore finanziario così da assolvere da ogni rischio di responsabilità futura i responsabili dei fondi pagati lautamente. Di recente mi è inoltre stato spiegato che, con una retribuzione netta di 1.000 euro al mese, se verso per 35 anni tutto il mio TFR, la quota aziendale e la mia quota al fondo, e se le borse non subiranno ribassi, avrò diritto ad una pensione integrativa di circa 100 euro al mese!
lo chiedo solo che chi ne faccia richiesta possa uscire da questo girone dell'inferno!

Tenuta Swetlana - Direttivi del 17 gennaio 2008

Trento, 17 gennaio 2008


mercoledì 16 gennaio 2008

Vaticano, stampa e Lavoro

I metalmeccanici sono costretti a nuovi scioperi per contrastare l’arroganza del padronato che pretende mano libera sul posto di lavoro rivendicando una sorta di extraterritorialità in cui il lavoro non può avere ne diritti ne voce. Oltre 6 milioni di lavoratori attendono e scioperano da mesi (il commercio da oltre 1 anno) il rinnovo del loro contratto di lavoro e nei Tg nazionali ieri e sulla carta stampata oggi si parla solo della mancata vista del papa alla Sapienza di Roma.
Questo modo di fare giornalismo è un vero scandalo: Ancora una volta la vera libertà di stampa e di pensiero viene cancellata dai poteri forti e da una stampa succube di una sindrome di reverenza verso il Vaticano. Studenti e professori sono accusati di essere poco democratici e di aver minato la laicità dello stato (intesa come diritto del Vaticano di interferire sulle faccende di casa nostra). Secondo questa stampa sono stati minati i diritti della libertà e del libero pensiero. Il risultato di questa situazione (definirla assurda è un eufemismo) è che il lavoro viene oscurato dai media, altro che offesa alla laicità e alla libertà di stampa. I grandi padroni dei media sono pronti ad inchinarsi ad un capo di stato straniero e con lo stesso tempismo a dimenticare che il nostro sistema industriale uccide oltre 1400 lavoratori all’anno.
Infatti, nessuno dice più nulla sulla legge Maroni (legge 30) che ha allineato la politica del lavoro dell'Italia a quelle del più arretrate d0Europa e non solo dell’Europa, quinto mondo e nessuno osa dire che la mancanza di sicurezza alla ThyssenKrupp ( e non solo) è figlia della legge Maroni. Gli operai sopravvissuti hanno dichiarato che non si poteva protestare per i turni interminabili o per gli estintori vuoti. Chi è assunto a tempo determinato se protesta è lasciato a casa. E chi ha una famiglia non se lo può permettere.
Deve presumere che sulla stampa nazionale gli schiavi moderni o sono invisibili o non hanno diritto di esistere in quanto la loro presenza turba i grandi manipolatori della realtà e quanti stanno lavorando per uno stato confessionale.
Questo è il vero pericolo che incombe sull’Italia.

lunedì 14 gennaio 2008

Bamboccioni o supersfruttati

Quella che segue è la lettera di assunzione fatta ad un giovani di 20 anni da un’azienda artigiana nel nostro ricco Trentino.A seguito degli accordi intercorsi abbiamo il piacere di comunicarLe con la presente la Sua assunzione… La durata del suo contratto di apprendistato è di 60 mesi. …
Il relativo trattamento economico e normativo sarà proporzionato all'entità della prestazione lavorativa e regolato dal CCNL degli artigiani metalmeccanici.In particolare la sua paga base sarà di 1,78979 €, contingenza 1,63064 €, PPCP 0,24629 €, EDR 0,03284 €, per un totale lordo orario di 3,69 €. Il suo orario di lavoro di 40 ore settimanali ….
Un contratto come tanti che non figura fra i lavoratori precari ma che nella sostanza comporta una paga mensile di 638,37 euro mensili per 13 mensilità.L’articolo 36 della Costituzione recita che “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa ….”
Purtroppo questa non è un eccezione ma la regola in tanti lavori specialmente nei servizi e nelle esternalizzazioni dove il fattore lavoro subisce un doppio sfruttamento. Il fatto che il contratto di appalto (o apprendistato) scade e quindi rischi di perdere il lavoro o se va bene ti viene decurtato l’orario settimanale e quindi la paga e dal punto di vista delle retribuzioni che sono sotto ai minimi di sopravivenza.
Ora, a livello nazionale si sta discutendo dei bassi salari e di collegare gli aumenti alla produttività ma non si discute del fatto che in molti settori, artigianato, servizi alla persona esternalizzazioni, i salari sono talmente bassi che sfido chiunque a dire che viene rispettata la Costituzione in materia di retribuzione equa e dignitosa.
Una prima questione riguarda il fatto che l’attuale contrattazione non garantisce nemmeno il rispetto della Costituzione e quindi ora più che mai serve un meccanismo automatico (la scala mobile) come strumento di legge atto garantire il rispetto dell’articolo 36 della Costituzione e quindi dare anche a questi lavoratori un retribuzione equa e dignitosa.
Caro Ministro Padoa Schioppa tu che parli tanto di bamboccioni, ti chiedo cosa deve fare un giovane di 20 anni al quale viene offerto un simile contratto di lavoro?
Ezio Casagranda - Filcams Cgil del Trentino
Trento, 14 gennaio 2008

giovedì 10 gennaio 2008

Se 100 euro vi sembran tanti

Con un pacchetto di proposte che vanno dalle detrazioni Irpef da lavoro dipendente, alle detrazioni per i figli, intervento per sterilizzare gli aumenti di benzina e riscaldamento. Il tutto per uno sforzo finanziario valutabile intorno agli 8 miliardi di euro che il governo si sta impegnando a recuperare considerando l'extragettito del 2008 e con l'introduzione dell'aliquota unica del 20 per cento sulle rendite finanziarie. Naturalmente queste proposte devono fare i conti con le compatibilità finanziarie complessive. Insomma i conti vanno fatti con Padoa-Schioppa.
Sul Giornale “la repubblica” di ieri si poteva leggere testualmente che sulla questione della detassazione degli aumenti contrattuali ci sono “due scuole di pensiero: Rifondazione e in parte la Uil vorrebbero detassare il contratto nazionale slegando di fatto gli aumenti dalla produttività; Cgil e Cisl invece, con la sponda del governo, vorrebbero favorire con incentivi la contrattazione aziendale dove conta la produttività …. qualche problema potrebbe venire da Rifondazione che ieri con Ferrero ha chiesto un aumento di 100 euro mensili in busta paga, misura che costerebbe circa 18 miliardi. Evitiamo la politica del "più uno", replicano dalla Cgil con Marigia Maulucci.”
Affermazioni, quelle della Maulucci, che se rispondenti al vero, oltre a farmi venire la pelle d’oca mi appaiono estremamente pericolose oltre che preoccupanti in bocca ad una sindacalista per alcuni elementari motivi.
Il primo riguarda l’autonomia sindacale: non compete al sindacato prendere le difese delle posizioni di una parte del Governo contro un’altra parte.
La seconda riguarda il merito: come si fa a sostenere che rimettere in busta paga 100 euro al mese ai lavoratori è fare il “più uno” quando il costo di questa operazione (costo complessivo 18 miliardi) è pari ad un terzo di quanto è stato stanziato per le spese militari nelle ultime due finanziarie? Soldi che servono non al rilancio dell’economia ma a produrre strumenti di guerra e di morte che producono miseria fame e disperazione nelle popolazioni colpite dalla guerra o dal fuoco amico e dalla cosiddetta “contingente necessità” .
Come fa una sindacalista a sostenere che i soldi per restituire il maltolto ai lavoratori è demagogia (fare il +1) mentre nessuna parola viene spesa per criticare l’aumento delle spese militari (+24%) in due anni.
Per questo invito la Maulucci a provare, come ha fatto l’imprenditore di Modena) a vivere con 950 euro al mese e poi vediamo se giudica ancora un aumento di 100 euro mensile demagogico o indispensabile per dare una boccata di ossigeno ai salari.
Infine, non capisco la posizione della Cgil sulla sua contrarietà alla detassazione degli aumenti derivanti dal CCNL.. A quanto mi risulta il nostro ultimo congresso ha ribadito la centralità del contratto nazionale come strumento per l’aumento del potere di acquisto delle retribuzioni. Ma forse mi sono perso qualche passaggio nella lunga corsa, avviata con l’accordo sul welfare, della Cgil verso la filosofia della Cisl in nome di una unità che non c’è.
A questo punto mi chiedo a cosa serve una conferenza di organizzazione se poi ci accodiamo alla Cisl senza batter ciglio?

Ezio Casagranda - Filcams Cgil del Trentino

Trento, 10 gennaio 2008

mercoledì 9 gennaio 2008

Salari e sfruttamento

Ieri si è aperto il confronto tra il Governo e i sindacati sulla cosiddetta questione salariale in una situazione in cui l’inflazione viaggia al 3 per cento e la pressione fiscale continua ad aumentare, e grava soprattutto su chi è tassato alla fonte. Nonostante le reiterate promesse, da anni il drenaggio fiscale (l’aumento delle aliquote anche a parità di reddito reale, per effetto dell’inflazione) non è stato restituito alle famiglie. L’accordo del 1993 e la precarizzazione del lavoro hanno generato una riduzione dei salari che stando all’ultimo rapporto Istat hanno perso oltre 10% del potere di acquisto rispetto al 1995. Se poi togliamo le perdite derivanti dal drenaggio operato dal fisco la perdita di aggira attorno al 12-13%. La precarietà costringe i giovani a “mendicare” un posto di lavoro ingenerando una rincorsa al ribasso dei salari. Se poi sia aggiunge che per i precari il costo del lavoro è avvenuto principalmente attraverso il taglio ai contributi previdenziali corriamo il rischio di avere una intera generazione di persone che attualmente vivono in condizioni di precarietà, con un salario bassissimo e da pensionati faranno la fame.
Per dare risposte a questa emergenza salariale si parla di intervento sul fisco e di riforma della contrattazione che dovrebbe legare il salario alla produttività e quindi incentivare, come sostiene Ferrante sul Vostro giornale, la contrattazione territoriale e aziendale.
Ma cosa significa oggi l’affermazione che deve aumentare la produttività o che bisogna essere più flessibili? Significa, e questo emerge dai tavoli negoziali, aumento dello sfruttamento e dell’intensità della prestazione del lavoro, mano libera sull’orario e sulle turnazioni. In buona sostanza maggior sfruttamento dei lavoratori. Infatti, se per aumento della produttività si intendono investimenti in innovazioni tecnologiche questo vanno fatte a prescindere dal sistema contrattuale. La verità è che governo e Confindustria quanto parlano di produttività e di flessibilità intendono questo e non investimenti in innovazione di processo e di prodotto. Ho l’impressione che ci siamo già dimenticati che una delle cause dell’alta mortalità sul lavoro deriva dall’aumento dei ritmi della prestazione lavorativa. Che poi il sindacato si faccia incantare da queste “sirene” denota una caduta di autonomia oltre che culturale.
Sulla contrattazione decentrata: questa viene fatta solo (e non per scelta sindacale) nel 40% delle aziende e copre circa il 20-25% degli occupati e quindi si rischia di dare risposte ad una esigua minoranza. Basta vedere la contrattazione territoriale che non si riesce a fare, causa i rapporti di forza, nel settori del commercio, del turismo, della ristorazione e delle pulizie. Qualcuno sostiene che la riforma della contrattazione dovrebbe definire regole cogenti per la contrattazione. Ma se è questo tanto vale definire una nuova scala mobile ed il recupero automatico del drenaggio fiscale sui redditi da lavoro. Sarebbe più semplice, meno complicato e più trasparente.

p la Filcams Cgil del Trentino
Ezio Casagranda
Trento, 9 gennaio ’08

Prezzi e coerenze politiche

La posizione della Filcams Cgil del Trentino riguardo all’aumento dei prezzi ed alle necessarie scelte per contrastare questa crescita esponenziale sono note a tutti e vanno dai necessari interventi sulle filiere distributive fino alla richiesta di una nuova scala mobile a tutela dei salari e delle pensioni.
Altro aspetto, su cui invito al il signor Cunego ad una riflessione più attenta, riguarda la richiesta di arrivare, per quanto concerne il pubblico, ad una sorta di prezzi amministrati come strumento di assunzione di responsabilità da parte dell’Ente pubblico o delle amministrazioni para pubbliche come ad esempio l’ITEA e l’A22.
Prendiamo l’esempio degli aumenti dei pedaggi dell’autostrada del Brennero. Stando ai più che floridi bilanci dell’A22 non era necessario nessun aumento dei pedaggi in quanto gli utili, con le royalty derivanti dai nuovi appalti delle aree di servizio, sono aumentati in modo esponenziale. Quindi siamo davanti ad un aumento che non trova giustificazioni se non nella scelta (già annunciata dall’ex presidente Willeit), di utilizzare l’aumento dei pedaggi autostradali per “succhiare” risorse ai viaggiatori per finanziare il costoso, devastante ed inutile TAV del Tunnel del Brennero.
A sostegno di quanto sopra evidenziato si richiama il fatto che l’A22 si rifiuta di adeguare, per il trasposto merci, le tariffe a quelle europee in modo da ridurre, da subito il traffico di TIR sull’A22. Quindi siamo davanti a scelte politiche discutibili che generano aumento dei prezzi ingiustificati ed a pagarne il conto sono ancora una volta i semplice cittadini e non le grandi multinazionali dei trasporti.
Si potrebbe continuare con l’ITEA visto che la sua privatizzazione sembra generi un aumento dei canoni di locazione, ma sicuramente ha già prodotto un aumento degli affitti per gli appartamenti privati. Era proprio obbligatoria la sua privatizzazione ? Perché gli aumenti derivanti da questa scelta politica deve esser pagata dagli inquilini ? e si potrebbe continuare.
Per quanto riguarda i bassi salari più che di “sconfitta del sindacato” si tratta di conseguenze derivanti dal modello di sviluppo che drena risorse dal lavoro a favore della finanza e di una precarizzazione del lavoro contro cui il sindacato, con tutti i suoi limiti, si è sempre battuto. La stessa cosa non si può dire per altri soggetti sociali.
Ricordo a Cunego che una delle cause dell’aumento dei prezzi è anche la delocalizzazione degli impianti di trasformazione i cui costi di trasporto si ripercuotono sui prezzi. La stessa cosa vale per le aperture domenicali e festive, che a parità di moneta spendibile, innalzano i maggiori costi di struttura che si vanno a scaricare sul prezzo finale. Spesso, però a chiedere le aperture indiscriminate delle domeniche sono le stesse associazioni dei consumatori.

P la Filcams Cgil del Trentino
Ezio Casagranda

Trento, 9 gennaio ’08

lunedì 7 gennaio 2008

Robol: la befana dei commercianti

Oggi il giornale L'Adige pubblica a pagina 11 un’intervista all’Assessore Andrea Robol sulla spinosa questioni delle chiusure dei negozi in centro a Trento. Come Filcams Cgil del Trentino nei giorni scorsi abbiamo scritto sulle cause di questa moria di negozi che ormai va avanti da diversi anni. Dal peso della speculazione (affitti) alla presenza dei grandi dentro commerciali con un tasso di presenza che non ha pari nel resto d’Italia passando per il calo dei consumi (-6%) derivante dalla perdita del potere di acquisto delle retribuzioni dei lavoratori.
Abbiamo denunciato come, anche la chiusura dei piccoli negozi sia uno dei tanti segnali di un disagio sociale che vede una continua e costante contrazione dei salari e del valore del lavoro a scapito delle rendite finanziarie e speculative.
È sintomatico che dalla proposta dell’Assessore Robol siano escluse le categoria del commercio di Cgil Cisl e Uil e non credo che una proposta complessiva possa eludere il coinvolgimento dei lavoratori del settore e dei sindacati chi li rappresentano.
Fatto questa precisazione mi permetto di suggerire che, a mio avviso, è necessario agire su due fronti per cercare di dare una risposta non assistenziale, al problema:
Sul versante del salario va ripristinata una rivalutazione automatica dei salari rispetto all’aumento dei prezzi(la scala mobile).Sul versante degli affitti va aggredita la rendite speculativa e di posizione con interventi strutturali. Per questo ritengo che la proposta dell’Assessore Robol di definire un “patto negozi” sulla scia del “patto casa” non risolva il problema della speculazione ma anzi, per certi versi, la alimenta. Dalle esperienze della vicina Bolzano alle esperienze dirette quando si mette in moto un contributo provinciale i costi aumentano. Così è stato per i dentisti e per gli affitti IPES di Bolzano, e la stessa cosa avviene a Trento dove sono aumentati gli affitti degli appartamenti. A mio avviso quella dell’Assessore Roibol assomiglia ai regali di una Befana molto attenta al commercio ma soprattutto alla speculazione ed alla rendita.
Quello che serve a togliere ossigeno alla speculazione e quindi se di progetto complessivo si vuole parlare questo deve poggiare su due pilastri: L’acquisto dell’immobile attraverso una società apposita con l’intervento dell’agenzia per lo sviluppo e il contributo diretto delle associazioni di categoria. So che questa proposta solleverà qualche perplessità dei sostenitori del libero mercato ma credo sia l’unica che possa contrastare l’avanzare della speculazione sul territorio comunale.
Il secondo pilastro riguarda il problema occupazione e il riconoscimento della professionalità degli operatori. Non può esservi un negozio di qualità senza una professionalità di chi ci lavora. Lo strumento del contratto provinciale potrebbe servire anche a questo scopo.

Ezio Casagranda ---- Filcams Cgil del Trentino

Trento, 7 gennaio 2008

domenica 6 gennaio 2008

Povertà, stangate e contratti

In arrivo la stangata, titolavano i giornali e davano i numeri degli aumenti delle tariffe comunali, dell’energia, e dei generi di prima necessità e in fondo all’articolo il dato più importante che i consumi sono calati del 6% rispetto al dicembre 2007. Ricordo alcuni aumenti: il pane (+12,4%) il latte (+6,4%), il pollame (+7,3%), la pasta (+7,7%) la frutta (+4,7%), la benzina (+ 9,8%), il gasolio ( +11,2%) e i combustibili liquidi per la casa con il + 12,1%, mentre le tariffe comunali aumenteranno del 3,4% dai rifiuti al consumo di acqua potabile e via aumentando. Senza contare il prossimo aumento degli affitti Itea, come “naturale” conseguenza della sua privatizzazione.
L’ultimo rilevamento Istat dice che sono il 16% le famiglie italiane sotto la soglia di povertà. 1 italiano si 6 è povero mentre i ricchi sono sempre più ricchi e la distribuzione del reddito continuano a premiare le rendite e le classi abbienti.
Un quadro allarmante che richiede interventi strutturali e non soluzioni tampone e parziali, per porre un freno a questi aumenti, che pesano su un bilancio di una famiglia operaia attorno ai 1400 euro annui. Bisogna intervenire contro la speculazione finanziaria intervenendo sulle filiere distributive. Le stesse associazioni degli agricoltori denunciano le speculazioni che avvengono lungo la filiera distributiva. Forte è il rischio che come tutte le cose, passato l’effetto annuncio tutto rientri nella normalità alla faccia delle richieste avanzata dalle varie associazioni sociali e di categoria. Ormai siamo talmente abituati a questo modo di agire che si plaude al fatto che gli aumenti del 2,7% (vedi autostrada del Brennero) siano minori per i pendolari dell’autostrada.
E’ concertante che nessuno ponga il problema che, stando al florido bilancio dell’A22 , questi aumenti, sono ingiustificati ma servono per pagare i costi elevati che la partecipazione al tunnel del Brennero comporta. Sicuramente non servono per dare un servizio migliore visto che dopo le ultime gare di appalto al massimo ribasso (aree di servizio) il servizio è peggiorato sia nella sua qualità sia nelle condizioni di quanti vi lavorano. La stessa cosa vale per le altre tariffe i cui aumenti spesso non servono per migliorare il servizio ma solo per rimpinguare i bilanci della società e quindi drenare risorse per i lauti compensi dei manager o dei vari consulenti.
Allora servono due cose: da parte della politica, imporre il blocco dei prezzi nelle aziende controllate (dall’A22, alla Trentino servizi passando per l’Itea). Utopia. Non penso visto che in passato è stato fatto per i trasporti. L’altra questione è più generale e riguarda la politica sindacale A livello locale, prendere atto che la battaglia per gli aumenti differenziati secondo i parametri Icef sta dando risultati insufficienti e rischia di essere perdente e subalterna alle grandi lobbie speculative in quanto non affronta il problema degli aumenti ingiustificati. Bisogna rivendicare una politica di prezzi amministrati per alcuni generi di prima necessità (dagli alimentari, alla casa, alle tariffe,ecc). Sul versante nazionale, se si vuole davvero tutelari i salari ed i redditi da lavoro, bisogna rivendicare una copertura automatica dei salari e dei redditi da lavoro (co.co.pro compresi) degli aumento dei prezzi e una revisione del paniere inserendovi anche i mutui della prima casa ed il costo dell’affitto.
Il tutto senza dimenticare che vanno rinnovati i Contratti nazionali e rivendicata la restituzione di quanto il fisco a tolto ingiustamente ai lavoratori dipendenti (drenaggio fiscale) in quanto la sola battaglia sulla riduzione del fisco rischia di essere insufficiente e senza un riequilibrio del peso fiscale fra lavoro e rendite finanziarie, rischia di ridurre le spese per sanità, sicurezza, scuola e servizi sociali penalizzando quei lavoratori e quei cittadini che si vorrebbe tutelare.
Ezio Casagranda – Filcams Cgil del Trentino
Trento, 6 gennaio ’08

venerdì 4 gennaio 2008

Morti sul lavoro:Pagherete caro

Le associazioni padronali non sono enti morali, l'unica etica che conoscono è quella del profitto. Detta così, sembra una sparata ideologica, un rigurgito di odio di classe fuori stagione. Eppure, a sostenerla sono proprio i leader delle suddette associazioni; che a Torino hanno reagito con sdegno alla proposta del consiglio comunale di Torino al presidente di Confindustria, Luca di Montezemolo: perché non espellete le aziende che violano le leggi sulla sicurezza? Perché non riservate, a chi tra voi uccide danneggia i lavoratori per lucro, lo stesso trattamento applicato in Sicilia a chi si rifà con la mafia?
I presidenti dell’Unione industriale, delle Api e dei costruttori della città colpita dalle fiamme della ThyssenKrupp s’indignano e gridano che le loro associazioni hanno altri scoppi: “Il nostro mestiere è fornire servizi, non fare giustizia”, ha detto a “Repubblica” il capo degli industriali. Claudia Pocchietto, dall’alto della sala comandi dell’Associazione piccole imprese aggiunge che un modo per ridurre gli infortuni ci sarebbe:”perché non pensare a sgravi fiscali per aiutare le imprese a migliorare la sicurezza?” L’impresa ha l’imperativo morale di fare utili. Se la collettività pretende che per raggiungere tale scopo non vengano uccisi, feriti o avvelenati gli operai, che quelli utili all’impresa producono, se ne faccia carico. Lo stato paghi dunque i costi necessari per mettere in sicurezza gli impianti moltiplicando gli sgravi ai padroni. I quali, poveracci, non possono dilapidare per scopi umanitari il maltolto( o plusvalore) già prosciugati dalle tasse. Una riprova di questa etica di impresa? Nelle trattative per il rinnovo del contratto, Federmeccanica ha respinto la richiesta di Fim Fiom e Uilm di un’ora all’anno di assemblea per discutere di sicurezza sul lavoro. Ma forse i padroni non sono così cattivi e sarebbero disposti a concederla quell’ora: Sempre che lo stato sia disposto a farsi carico dei costi
Loris Campetti - il Manifesto
Roma, 4 gennaio 2008

giovedì 3 gennaio 2008

Crisi Negozi: segnale di declino

Da alcuni giorni la stampa locale riporta, con grande risalto, il dato delle cessate attività dei negozi in provincia di Trento con particolare riferimento alle città di Trento e Rovereto. Ho letto le affermazioni dei vari titolari e credo che la questione affitti, o meglio i costi della rendita immobiliare, sia una delle principali cause, assieme alla crisi dei salari, della moria di negozi nei centri storici di Trento e Rovereto.
Ritengo questo dato un altro segnale che si aggiunge a molti altri (crisi quarta settimana, declino industriale) della crisi sociale che stiamo attraversando e che l’Amministrazione pubblica e le varie associazioni datoriali cercano di nascondere rincorrendo la politica delle aperture domenicali selvagge e che anche nel Veneto stanno mostrando grossi limiti.
Quello che abbiamo davanti sono le conseguenze del declino che sta segnando negativamente anche un settore come quello del commercio. Una spia di un disagio sociale più ampio che coinvolge la condizione complessiva di cittadini e di lavoratori sul versante della distribuzione del reddito da una parte e sulla questione salariale dall'altra.
Assistiamo ad un preoccupante processo di redistribuzione del reddito prodotto a livello generale a favore delle attività speculative e delle rendite immobiliari e finanziarie che accanto ad una politica di compressione dei salari e dei diritti sociali e del lavoro strangola l’economia a tutti i livelli. Basti analizzare i dati relativi alle chiusure parziali o totali delle attività industriali e dei negozi per rendersi conto che ci stiamo avvicinando a grandi passi al limite di rottura della tenuta sociale del paese.
Una situazione a tenaglia che sta falcidiando redditi e salari e che pesa come un macigno sulla capacità di spesa dei cittadini e dei lavoratori. Il ricorso esponenziale all’acquisto rateale è non solo sintomo dell’impoverimento generale, ma anche un sintomo di una pericolosa malattia che rischia di portare alla paralisi l’intero sistema.
Diventa quindi importante aggredire le rendite speculative e la questione salariale capovolgendo l’attuale filosofia in modo da ridurre i costi degli affitti (speculazione) e, attraverso la leva fiscale, ridare fiato ai salari ed alla capacità di spesa dei cittadini rilanciando il volano dei consumi. Uscire dalle vecchie logiche del costo del lavoro, della precarizzazione o dell’allungamento degli orari alla domenica, rivitalizzazione dei centri storici, politica degli affitti possono diventare i cardini su cui può innescarsi un progetto condiviso in grado di dare nuova linfa a questo settore in difficoltà.

Ezio Casagranda - Filcams Cgil del Trentino

Trento, 3 gennaio 2008

mercoledì 2 gennaio 2008

La creatività che manca


Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel suo discorso agli Italiani di fine anno ha tracciato un bilancio sociale e materiale del paese sostanzialmente positivo. Un bilancio che non posso condividere nella sua filosofia di fondo, in quanto sulla parte sociale siamo davanti a semplici esortazioni di facciata. Non parlo solo degli omicidi che avvengono sul posto di lavoro, per i quali oltre allo sdegno, (il Presidente che ha definito l’incidente della Thissen “una inaudita strage”) mi sarei aspettato una sua proposta per fare del 6 dicembre una giornata di lutto nazionale come primo segnale che, con le morti sul lavoro si intende cambiare veramente strada con i fatti e non solo a parole. Purtroppo anche Napolitano si è limitato alla semplice denuncia senza conseguenze per le imprese.
Sul versante dei prezzi, mentre Lui si limita ad un richiamo formale, da un analisi della Adusbef risulta che gli aumenti della tariffe e dei servizi (acqua, gas, elettricità, autostrade ecc) comporterà per le famiglie un esborso che varia fra i 1500,00 e 1700,00 euro annui. Aumenti che decurtano il già magro salario dei lavoratori di oltre il 10-15%. Una tassa che colpisce i redditi più bassi in maniera proporzionalmente inversa dei redditi medio alti. Nessun richiamo, ne formale ne sostanziale, alla scandalosa posizione assunta da Confindustria e Confcommercio che non vogliono rinnovare i contratti che interessano oltre 6 milioni di famiglie e che sono scaduti da diversi mesi o anni.
Per non parlare del declino sociale e morale del paese. Abbiamo dirigenti e manager che vengono strapagati anche se il loro operare porta le aziende che dirigono al fallimento (vedi le ferrovie o Alitalia) e quanto vengono sostituiti ricevono liquidazioni di svariati milioni di euro come premio dei loro fallimenti. Per non parlare delle consulenze inutili, ma ben remunerate, che vengono utilizzate dall’Ente pubblico per ricompensare i vari amici di turno. Senza contare che nel settore dei servizi le esternalizzazioni vengono utilizzate al solo scopo di comprimere i costi attraverso il peggioramento delle condizioni dei lavoratori e delle lavoratrici che così sono più precari e quindi più ricattabili.
Una situazione su cui il Presidente Napolitano ha volutamente sorvolato ma che appare scandalosa a quanti ogni mese sono costretti a fare nuove rinunce per sbarcare il lunario.
Contrastare questa deriva sociale significa è compito delle organizzazioni sindacali che hanno il compito di tutelare i lavoratori anche nei confronti delle politiche dei governi nazionali e locali le cui scelte gravano sulle nostre tasche.
Caro Presidente, l’unica creatività di molte aziende italiane è quella di ridurre i diritti dei lavoratori o proporre soluzioni che richiamano i primi anni del secolo scorso mentre milioni di famiglie italiane sono costrette alla “creatività” per poter sbarcare il lunario con un salario e una pensione sempre più scarne, mentre i prezzi dei generi di prima necessità e delle tariffe aumentano in modo esponenziale. Far quadrare il bilancio in questa situazione richiede “sacrificio e creatività” che mancano alla politica italiana e, mi scusi Presidente, erano le grandi assenti del suo discorso di fine anno.
Ezio Casagranda - Filcams Cgil del Trentino

Trento, 2 gennaio ’08

martedì 1 gennaio 2008

Regaliamoci una speranza

L'anno che verrà......
Il 2007 è stato l’anno internazionale delle pari opportunità e si sta concludendo con il femminicidio di Benazir Bhutto. Ancora un’ombra scura sul futuro, ancora una speranza negata.
Come reagire ed augurarci una possibilità per il nuovo anno, senza che suoni tutto falso e formale?
Per ora non lo so, ho solo grande rabbia e tristezza. So anche però che voglio reagire insieme a tante e allora auguro a me ed a voi tanta forza e tanta vita per continuare il cammino.

Fiorenza Addivinola - 1 gennaio 2008


Cara Fiorenza, anch'io sono arrabiato, triste e irritato come te per quanto succede sul nostro posto di lavoro, in Italia e nel Mondo ma sono anche convinto, come in fondo lo sei tu, che dobbiamo continuare la nostra lotta per un mondo migliore.
Una battaglia difficile ma non impossibile e allora forza continuiamo la nostra lotta di denuncia e di mobilitazione contro questi disastri sociali e cultirali ma anche contro quanti ,ogni giorno, ci dicono che è inutile, che la globalizzazione è innarrestabile o altre "menate" simili.
I commenti sul nostro Blog sono una piccola dimostrazione che sono tanti quelli che si vogliono impegnare in questa lotta e che gli ideali di pace e di giustizia alla fine saranno vincenti su questo capitalismo mercenario e assetato di potere.

Ezio Casagranda - Filcams Cgil del Trentino
Trento 1 gennaio 2008