martedì 31 luglio 2007

Perché a Campo di Trens

Ho partecipato sabato 28 luglio ’07 alla manifestazione contro i progetti ferroviari di alta velocità/capacità per il tunnel di base del Brennero e le relative tratte di accesso Sud. Sono andata da Campo di Trens a Mules (BZ) assieme a circa duecento persone, metà altoatesini e metà trentini, per dire il mio No ad opere estremamente costose, inutili e devastanti per il territorio e l’ambiente: solo la parte italiana, dal quadrante nord di Verona al confine di Stato, prevede circa 205 km di nuove linee, quasi 180 in galleria.
Una prima considerazione sul percorso: oltre che provocati in modo arrogante, siamo stati praticamente “sequestrati dalle forze dell’ordine” che ci hanno spostato dalla strada al bosco, con la bizzarra motivazione che non si poteva occupare la sede della strada statale: preoccupazioni che non esistono quando si tratta, per esempio, di manifestazioni sportive come quelle che proprio ieri 30 luglio (giorno di grande traffico) hanno interrotto il traffico sulla statale Abetone-Mendola Forse volevano isolare questo importante momento di lotta, di informazione, di festa. Qualcuno ha paura che la gente prenda coraggio e si ribelli ai signori della TAV. Ma non ci sono riusciti: la manifestazione ha avuto successo ed è stata un importante momento di incontro tra realtà diverse e di informazione collettiva.
Le richieste dei manifestanti erano precise: la chiusura immediata dei cantieri preparatori, la riduzione immediata del traffico di TIR, il potenziamento e la gestione più efficiente della linea attuale, la ridiscussione di tutto il progetto.
Come delegata FIOM CGIL della Whirlpool ho voluto partecipare perché ritengo che il il progetto riguardi direttamente anche noi lavoratrici e lavoratori metalmeccanici per le conseguenza che avrebbe sul nostro futuro. Non risponde alle promesse dei promotori, non toglierà dalla A22 il traffico dei TIR così dannoso per la nostra salute. Però presenta costi enormi a carico della collettività: secondo le stime più credibili il tunnel di base costerebbe per la sola parte italiana circa 3,5 miliardi mentre le tratte di accesso Sud ( Fortezza - Ponte Gardena, circonvallazione Bolzano, linea in Bassa Atesina, circonvallazioni di Trento e Rovereto, sezioni fino a Verona) circa 19 miliardi di euro. E se a queste previsioni volessimo applicare il tasso di incremento (620%) dei costi complessivi reali dei progetti TAV in Italia dal 1991 al 2006, avremmo rispettivamente più di 21 e di 117 miliardi. Costi che graverebbero interamente sul bilancio pubblico (i finanziamenti privati non sono che una finzione) che poi si traducono in tagli a sanità, pensioni, istruzione e aumento della pressione fiscale (si sa che la finanziaria 2007 sposta sulle grandi opere anche ferroviarie parte del TFR non optato). Senza contare che la TAV facilita ulteriormente le possibilità di delocalizzazioni, perdita di posti di lavoro, degrado socio-culturale e spopolamento del nostro territorio.
A questi dati dobbiamo aggiungere i costi ambientali: 30/40 anni di cantieri diffusi nelle valli dell'Isarco e dell'Adige, altro aumento dell’inquinamento per il via vai dei camion, enormi quantità di materiali di scavo e grandi aree di deposito, isterilimento di moltissime falde acquifere, inquinamento acustico per le sezioni all’aperto, vibrazioni, gravi danni al paesaggio, sottrazione di territori agricoli.
Io penso che sia un diritto dei lavoratori, dopo otto ore di fabbrica, avere diritto a un ambiente vivibile e sano. Ecco, questi sono solo alcuni dei motivi per cui io sono contraria a quest’opera che serve solo ad ingrassare le grandi imprese di costruzione e le lobbies politico affaristiche della regione.
Infine voglio richiamare il fatto che è veramente vergognosa l’assenza di informazioni da parte delle Provincie di Bolzano e di Trento e della Società BBT-SE, come vergognosi sono i tentativi di emarginare chi esprime opposizione all’opera. Perciò credo che anche il Sindacato dovrebbe assumere il progetto come una questione critica e farsi comunque carico di informarne i lavoratori.

Monica Postal – delegata FIOM – Whirlpool

Trento, 31 luglio 2007

domenica 29 luglio 2007

NO TAV - KEIN BBT

Grande manifestazione di giovani, anziani e intere famiglie contro il tunnel del Brennero da Campo di Trens ai cantieri di Mules.
Più di 200 persone hanno sfilato in corteo per ribadire la richiesta di bloccare i lavori del Tunnel, ridurre i TIR sull'autostrada A22 e per la difesa dell'acqua, della terra e dei beni comuni.
Una manifestazione tranquilla e pacifica che non ha raccolto le innumerevoli provocazioni di alcuni funzionari in borghese delle forze dell'ordine.
Provocazioni che sono andate ad aggiungersi alla scelta politica di non concedere che la manifestazione avvenisse lungo la strada statale. Una scelta senza alcuna motivazione logica o legata a problemi di ordine pubblico, visto che tale permesso viene regolarmente concesso per le manifestazioni sportive.
Una scelta che dimostra una terribile paura, da parte delle forze politiche di entrambe le province. Paura che le popolazioni del luogo siano adeguatamente informate sui danni ambientali irreversibili che la TAV provocherebbe. Spaventa la possibilità che questi cittadini si uniscano per esprimere il dissenso a questa "grande opera" inutile e enormemente costosa.
Una manifestazione colorata dalle sole bandiere No Tav - Kein Bbt e bilingue che ha unificato realtà del Trentino, dell’Alto Adige e del Tirolo che la politica vuole mantenere divise, poco informate e passive.
Una giornata di protesta che ha visto protagoniste le genti del luogo che coincide temporalmente con quella della Val di Susa per dire No, sena se e senza ma, a questa politica che genera devastazione delle risorse ambientali, restringimento degli spazi di libertà e partecipazione delle popolazioni alle scelte che riguardano, non solo il loro territorio, ma lo stesso modello economico e sociale che va a vantaggio solo delle grandi imprese e di poche lobbie politico - economiche presenti in regione.
Questo è solo l'inizio ed il prossimo appuntamento è il 10 agosto con i fuochi insieme ai comitati del patto di muto soccorso.
Firmato: i comitati partecipanti

Campo di Trens 28 luglio 2007

martedì 24 luglio 2007

No al Tunnel del Brennero

Nei giorni scorsi il Governo rappresentato dal Ministro Di Pietro, assieme ai rappresentanti della BBT, di Dellai e Durnwalder ha messo la firma che dovrebbe dare l’avvio ad un'opera che sarà devastante per il territorio, rovinosa per le casse dello stato ed inutile dal punto di vista dell’abbattimento dell’inquinamento e della riduzione del trasporto su gomma.
Ora, spostare le merci dall’asfalto ai binari è l’obiettivo di tutti. Il problema è se il modo migliore sia cominciare col bucare le Alpi con costi esorbitanti per la comunità. Infatti per ridurre l’inquinamento e l’intasamento dell’A22, basterebbe mettere i camion sui treni utilizzando e potenziando l’attuale rete ferroviaria integrandola in un sistema di rete dei valichi ferroviari alpini.
Come Lavoratori e cittadini siamo fortemente preoccupati del fatto che queste scelte – che ricadono pesantemente sul nostro territorio e che ci riguardano in prima persona - ci vengano solo comunicate tramite stampa e quindi, pur di “arraffare” qualche euro dalle casse di Bruxelles, si scavalchi le popolazioni, si violenti la democrazia, e si umilino le Istituzioni. Quanto siamo stati chiamati a votare nessuno ci aveva informato che quel voto significava dare l’assenso al tunnel del Brennero e quindi, a nostro modesto avviso, il Presidente Dellai - ma questo vale anche per il Governo e per Durnwalder – prima di festeggiare dovrebbe preoccuparsi di coinvolgere i cittadini e le popolazioni interessate.
In coerenza con quanto deciso al nostro ultimo congresso il direttivo della Filcams Cgil del Trentino ribadisce le motivazioni del NO alla TAV (alta velocità) e TAC (alta capacità). Motivazioni che vanno ricercate sia nei gravissimi danni che quest’opera causerebbe dal punto di vista ambientale (esaurimento delle falde acquifere, depositi dei materiali di scavo, deturpazioni dei paesaggi, sottrazione di territorio, etc), sia nei costi sociali (spopolamento, delocalizzazioni, indebitamento) che il modello TAV porta con sè.
Costi che pagheranno i cittadini in termini di minor assistenza, minor stato sociale, minori diritti, maggior inquinamento e costi sociali elevatissimi. Quel che serve non è la TAV ma una politica coerente dei trasporti a favore della ferrovia intervenendo sui colli di bottiglia attorno alle città, nelle interconnessioni tra linee, nell’inefficienza della gestione. Tutti conoscono lo scandalo, che perdura nonostante gli eterni lavori, del binario unico tra Verona e Bologna.
Infine vogliamo denunciare come dietro la TAV si nasconda un modello economico e sociale che, in nome del profitto e della speculazione ignora natura, salute, autodeterminazione delle genti e diritti. Per questi motivi noi aderiamo alla manifestazione di sabato 28 luglio a Campo di Trens per chiedere a) per la chiusura immediata di tutti i cantieri che preparano il tunnel di base del Brennero; b) per la riduzione immediata del traffico dei TIR attraverso il Brennero; c) per la difesa della salute, della terra e dell’acqua da un’opera inutile e rovinosa.
E perché queste risorse siano utilizzate a sostegno dell’innovazione, della ricerca, dell’innovazione, per potenziare lo Stato sociale e l’occupazione e perché no, anche per abolire lo scalone ridando al lavoro dignità e valore.

Il CD della Filcams Cgil del Trentino

Trento, 24 luglio 2007

NO ALL'ACCORDO BIDONE !!

Una trattativa estenuante il cui risultato ha stravolto gli impegni congressuali della Cgil che in questa assurda trattativa in nome della cosiddetta “governabilità” ha accettato l’aumento dell’età pensionabile a 61/62 anni. Un bel capolavoro della coppia Dini - Padoa Schioppa con l’assist della Bonino che ha fatto ingoiare alle organizzazioni sindacali quello che è sempre stato loro indigesto: lo scalone Maroni e l’aumento dell’età pensionabile.
Il giudizio del Comitato Direttivo della Filcams Cgil del Trentino su questa intesa non può che essere negativo ed il richiamo ai lavori usuranti e l’aumento dei minimi pensionistici non ne cancellano la forte iniquità sociale, raffigurando il marchio “classista” imposto dagli assertori del “neoliberismo moderato” presenti nel Governo Prodi. Ci preme ricordare che le pensioni sono ferme da oltre 10 anni e (quindi l’aumento era dovuto) e che i costi per i lavori usuranti sono stati già pagati nel 1995 con la riforma Dini.
Età pensionabile più alta, promessa alla revisione dei coefficienti, sostanziale mantenimento della legge 30, fiscalizzazione degli straordinari e della contrattazione di 2 livello rappresentano un’inversione inaccettabile rispetto alle decisioni assunte con l’ultimo congresso della Cgil.
A fronte di un sistema previdenziale tra i più equilibrati d'Europa, un accordo che viene giustificato da vincoli economici e di bilancio appare penalizzante anche moralmente. Il Comitato Direttivo ritiene, quindi, inaccettabile che la Cgil debba sottostare a questi vincoli sul tema pensioni e per lo stato sociale mentre accetta, mentre gli stessi non valgono per le spese militari (+ 4,5 miliardi rispetto al 2006) e per la TAV (32 miliardi in 4 anni).
Un accordo di sostegno di questo Governo che sarà pagato dai lavoratori dipendenti che sostanzialmente “accetta” la politica della Confindustria, fondata sui tagli allo Stato Sociale generando ulteriore precarizzazione nella vita e nel lavoro.
La Filcams Cgil del Trentino si batterà a tutti i livelli per dire NO a questo accordo, per riaprire la vertenza col Governo, per ottenere l’abolizione della controriforma Maroni, per difendere le pensioni dei giovani come quelle degli anziani.
La Filcams Cgil del Trentino chiede l’avvio di un referendum certificato e vincolante che porti ad una grande mobilitazione generale per ottenere l’abrogazione dello”scalone”.
Il Comitato Direttivo della Filcams Cgil del Trentino.
Trento, 24 luglio 2007

venerdì 13 luglio 2007

Welfare - legge da cambiare

Ho letto sul Vostro giornale della presentazione del DDL Dalmaso sullo stato sociale che, avendo assorbito i testi presentati dall’UDC e da Forza Italia che per antonomasia non sono sicuramente vicine alle posizioni della Cgil per quanto riguarda i compiti, ruolo e interventi sociali a favore dei cittadini.
Per questo mi appaiono alquanto contraddittorie le affermazioni di apprezzamento fatte dalla segreteria della Cgil del Trentino. Ritengo invece che quanto contenuto nel testo del disegno di legge non possa che trovare la nostra opposizione e quindi bene ha fatto la Funzione Pubblica a ribadire, tramite il suo segretario, le contestazioni dell’intero impianto.
Quindi personalmente condivido gli elementi di critica e di forte dissenso, espressi dalla FP, relativamente al fatto che viene peggiorata la legga Turco rispetto alla gestione pubblica di tale servizio che nella sostanza demanda (co-titolaritià) ai privati dei criteri su cui si regge l'intervento sociale. Inoltre introduce elementi pericoli che possono fa venir meno unitarietà delle prestazioni a livello provinciale introducendo elementi di competitività a livello di singola “unità di territorio”.
Non vorrei che come nel caso della riforma ITEA, anche sullo Stato Sociale si facciano gli stessi errori e alla fine ci si accontenti di qualche modica di facciata mentre rimangono inalterati alcune scelte di fondo (come quella dei 3 anni) che a mio avviso sono anche anticostituzionali.
Senza voler entrare nel merito del disegno di legge ricordo che il direttivo della Cgil ha espresso a suo tempo un giudizio di INEMENDABILITA’ del progetto Dalmaso e quindi coerenza vorrebbe che sia il Direttivo a cambiare questa posizione e non viceversa.
Il Direttivo della Cgil non può essere chiamato solo a rettificare quanto emerso da una discussione di cui non sappiamo quasi nulla ma deve essere riportato al suo ruolo principe che è quello di definire le scelte strategiche dell’organizzazione sulle tematiche che interessano direttamente o indirettamente il mondo del lavoro.
In nome delle politiche di risparmio non possiamo accettare che la PAT sul versante delle risorse da devolvere allo Stato Sociale assuma a riferimento il massimo risparmio rispetto alle esigenze dei cittadini e dei lavoratori magari per liberare risorse da elargire in consulenze, tunnel, superstrade e prebende varie.
La Cgil del Trentino deve definire quali sono i servizi che una provincia come la nostra deve garantire a tutti ( prescindere dalla residenza) e quale quota del Pil provinciale deve essere andare a finanziare lo stato sociale e come vanno0 reperite le risorse attingendo alla fiscalità generale ed ai al patrimonio individuale ma escludendo le cosiddette tasse di scopo.
Attendo che la Cgil convochi al più presto il suo Comitato Direttivo per discute di queste ed altre “riforme” che sono in discussione a livello provinciale.

Ezio Casagranda - Seg. Prov, Filcams Cgil del Trentino

13 luglio 2007