Oggi il giornale L'Adige pubblica a pagina 11 un’intervista all’Assessore Andrea Robol sulla spinosa questioni delle chiusure dei negozi in centro a Trento. Come Filcams Cgil del Trentino nei giorni scorsi abbiamo scritto sulle cause di questa moria di negozi che ormai va avanti da diversi anni. Dal peso della speculazione (affitti) alla presenza dei grandi dentro commerciali con un tasso di presenza che non ha pari nel resto d’Italia passando per il calo dei consumi (-6%) derivante dalla perdita del potere di acquisto delle retribuzioni dei lavoratori.
Abbiamo denunciato come, anche la chiusura dei piccoli negozi sia uno dei tanti segnali di un disagio sociale che vede una continua e costante contrazione dei salari e del valore del lavoro a scapito delle rendite finanziarie e speculative.
È sintomatico che dalla proposta dell’Assessore Robol siano escluse le categoria del commercio di Cgil Cisl e Uil e non credo che una proposta complessiva possa eludere il coinvolgimento dei lavoratori del settore e dei sindacati chi li rappresentano.
Fatto questa precisazione mi permetto di suggerire che, a mio avviso, è necessario agire su due fronti per cercare di dare una risposta non assistenziale, al problema:
Sul versante del salario va ripristinata una rivalutazione automatica dei salari rispetto all’aumento dei prezzi(la scala mobile).Sul versante degli affitti va aggredita la rendite speculativa e di posizione con interventi strutturali. Per questo ritengo che la proposta dell’Assessore Robol di definire un “patto negozi” sulla scia del “patto casa” non risolva il problema della speculazione ma anzi, per certi versi, la alimenta. Dalle esperienze della vicina Bolzano alle esperienze dirette quando si mette in moto un contributo provinciale i costi aumentano. Così è stato per i dentisti e per gli affitti IPES di Bolzano, e la stessa cosa avviene a Trento dove sono aumentati gli affitti degli appartamenti. A mio avviso quella dell’Assessore Roibol assomiglia ai regali di una Befana molto attenta al commercio ma soprattutto alla speculazione ed alla rendita.
Quello che serve a togliere ossigeno alla speculazione e quindi se di progetto complessivo si vuole parlare questo deve poggiare su due pilastri: L’acquisto dell’immobile attraverso una società apposita con l’intervento dell’agenzia per lo sviluppo e il contributo diretto delle associazioni di categoria. So che questa proposta solleverà qualche perplessità dei sostenitori del libero mercato ma credo sia l’unica che possa contrastare l’avanzare della speculazione sul territorio comunale.
Il secondo pilastro riguarda il problema occupazione e il riconoscimento della professionalità degli operatori. Non può esservi un negozio di qualità senza una professionalità di chi ci lavora. Lo strumento del contratto provinciale potrebbe servire anche a questo scopo.
Fatto questa precisazione mi permetto di suggerire che, a mio avviso, è necessario agire su due fronti per cercare di dare una risposta non assistenziale, al problema:
Sul versante del salario va ripristinata una rivalutazione automatica dei salari rispetto all’aumento dei prezzi(la scala mobile).Sul versante degli affitti va aggredita la rendite speculativa e di posizione con interventi strutturali. Per questo ritengo che la proposta dell’Assessore Robol di definire un “patto negozi” sulla scia del “patto casa” non risolva il problema della speculazione ma anzi, per certi versi, la alimenta. Dalle esperienze della vicina Bolzano alle esperienze dirette quando si mette in moto un contributo provinciale i costi aumentano. Così è stato per i dentisti e per gli affitti IPES di Bolzano, e la stessa cosa avviene a Trento dove sono aumentati gli affitti degli appartamenti. A mio avviso quella dell’Assessore Roibol assomiglia ai regali di una Befana molto attenta al commercio ma soprattutto alla speculazione ed alla rendita.
Quello che serve a togliere ossigeno alla speculazione e quindi se di progetto complessivo si vuole parlare questo deve poggiare su due pilastri: L’acquisto dell’immobile attraverso una società apposita con l’intervento dell’agenzia per lo sviluppo e il contributo diretto delle associazioni di categoria. So che questa proposta solleverà qualche perplessità dei sostenitori del libero mercato ma credo sia l’unica che possa contrastare l’avanzare della speculazione sul territorio comunale.
Il secondo pilastro riguarda il problema occupazione e il riconoscimento della professionalità degli operatori. Non può esservi un negozio di qualità senza una professionalità di chi ci lavora. Lo strumento del contratto provinciale potrebbe servire anche a questo scopo.
Ezio Casagranda ---- Filcams Cgil del Trentino
Trento, 7 gennaio 2008
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