venerdì 18 gennaio 2008

Morti sul lavoro e sciopero generale

…. La lunga catena di morti sul lavoro non si arresta. Anche oggi, 4 lavoratori sono stati uccisi sul lavoro e non rientreranno alla loro casa di abitazione e non potranno riabbracciare i loro cari. Ulteriori 4 famiglie sono state colpite nei loro affetti più cari dalla mano omicida del profitto (assassinati dalle condizioni in cui erano costretti a lavorare).
“Non servono lacrime di coccodrillo. Bisogna combattere le condizioni di lavoro inaccettabili che producono fisiologicamente l'incidente. Non c'è più attenzione al lavoro delle persone" ha detto il ministro Ferrero. Sono d’accordo con Lui, quello che serve sono fatti concreti e non parole. Quindi il Governo assuma immediatamente una iniziativa forte: Cancellare la legge trenta con un decreto di urgenza. Sempre in relazione ai fatti, mi chiedo, a fronte di questo bollettino di guerra, a quanti morti dobbiamo arrivare prima che Cgil Cisl e Uil dichiarino lo sciopero generale contro questa catena di omicidi sul lavoro. E’ abbastanza avvilente leggere le sottigliezze semantiche usate agli esecutivi di Cgil Cisl e Uil nazionali sull’uso della parola sciopero (sembra una parola vietata) quando siamo davanti ad una situazione del mondo del lavoro, ormai giunta ai limiti della sopportazione, dove una famiglia su due non riesce a far quadrare il proprio bilancio e la catena di omicidi sul lavoro sembra inarrestabile. Una situazione assurda, paradossale e da terzo mondo, anzi sempre più simile a quella italiana di fine ottocento. Abbiamo il sindacato che discute di semantica sindacale, Governo e opposizione che sono impegnati a dare solidarietà a Mastella, il Parlamento che è indaffarato con la discussione sulla legge elettorale e la stampa è oberata dalle dichiarazioni dei sostenitori del Cardinal Ratzinger mentre il semplice cittadino si sente deluso, frastornato e anche un po’ preso in giro. Non voglio parlare di casta ma la forbice fra il mondo politici e quello reale si sta paurosamente allargando con le conseguenze che ognuno di noi può immaginare.

Ezio Casagranda

Trento, 18 gennaio 2008

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