Anche la chiesa tuona contro la precarietà ma nella sostanza non chiede modifiche di legge ma solo iniziative di tipo caritatevole che non vanno a disturbare quanti accumulano profitti e rendite sulla pelle dei giovani precari e non. Si perché oggi diventa precario anche chi viene espulso dal processo produttivo, le donne costrette a licenziarsi perché la maternità o l’assistenza ai familiari è incompatibile con il lavoro a causa dell’assenza di asili e di servizi sociali alla persona.
Oggi i giovani sono spesso precari fino a 40 anni in quanto per loro la casa diventa un sogno perché senza un lavoro fisso non solo non viene concesso il mutuo ma si registrano anche difficoltà per l’affitto.
In ultima la flessibilità vale solo per gli imprenditori e quindi diviene precarietà in quanto viene interpretata soltanto come possibilità per l'imprenditore di modificare in qualsiasi momento le condizioni del rapporto di lavoro (durata, orario e modalità di cessazione del rapporto di lavoro) con il proprio dipendente.
La legislazione sul lavoro varata in questi ultimi 10 anni (dalla Treu alla legge 30) ha configurato la situazione sopra descritta. Se a questo si aggiunge la marginalizzazione della contrattazione collettiva, il depotenziamento del Contratto nazionale di lavoro che hanno generato stipendi sempre più bassi (crisi della 4 settimana), riduzione delle tutele sul lavoro in cambio di qualche elemosina in termini di assistenza, nessun diritto per quanti non hanno il posto fisso.
Sostanzialmente è stato consegnato alle imprese un forte strumento (ricatto sul contratto a termine) di pressione verso quei lavoratori che osano rivendicare diritti e dignità.
Non è un caso se una ricerca dell’Eurispes ha confermato che ansia, depressione, malattie psicosomatiche sono l’altra preoccupante faccia della medaglia dei lavoratori precari.
Quindi, bene vengano i richiami della chiesa ma non si vive di sole esortazioni. Bisogna battersi in tutti i luoghi possibili per il superamento delle forme di precarietà intervenendo, già nella discussione sul Welfare e previdenza per abrogare tutte quelle norme in contrasto con il principio del lavoro certo, dignitoso e ben remunerato.
Oggi i giovani sono spesso precari fino a 40 anni in quanto per loro la casa diventa un sogno perché senza un lavoro fisso non solo non viene concesso il mutuo ma si registrano anche difficoltà per l’affitto.
In ultima la flessibilità vale solo per gli imprenditori e quindi diviene precarietà in quanto viene interpretata soltanto come possibilità per l'imprenditore di modificare in qualsiasi momento le condizioni del rapporto di lavoro (durata, orario e modalità di cessazione del rapporto di lavoro) con il proprio dipendente.
La legislazione sul lavoro varata in questi ultimi 10 anni (dalla Treu alla legge 30) ha configurato la situazione sopra descritta. Se a questo si aggiunge la marginalizzazione della contrattazione collettiva, il depotenziamento del Contratto nazionale di lavoro che hanno generato stipendi sempre più bassi (crisi della 4 settimana), riduzione delle tutele sul lavoro in cambio di qualche elemosina in termini di assistenza, nessun diritto per quanti non hanno il posto fisso.
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Non è un caso se una ricerca dell’Eurispes ha confermato che ansia, depressione, malattie psicosomatiche sono l’altra preoccupante faccia della medaglia dei lavoratori precari.
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Ezio Casagranda -Filcams Cgil del Trentino
Trento, 20 ottobre 2007
1 commento:
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