lunedì 1 ottobre 2007

Il 20 ottobre sarò in piazza

E’ sempre più coscienza di tante masse che il prevalere dello sviluppo capitalistico di questi anni ha provocato una crescente acutizzazione ed espansione delle contraddizioni sociali, accentuato lo sfruttamento, aumentata la povertà e la disgregazione.
L’offensiva neoliberista si è tradotta anche in Italia nell’attacco a posizioni e conquiste fondamentali del movimento operaio e democratico, ne ha indebolito il potere di contrattazione su luoghi di lavoro e nella società. I gruppi dominanti del monopolio e della finanza, sempre più ristretti ed integrati internazionalmente, hanno concentrato nelle loro mani un potere crescente nel settore economico, come in quello dell’informazione della produzione culturale, quindi nella formazione delle coscienze.
La privatizzazione selvaggia dell’economia pubblica ha seriamente indebolito la possibilità di una programmazione democratica. Sul terreno ideale guasti profondi si sono prodotti nella coscienza di larghi strati anche popolari e giovanili con una caduta delle idee di trasformazione sociale.
E soprattutto su questi strati che si è concentrata in questi anni una forte pressione ideologica tesa ad esaltarne le sensibilità più individualistiche e corporative, per convincerli che essi hanno tutto da guadagnare dal rafforzamento del capitalismo e da una piena integrazione del suo sistema di valori.
L’Italia ha bisogno di un reale e profondo cambiamento. Bisogna battere e fermare la devastazione economica, sociale, culturale e morale che essa produce.
Ma alla devastazione economica, sociale, culturale e morale va opposto un disegno realmente alternativo nei valori ,nelle politiche e nelle scelte di governo.
Il nostro paese ha bisogno di un progetto non subalterno ai poteri e agli interessi forti,alle logiche di guerra, di sfruttamento e di ingiustizia che in questi anni hanno prevalso nel pianeta.
Ha bisogno di un disegno sociale ed economico radicalmente diverso,sottratto alle logiche del liberismo e del profitto, capace di produrre risorse e di distribuirle in modo equo ,di imporre una dimensione sociale ed etica al consumo e alla produzione.
Un disegno sganciato da obiettivi meramente produttivistici e di crescita quantitativa, mirato alla creazione di VALORE AGGIUNTO ecologico e sociale, di un’industria di qualità, pulita e di pace.
E’necessario ripensare profondamente sedi e forme della politica, rimettere al centro la partecipazione popolare, rinnovare ed estendere la democrazia, ripartire da contenuti chiari ancorati solidamente ai diritti universali.
Su questi obiettivi vogliamo aprire una grande vertenza democratica, vogliamo incidere nelle scelte guardando ai contenuti e senza cadere nella logica degli schieramenti, dando efficacia e continuità ad uno spazio di autonoma iniziativa, capace di interagire con essa ma anche di guardare oltre.
Credo che non possa sfuggire a nessuno il fatto che sul piano delle condizioni materiali dei lavoratori e dei pensionati, in questi anni si sia registrato un generale peggioramento ed impoverimento.
Tutto questo non trova giustificazione soltanto nelle politiche praticate dal governo Berlusconi, che ha evidenti responsabilità, ma anche a questo governo, per le scelte di stampo liberista, dalla diffusa precarizzazione del lavoro. L’arretramento delle condizioni dei lavoratori era gia iniziata molti anni prima, dopo l’accordo del 23 luglio 1993, ma voglio dire di più per me è iniziata nel 1984 con la cancellazione della scala mobile che inaugurò l’attacco ai lavoratori che dura ancora oggi.

Craxi trasformava in legge l’intesa firmata da Cisl e Uil che tagliava quattro punti di contingenza. Era l’inizio della fine del meccanismo automatico di difesa dei salari dall’inflazione,istituzionalizzata con l’accordo del 23 luglio.
Contemporaneamente alla riduzione dei diritti si è manifestato un progressivo restringimento degli spazi di democrazia nei luoghi di lavoro e nella società italiana, i salari hanno perso valore spesso la sicurezza nei posti di lavoro è stata dimenticata, sacrificandola sull’altare del profitto.
Nonostante tutto questo una parte consistente della burocrazia sindacale prosegue e continua a sottoscrivere accordi che riducono i salari, estende la precarietà concede flessibilità e turni di lavoro aggiuntivi e nega ai lavoratori il diritto di voto .
Ora a partire dal taglio della scala mobile siamo davanti ad una scelta continuare su quella strada o ricostruire un conflitto democratico assieme ai lavoratori, per ridistribuire reddito e cambiare modello di sviluppo .
Ecco perché il 20 Ottobre andrò a Roma a manifestare.


Marco Cappelletti - Direttivo Filcams Cgil del Trentino

Trento, 1 ottobre 2007

1 commento:

Anonimo ha detto...

A Roma il 20 ottobre eravamo oltre un MILIONE a sostenere le tue idee.
un lavoratore incazzato con il proprio sindacato.