Nei giorni scorsi è uscito nelle edicole il «Libro nero della Lidl», sulle condizioni dei dipendenti del colosso internazionale della distribuzione: Tanto lavoro e salari da fame è il riassunto di questo libro. Il libro racconta il viaggio attraverso 20 paesi dove la LIdl ha allungato i suoi tentacoli. Carichi di lavoro abnormi, straordinari non retribuiti, intimidazioni e controlli serrati, accompagnati da una pesante attività anti-sindacale sono i criteri di gestione del colosso tedesco. Per questa multinazionale la «competitività» si gioca sul versante della riduzione dei diritti.
Il tasso di sindacalizzazione è molto basso, anche in Germania (5%), mentre in paesi come la Francia ci sono state importanti esperienze di sciopero, sostenute dalla clientela, che hanno portato miglioramenti concreti. E in Italia? Sono sindacalizzati il 20% dei punti vendita, ma la Lidl è più dura che mai.
Ma nella grande distribuzione i diritti dei lavoratori sembra sia il nuovo filo conduttore delle politiche delle multinazionali di cui la Lidl è solo la parte più negativa.
Orari impossibili, flessibilità unilaterale, bassi salari e precarietà diffusa sono i mostri moderni che i lavoratori del commercio si trovano giornalmente ad affrontare sul posto di lavoro. E questo mentre i salari italiani sono fra i più bassi d’Europa, mentre i ricchi sono sempre più ricchi ed i poveri sempre più poveri, la Confcomercio ha interrotto le trattative per il rinnovo del contratto nazionale scaduto il 31 dicembre 2006.
Il padronato ha motivato questa assurda scelta con i costi troppo alti delle richieste sindacali (78 euro in 2 anni. Sic!) e con la richiesta di orari sempre più flessibili e frantumati nella giornata. Questo mentre si sprecano le affermazioni di illustri economisti, ma anche del governatore Draghi, nel sostenere che l’aumento del salario è possibile solo se i lavoratori e le lavoratrici rinunciano ad una parte dei diritti ed accettano bassi salari e contratti di lavoro a precarietà generalizzata.
Ma i lavoratori e le lavoratrici del settore del commercio si trovano a combattere una certa ottusità degli enti locali sulle deroghe per il lavoro domenicale e festivo. Ma per quale ragione si dovrebbe trasformare la domenica in un girono lavorativo?
La ragione e solo ideologica, come dice Confindustria, secondo la quale le regole le fa solo il mercato. Così come ritengo atteggiamento ideologico questa idea della spesa fatta alle nove di sera, di sabato, nell’orario continuato e ora anche la domenica. Il giorno in cui ognuno dovrebbe dedicare a se stesso, ai suoi affetti e un paese civile fermarsi.
Ezio Casagranda – Filcams Cgil del Trentino
Trento, 31 ottobre 2007
Il tasso di sindacalizzazione è molto basso, anche in Germania (5%), mentre in paesi come la Francia ci sono state importanti esperienze di sciopero, sostenute dalla clientela, che hanno portato miglioramenti concreti. E in Italia? Sono sindacalizzati il 20% dei punti vendita, ma la Lidl è più dura che mai.
Ma nella grande distribuzione i diritti dei lavoratori sembra sia il nuovo filo conduttore delle politiche delle multinazionali di cui la Lidl è solo la parte più negativa.
Orari impossibili, flessibilità unilaterale, bassi salari e precarietà diffusa sono i mostri moderni che i lavoratori del commercio si trovano giornalmente ad affrontare sul posto di lavoro. E questo mentre i salari italiani sono fra i più bassi d’Europa, mentre i ricchi sono sempre più ricchi ed i poveri sempre più poveri, la Confcomercio ha interrotto le trattative per il rinnovo del contratto nazionale scaduto il 31 dicembre 2006.
Il padronato ha motivato questa assurda scelta con i costi troppo alti delle richieste sindacali (78 euro in 2 anni. Sic!) e con la richiesta di orari sempre più flessibili e frantumati nella giornata. Questo mentre si sprecano le affermazioni di illustri economisti, ma anche del governatore Draghi, nel sostenere che l’aumento del salario è possibile solo se i lavoratori e le lavoratrici rinunciano ad una parte dei diritti ed accettano bassi salari e contratti di lavoro a precarietà generalizzata.
Ma i lavoratori e le lavoratrici del settore del commercio si trovano a combattere una certa ottusità degli enti locali sulle deroghe per il lavoro domenicale e festivo. Ma per quale ragione si dovrebbe trasformare la domenica in un girono lavorativo?
La ragione e solo ideologica, come dice Confindustria, secondo la quale le regole le fa solo il mercato. Così come ritengo atteggiamento ideologico questa idea della spesa fatta alle nove di sera, di sabato, nell’orario continuato e ora anche la domenica. Il giorno in cui ognuno dovrebbe dedicare a se stesso, ai suoi affetti e un paese civile fermarsi.
Ezio Casagranda – Filcams Cgil del Trentino
Trento, 31 ottobre 2007
4 commenti:
Anche in Trentino la Lidl persegue strategie antisindacali finalizzate alla completa sottomissione dei lavoratori. O meglio, antisindacali nei confronti di quei soggetti sindacali che non si accontentano del puro tesseramento dei lavoratori ma che tentano di organizzarli anche attraverso iniziative di lotta per controbilanciare il potere assoluto aziendale. E' quanto sta avvenendo anche nella nostra provincia, dove due anni fa la Filcams Cgil, su pressante richiesta d'aiuto dei lavoratori di Trento, è intervenuta per chiedere maggiori assunzioni, carichi di lavoro meno pesanti ed un ambiente di lavoro basato sul rispetto dei diritti fondamentali. In quel contesto, dopo uno sciopero riuscitissimo con volantinaggio all'entrata del negozio che ha raccolto anche solidarietà dai clienti, alcuni parziali risultati immediati si sono ottenuti.
Però, come dimostra la pratica ideologica aziendale su sala europea, i vertici si sono mossi per sgretolare gli attori d questa lotta (la Filcams Cgil e una RSA), attraverso rapporti più favorevoli e meno disciplinari con gli altri soggetti in campo. Il tutto ovviamente per isolare un sindacato provinciale che in virtù di un'etica compotamentale agisce unicamente nella tutela e negli interessi dei lavoratori, fregandosene se questo sta comportando una minor facilità di iscrizione dei dipendenti lidl, i quali da una parte vivono la paura di essere tenuti sott'occhio se aderiscono alla Filcams Cgil mentre dall'altra sanno e sono consapevoli di poter invece trovare un appoggio ed una rappresentanza reale nella difesa dei propri diritti.
La Filcams Cgil continuerà a battersi perchè nel tempo prevalga definitivamente questa seconda opzione e possa diventare una scelta di massa tra i dipendenti Lidl. Solo allora l'ideologia imperante della Lidl sarà sconfitta ed i lavoratori potranno essere padroni della propria condizione.
Roland Caramelle
Informo i visitatori del sito Filcams Cgil del Trentino in rete, che questa sera alla trasmissione l'Infedele sulla 7, parlerà una delegata Filcams della LIDL di Milano.
Ezio
Considerazioni...Se fossi cliente della " Lild " smetterei subito di fare la spesa li. Questa è la reazione che ha scatenato in me questo post, ma non lo sono quindi la mia attenzione si sposta sui possibili, probabili clienti. Chi sono ? Lo sappiamo benissimo,Sono un lunghissimo elenco di categorie di persone costretti a fare i conti tutti i giorni con il caro-vita, con l'affitto,le bollette, la spesa per i figli.Nel bilancio famigliare sotto la voce " entrate " ci sono da troppi anni salari costituiti da poche centinaia di euro.Gli stipendi di troppe categorie sono fermi ed hanno perso il potere d'acquisto con la conseguenza che anche per " riempire il frigo" gli aumenti incidono e non di poco. E così va a finire che si ricorre a quei punti vendita tipo " Lild" dove si trovano ancora prezzi contenuti.Ma c'è sempre qualcosa dietro....e dietro c'è il fatto che il prezzo pagato per dare alla clientela sconti, offerte, occasioni, è tutto sulle spalle dei dipendenti, con turni massacranti, straodinari che diventano ordinaria amministrazione e diritti negati.Sono anch'io una dipendente del settore commercio,personalmente non ho una situazione difficile come quella descritta per i dipendenti Lild,ma soffro e mi rammarico per la mancanza di buon senso e umanità che questa categoria deve sostenere.In nome del dio turismo e dio soldo si chiedono sempre maggiori sacrifici sempre alla stessa categoria quella cioè dei dipendenti del commercio.Le domeniche di lavoro ed i giorni festivi infrasettimanali sono diventate, almeno per la provincia di Trento,davvero tante.Mi sembra davvero troppo considerando anche il fatto che , al momento dell'assunzione, nessuno ti informa che se il sindaco decide per altre deroghe motivandole con una qualsiasi giustificazione,per i titolari dei punti vendita, nostri datori di lavoro è un " invito a nozze " !!! Il sindacato dice che non siamo obbligati a lavorare. Se qualcuno del sindacato mi insegna a mi istruisce su come posso rifiutarmi senza avere conseguenze morali,mobbing,e ambiente di lavoro ostile , sono pronta a prendere lezioni.
Nel frattempo mi preparo psicologicamente alle prossime domeniche di lavoro. A fine mese si riparte..... buon lavoro.
La denuncia di Giusi è giusta e reale. Rispecchia una realtà del momdo del lavoro che è diversa da quella descritta nei salotti alla Vespa,Ballarò, ecc.. Una realtà dove spesso pretendere il rispetto delle leggi e dei contratti comporta le conseguenze descitte dalla lavoratrice.
Infatti, una cosa è discutere a livello teorico, nei convegni e nei finti dibattiti televisivi, un'altra cosa sono le modalità con cui viene scientemente applicato lo sfruttamento nei confronti dei lavoratori e delle levoratrici.
Purtroppo non esistono soluzioni magiche ma solo la nostra capacità di organizzarci e di lottare per i nostri diritti.
La Filcams cerca, con tutti i suoi limiti, di combattere queste forme di sfruttamento e di costruire momenti di unità e coesione nel mondo del lavoro.
Ma per fare questo serve l'impegno, anche piccolo, di tutti.
Ezio
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