«Il Sole 24 Ore» del 18 settembre 2007 titolaba in prima pagina «Northern, interviene lo Stato» (e Stato è pure con la S maiuscola) è un inatteso riconoscimento a noi vetero sostenitori dell'intervento nell'economia.
Certo, nel caso della Northern lo stato interviene come salvatore, nel rispetto della vecchia massima, cara anche ai liberisti, della «socializzazione delle perdite». Tuttavia è pur sempre un gradito riconoscimento, l'ammissione che il mercato non è sempre il provvidenziale padreterno dell'economia, il supremo regolatore, il protagonista del progresso e del benessere universale.
Detto tutto questo - un po' polemico e anche fatuo - viene da chiedersi perché il quotidiano della Confindustria, ottimamente diretto da Ferruccio De Bortoli, non apra nell'attuale fase di crisi globale dell'economia una discussione aperta e spregiudicata sui limiti del mercato e sulla utilità del tanto disprezzato (quando tutto va bene) intervento pubblico. Un intervento pubblico che non può essere solo di emergenza e che nell'attuale fase di globalizzazione dell'economia non può essere più affidato soltanto allo stato nazionale per due ovvie ragioni: innanzitutto la riduzione dei poteri effettivi degli stati nazionali e delle singole banche centrali. In secondo luogo perché siamo in piena globalizzazione e così accade che le insolvenze degli acquirenti di immobili negli Usa provochino allarmi e disastri anche in Europa.
Sarebbe un buon segno se «Il Sole 24 Ore» aprisse una seria discussione su stato e mercato in questa fase di crisi seria dell'economia. Non gli mancano le pagine e i collaboratori competenti. Altrimenti? Altrimenti dovremmo considerare il grande titolo di ieri come la proverbiale «voce dal sen fuggita». Ma potrà mai quel giornale, che adesso vuole lanciare la moda del liberismo di sinistra, dare ascolto al manifesto?
Valentino Parlato - Il manifesto
Detto tutto questo - un po' polemico e anche fatuo - viene da chiedersi perché il quotidiano della Confindustria, ottimamente diretto da Ferruccio De Bortoli, non apra nell'attuale fase di crisi globale dell'economia una discussione aperta e spregiudicata sui limiti del mercato e sulla utilità del tanto disprezzato (quando tutto va bene) intervento pubblico. Un intervento pubblico che non può essere solo di emergenza e che nell'attuale fase di globalizzazione dell'economia non può essere più affidato soltanto allo stato nazionale per due ovvie ragioni: innanzitutto la riduzione dei poteri effettivi degli stati nazionali e delle singole banche centrali. In secondo luogo perché siamo in piena globalizzazione e così accade che le insolvenze degli acquirenti di immobili negli Usa provochino allarmi e disastri anche in Europa.
Sarebbe un buon segno se «Il Sole 24 Ore» aprisse una seria discussione su stato e mercato in questa fase di crisi seria dell'economia. Non gli mancano le pagine e i collaboratori competenti. Altrimenti? Altrimenti dovremmo considerare il grande titolo di ieri come la proverbiale «voce dal sen fuggita». Ma potrà mai quel giornale, che adesso vuole lanciare la moda del liberismo di sinistra, dare ascolto al manifesto?
Valentino Parlato - Il manifesto
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