Il Protocollo su previdenza, lavoro e competitività del 23 luglio 2007, sottoscritto da Cisl e Uil, valutato positivamente a maggioranza dal Comitato Direttivo della nostra organizzazione e sottoscritto dalla Cgil con delle riserve, è il frutto di una complessa trattativa con un governo diviso al suo interno, unitamente al mancato coinvolgimento, pressione sulla trattativa e mobilitazione dei/delle lavoratori/lavoratrici e pensionati/pensionate.
Il risultato più importante ottenuto in questa trattativa riguarda le pensioni in essere perché per la prima volta il negoziato ha invertito la tendenza alla riduzione del potere d’acquisto, non solo per le pensioni sociali ma anche per quelle contributive basse, discostandosi da una logica meramente assistenziale.
Importante è il risultato dell’aumento delle finestre, quattro per le pensioni di anzianità, unitamente al mantenimento, a fronte delle pressioni esistenti, dell’elevazione del limite d’età per la pensione di vecchiaia per le donne.
Come anche importante in merito agli ammortizzatori sociali, l’aumento e l’estensione delle indennità di disoccupazione, unitamente al riconoscimento della contribuzione figurativa piena per la disoccupazione ordinaria. A fronte di tali risultati positivi dobbiamo però constatare che la trattativa ci consegna una serie di risultati insufficienti e anche negativi per come tra l’altro esplicitato nella lettera del Segretario generale Guglielmo Epifani al Presidente del Consiglio Romano Prodi.
Il fatto è che a scapito di un programma di redistribuzione della ricchezza a vantaggio dei ceti sociali da noi rappresentati il governo è sempre più condizionato dalle componenti moderate e dalla confindustria, le quali sull’altare della governabilità e del futuro della coalizione hanno imposto al governo Prodi il peggioramento della proposta di mediazione condivisa emblematicamente riassunta dalla frase di Prodi “lo scalone deve esser superato” e hanno di fatto sottoposto a ricatto le organizzazioni sindacali, in primis la CGIL, di divenire il soggetto responsabile della caduta del governo.
Il protocollo rappresenta tra l’altro una contraddizione con i contenuti della chiusura unitaria del congresso della CGIL, il quale assumeva il dato della precarietà come elemento da combattere cancellando la legge 30/2003, a riguardo delle pensioni sanciva la necessità di cambiare radicalmente la controriforma del centrodestra per giungere anche ad un trattamento pensionistico adeguato per i precari, per i quali i costi salariali e contributivi devono esser maggiori.
L’intera vicenda ripone la questione della salvaguardia della piena autonomia del sindacato rispetto al quadro politico.
Nel merito degli aspetti insufficienti o negativi del Protocollo si rileva: - Un risultato complessivamente negativo sul fronte della lotta al precariato con il sostanziale mantenimento dell’impianto della legge 30; - La reiterazione dei contratti a termine attraverso il principio ricattatorio e inibitorio dell’intervento sindacale proprio presso le direzioni provinciali del lavoro; - La previsione delle finestre, due! sia per gli uomini che per le donne, per le pensioni di vecchiaia; - L’insufficienza generale, sia numerica (i 5000 beneficiari annui) che concettuale (le tipologie e le articolazioni delle stesse) per i lavori usuranti; - La decontribuzione dello straordinario che oltre a garantire alle imprese un costo più basso, ridurrà le entrate agli istituti previdenziali. Complessivamente ragionando quindi, si ricava un quadro d’insieme negativo dove per l’ennesima volta è richiesto alle organizzazioni sindacali un atto di responsabilità sulle compatibilità, forse non tanto economiche (vista la ripresa dell’economia, le maggiori entrate, il “tesoretto”) quanto degli equilibri con i poteri forti che periodicamente richiamano la classe lavoratrice ad ulteriori sacrifici. Il Comitato Direttivo della Cgil del Trentino ritiene necessaria una traduzione in legge del Protocollo 23 luglio 2007, che riveda e modifichi gli aspetti insufficienti e negativi del protocollo stesso, in relazione e in conformità anche a quanto denunciato dal compagno Epifani nella lettera a Prodi.
Nel perseguire tale obiettivo un’espressione libera e democratica nel referendum di consultazione previsto tra i lavoratori e pensionati,che costruisca, unitamente alla pressione e alla mobilitazione della nostra organizzazione, le condizioni indispensabili per modificare le riserve e i contenuti negativi del Protocollo 23 luglio 2007.Il risultato più importante ottenuto in questa trattativa riguarda le pensioni in essere perché per la prima volta il negoziato ha invertito la tendenza alla riduzione del potere d’acquisto, non solo per le pensioni sociali ma anche per quelle contributive basse, discostandosi da una logica meramente assistenziale.
Importante è il risultato dell’aumento delle finestre, quattro per le pensioni di anzianità, unitamente al mantenimento, a fronte delle pressioni esistenti, dell’elevazione del limite d’età per la pensione di vecchiaia per le donne.
Come anche importante in merito agli ammortizzatori sociali, l’aumento e l’estensione delle indennità di disoccupazione, unitamente al riconoscimento della contribuzione figurativa piena per la disoccupazione ordinaria. A fronte di tali risultati positivi dobbiamo però constatare che la trattativa ci consegna una serie di risultati insufficienti e anche negativi per come tra l’altro esplicitato nella lettera del Segretario generale Guglielmo Epifani al Presidente del Consiglio Romano Prodi.
Il fatto è che a scapito di un programma di redistribuzione della ricchezza a vantaggio dei ceti sociali da noi rappresentati il governo è sempre più condizionato dalle componenti moderate e dalla confindustria, le quali sull’altare della governabilità e del futuro della coalizione hanno imposto al governo Prodi il peggioramento della proposta di mediazione condivisa emblematicamente riassunta dalla frase di Prodi “lo scalone deve esser superato” e hanno di fatto sottoposto a ricatto le organizzazioni sindacali, in primis la CGIL, di divenire il soggetto responsabile della caduta del governo.
Il protocollo rappresenta tra l’altro una contraddizione con i contenuti della chiusura unitaria del congresso della CGIL, il quale assumeva il dato della precarietà come elemento da combattere cancellando la legge 30/2003, a riguardo delle pensioni sanciva la necessità di cambiare radicalmente la controriforma del centrodestra per giungere anche ad un trattamento pensionistico adeguato per i precari, per i quali i costi salariali e contributivi devono esser maggiori.
L’intera vicenda ripone la questione della salvaguardia della piena autonomia del sindacato rispetto al quadro politico.
Nel merito degli aspetti insufficienti o negativi del Protocollo si rileva: - Un risultato complessivamente negativo sul fronte della lotta al precariato con il sostanziale mantenimento dell’impianto della legge 30; - La reiterazione dei contratti a termine attraverso il principio ricattatorio e inibitorio dell’intervento sindacale proprio presso le direzioni provinciali del lavoro; - La previsione delle finestre, due! sia per gli uomini che per le donne, per le pensioni di vecchiaia; - L’insufficienza generale, sia numerica (i 5000 beneficiari annui) che concettuale (le tipologie e le articolazioni delle stesse) per i lavori usuranti; - La decontribuzione dello straordinario che oltre a garantire alle imprese un costo più basso, ridurrà le entrate agli istituti previdenziali. Complessivamente ragionando quindi, si ricava un quadro d’insieme negativo dove per l’ennesima volta è richiesto alle organizzazioni sindacali un atto di responsabilità sulle compatibilità, forse non tanto economiche (vista la ripresa dell’economia, le maggiori entrate, il “tesoretto”) quanto degli equilibri con i poteri forti che periodicamente richiamano la classe lavoratrice ad ulteriori sacrifici. Il Comitato Direttivo della Cgil del Trentino ritiene necessaria una traduzione in legge del Protocollo 23 luglio 2007, che riveda e modifichi gli aspetti insufficienti e negativi del protocollo stesso, in relazione e in conformità anche a quanto denunciato dal compagno Epifani nella lettera a Prodi.
Trento, 10 settembre 2007
Ha ricevuto 19 voti su 62 al comitato direttivo
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