VOTA SI per difendere scuola e Costituzione
Sosteniamo e difendiamo l’istruzione ed i saperi, così come la sanità, l’acqua, la casa e il lavoro in quanto diritti universali e, allo stesso tempo, servizi fondamentali che uno Stato laico e democratico eroga, nel suo proprio interesse, al fine di garantire quei principi di equità e solidarietà stabiliti in primis dalla nostra Costituzione.
Servizi pubblici, appunto; dove per pubblico si intende ogni ufficio teso ad assicurare ai cittadini un’esistenza dignitosa, che non crea ma all’opposto rimuove le condizioni di privilegio, quindi gli ostacoli di natura economica, culturale e sociale alla effettiva realizzazione dell’uguaglianza “senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.
L’istruzione è pubblica nella sua essenza, nei fondamenti come nelle finalità. Non rincorre le logiche del mercato, perchè il suo obiettivo è offrire soluzioni educative imparziali, in considerazione e valorizzazione delle differenze, nell’interesse di tutta la collettività. Riteniamo perciò che abrogare la legge Salvaterra sia un’azione a difesa e tutela di un bene, il sapere, che in quanto patrimonio pubblico deve restare di competenza principale dello Stato.
Tra i soggetti erogatori di servizi formativi solo lo Stato è in grado di assicurare le condizioni per la parità di opportunità nell’accesso al mondo del lavoro, nonché la rispondenza dei metodi e dei contenuti formativi con l’obiettivo di vedere realizzata una cittadinanza consapevole e capace di civile convivenza nel rispetto delle inclinazioni e delle sensibilità plurali. La scuola pubblica non favorisce specifici interessi di natura privatistica o confessionale, ma si fa portatrice di tutte le aspirazioni, convinzioni o credenze presenti nella società, favorendone il confronto e la reciproca integrazione, promuovendo così l’arricchimento complessivo della società.
Per tutte queste ragioni riteniamo che nella scuola pubblica debbano essere investite maggiori risorse in quanto anche se abbandoniamo per un attimo i principi per volgere lo sguardo ai meri aspetti finanziari, non possiamo non riconoscere che il finanziamento pubblico alle scuole private è un lusso che il nostro paese non si può permettere in quanto lo Stato stanzia uno scarso 5% del Pil.
E data l’improbabilità che la moltiplicazione dei pani e dei pesci possa in futuro rientrare tra le abilità di stato, vogliamo ancora una volta richiamare l’attenzione al rispetto dell’art. 33 della Costituzione dove si stabilisce che “enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato”.
Per la difesa della scuola pubblica e dei dettati costituzionali votiamo SI al referendum di domenica 30 settembre.
Sosteniamo e difendiamo l’istruzione ed i saperi, così come la sanità, l’acqua, la casa e il lavoro in quanto diritti universali e, allo stesso tempo, servizi fondamentali che uno Stato laico e democratico eroga, nel suo proprio interesse, al fine di garantire quei principi di equità e solidarietà stabiliti in primis dalla nostra Costituzione.
Servizi pubblici, appunto; dove per pubblico si intende ogni ufficio teso ad assicurare ai cittadini un’esistenza dignitosa, che non crea ma all’opposto rimuove le condizioni di privilegio, quindi gli ostacoli di natura economica, culturale e sociale alla effettiva realizzazione dell’uguaglianza “senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.
L’istruzione è pubblica nella sua essenza, nei fondamenti come nelle finalità. Non rincorre le logiche del mercato, perchè il suo obiettivo è offrire soluzioni educative imparziali, in considerazione e valorizzazione delle differenze, nell’interesse di tutta la collettività. Riteniamo perciò che abrogare la legge Salvaterra sia un’azione a difesa e tutela di un bene, il sapere, che in quanto patrimonio pubblico deve restare di competenza principale dello Stato.
Tra i soggetti erogatori di servizi formativi solo lo Stato è in grado di assicurare le condizioni per la parità di opportunità nell’accesso al mondo del lavoro, nonché la rispondenza dei metodi e dei contenuti formativi con l’obiettivo di vedere realizzata una cittadinanza consapevole e capace di civile convivenza nel rispetto delle inclinazioni e delle sensibilità plurali. La scuola pubblica non favorisce specifici interessi di natura privatistica o confessionale, ma si fa portatrice di tutte le aspirazioni, convinzioni o credenze presenti nella società, favorendone il confronto e la reciproca integrazione, promuovendo così l’arricchimento complessivo della società.
Per tutte queste ragioni riteniamo che nella scuola pubblica debbano essere investite maggiori risorse in quanto anche se abbandoniamo per un attimo i principi per volgere lo sguardo ai meri aspetti finanziari, non possiamo non riconoscere che il finanziamento pubblico alle scuole private è un lusso che il nostro paese non si può permettere in quanto lo Stato stanzia uno scarso 5% del Pil.
E data l’improbabilità che la moltiplicazione dei pani e dei pesci possa in futuro rientrare tra le abilità di stato, vogliamo ancora una volta richiamare l’attenzione al rispetto dell’art. 33 della Costituzione dove si stabilisce che “enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato”.
Per la difesa della scuola pubblica e dei dettati costituzionali votiamo SI al referendum di domenica 30 settembre.
Ezio Casagranda
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