Non vi sembra che sia un paradosso il fatto che,oggi, a sollevare il problema dei bassi salari sono i banchieri e qualche ministri delle finanze e non la sinistra e le Organizzazioni dei lavoratori? Ma non facciamoci illudere dalla chimere di turno. Draghi ha parlato di bassi salari che, secondo lui, sono causati dalla bassa produttività (sic!) e si è ben guardato di parlare di quel grande processo di redistribuzione delle ricchezze prodotte a danno del lavoro dipendente e che ha favorito profitti e rendite. Quindi non illudiamoci, da quel pulito non verrà niente di buono.
Nel mentre i fatturati della grande industria crescono e l’occupazione cala, i prezzi al consumo, alimentari e non, continuano a salire con ritmi sempre alti (+ 2,1% ad ottobre) secondo l’ISTAT e senza contare gli aumenti dei mutui che non vengono conteggiati come consumi ma come investimenti.
La situazione sopra descritta trova è il risultato di almeno due fattori: la politica contrattuali che non è riuscita a tutelare i salari rispetto all’inflazione: il trasferimento della tassazione da diretta (irpef) a indiretta (tariffe) e quindi lo stesso aumento incide in modo inversamente proporzionale rispetto al reddito.
Infatti un aumento delle tariffe su un reddito di mille euro incide il doppio che su un reddito di duemila. E quindi ad ogni aumento dei prezzi il cittadino lavoratore e consumatore si trova più povero di prima.
Un primo intervento riguarda la questione fiscale e quindi si deve andare non solo verso una riduzione del carico fiscale sui redditi da lavoro ma verso una fiscalità diretta che colpendo gli alti redditi, i patrimoni e tutte le rendite e di conseguenza ridurre la fiscalità indiretta che pesa sui beni di prima necessità (alimentari, casa,sanità ecc) sulle tariffe.
Un secondo aspetto riguarda le modalità di distribuzione della ricchezza e la struttura delle retribuzioni, le quali non riescono a tenere il passo non solo con l’aumento dei prezzi, ma neppure con l’inflazione reale che viene rilevata.
Diventa ormai ineludibile, se si vuole tutelare i redditi da lavoro ed i salari, ripristinare un meccanismo di adeguamento automatico dei salari e delle pensioni al costo della vita per difenderne il potere di acquisto restituendo alla contrattazione il suo naturale ruolo di strumento di redistribuzione della ricchezza prodotta e del miglioramento delle condizioni nel lavoro e sul lavoro.
Difesa del reddito, della pensione pubblica dignitosa, la lotta alla precarietà e contro l’esclusione sociale richiedono che si rimetta il mondo del lavoro al centro della politica economica del Paese, cosa che questo Governo stenta a fare anche se previsto all’0interno del suo programma.
Il resto si riduce solo a buoni propositi che, puntualmente, vengono smentiti dai fatti.
Ezio Casagranda - Filcams Cgil del Trentino
Trento, 1 novembre ’07
Nel mentre i fatturati della grande industria crescono e l’occupazione cala, i prezzi al consumo, alimentari e non, continuano a salire con ritmi sempre alti (+ 2,1% ad ottobre) secondo l’ISTAT e senza contare gli aumenti dei mutui che non vengono conteggiati come consumi ma come investimenti.
La situazione sopra descritta trova è il risultato di almeno due fattori: la politica contrattuali che non è riuscita a tutelare i salari rispetto all’inflazione: il trasferimento della tassazione da diretta (irpef) a indiretta (tariffe) e quindi lo stesso aumento incide in modo inversamente proporzionale rispetto al reddito.
Infatti un aumento delle tariffe su un reddito di mille euro incide il doppio che su un reddito di duemila. E quindi ad ogni aumento dei prezzi il cittadino lavoratore e consumatore si trova più povero di prima.
Un primo intervento riguarda la questione fiscale e quindi si deve andare non solo verso una riduzione del carico fiscale sui redditi da lavoro ma verso una fiscalità diretta che colpendo gli alti redditi, i patrimoni e tutte le rendite e di conseguenza ridurre la fiscalità indiretta che pesa sui beni di prima necessità (alimentari, casa,sanità ecc) sulle tariffe.
Un secondo aspetto riguarda le modalità di distribuzione della ricchezza e la struttura delle retribuzioni, le quali non riescono a tenere il passo non solo con l’aumento dei prezzi, ma neppure con l’inflazione reale che viene rilevata.
Diventa ormai ineludibile, se si vuole tutelare i redditi da lavoro ed i salari, ripristinare un meccanismo di adeguamento automatico dei salari e delle pensioni al costo della vita per difenderne il potere di acquisto restituendo alla contrattazione il suo naturale ruolo di strumento di redistribuzione della ricchezza prodotta e del miglioramento delle condizioni nel lavoro e sul lavoro.
Difesa del reddito, della pensione pubblica dignitosa, la lotta alla precarietà e contro l’esclusione sociale richiedono che si rimetta il mondo del lavoro al centro della politica economica del Paese, cosa che questo Governo stenta a fare anche se previsto all’0interno del suo programma.
Il resto si riduce solo a buoni propositi che, puntualmente, vengono smentiti dai fatti.
Ezio Casagranda - Filcams Cgil del Trentino
Trento, 1 novembre ’07
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