Con la presente vorrei esprimere alcune considerazioni in merito al direttivo della Cgil del 9 novembre 2007. In primo luogo non ho capito il perché bisognava ribadire che i Sì avevano vinto, io non avevo nessun dubbio in merito, perché sappiamo tutti come è facile “pilotare” un referendum o consultazione che sia all’interno di un’assemblea sindacale ed ancor meglio ( o peggio ) quando una persona si presenta davanti ad un’ urna gestita in modo “confederale” dove tutti sono per il Sì.
Si poteva valutare la portata del voto ma anche questo, pur con la buona volontà del segretario Purin, non si è voluto fare anzi la maggior parte degli interventi, non tutti per la verità, erano attacchi più o meno velati al “nemico” di chi non la pensa come te (ci metto dentro tutti non salvo nessuno); ho assistito ad una gazzarra indegna della Cgil, almeno di quella che io ho conosciuto negli anni, e la cosa mi ha rattristato.
La cosa peggiore, comunque, è stato il comportamento del segretario nazionale che, lasciando stare i movimenti della testa in senso affermativo o negativo durante gli interventi a seconda di chi parlava che comunque indispettiscono, nella sua relazione finale invece di fare “il pompiere” ha gettato benzina sul fuoco, ha parlato di fare “un passo avanti” ma nel contempo ha bacchettato, peggio di quello che accadeva nei collegi una volta, chi si era espresso per ilNo.
Dulcis in fondo il segretario nazionale, al termine della sua relazione, ha detto che magari l’accordo era passibile, durante l’iter parlamentare, di emendamenti sfavorevoli come la reintroduzione del “Job a call” (lavoro a chiamata) del resto, secondo me, era l’unica cosa rimasta fuori della legge 30.
Alla fine della relazione e del direttivo si doveva andare alla votazione di un ordine del giorno, personalmente ero per votare no, però visti certi comportamenti visto che “a chiamata”(legge 30 già applicata come fosse un D.L.) alcuni compagni sono venuti a votare (un segretario di categoria ha firmato la presenza alle 14.07 dichiarando a me “sono venuta per votare”) me ne sono andato; io non l’ho fatto a comando, anzi la mia intenzione come quella di altri 4/5 era di rimanere, ma per una forma di protesta civile, non credo che dopo un direttivo così si doveva votare, a me interessa poco se c’era o non c’era numero legale, era meglio per tutti darsi un altro appuntamento e rinfrescarsi le idee.
Si poteva valutare la portata del voto ma anche questo, pur con la buona volontà del segretario Purin, non si è voluto fare anzi la maggior parte degli interventi, non tutti per la verità, erano attacchi più o meno velati al “nemico” di chi non la pensa come te (ci metto dentro tutti non salvo nessuno); ho assistito ad una gazzarra indegna della Cgil, almeno di quella che io ho conosciuto negli anni, e la cosa mi ha rattristato.
La cosa peggiore, comunque, è stato il comportamento del segretario nazionale che, lasciando stare i movimenti della testa in senso affermativo o negativo durante gli interventi a seconda di chi parlava che comunque indispettiscono, nella sua relazione finale invece di fare “il pompiere” ha gettato benzina sul fuoco, ha parlato di fare “un passo avanti” ma nel contempo ha bacchettato, peggio di quello che accadeva nei collegi una volta, chi si era espresso per ilNo.
Dulcis in fondo il segretario nazionale, al termine della sua relazione, ha detto che magari l’accordo era passibile, durante l’iter parlamentare, di emendamenti sfavorevoli come la reintroduzione del “Job a call” (lavoro a chiamata) del resto, secondo me, era l’unica cosa rimasta fuori della legge 30.
Alla fine della relazione e del direttivo si doveva andare alla votazione di un ordine del giorno, personalmente ero per votare no, però visti certi comportamenti visto che “a chiamata”(legge 30 già applicata come fosse un D.L.) alcuni compagni sono venuti a votare (un segretario di categoria ha firmato la presenza alle 14.07 dichiarando a me “sono venuta per votare”) me ne sono andato; io non l’ho fatto a comando, anzi la mia intenzione come quella di altri 4/5 era di rimanere, ma per una forma di protesta civile, non credo che dopo un direttivo così si doveva votare, a me interessa poco se c’era o non c’era numero legale, era meglio per tutti darsi un altro appuntamento e rinfrescarsi le idee.
Mariano Fronza
1 commento:
Caro Mariano,
anch'io sono rimasta sconfortata dall'ultimo direttivo della Cgil. Sembra che i più vi partecipino per difendere interessi personali, o una poltrona, anziché difendere gli interessi delle lavoratrici e dei lavoratori. Non si riesce mai a confrontarsi serenamente, ma ci si offende gli uni con gli altri. Metodo maschilista di affrontare le situazioni, con aggressività, e purtroppo anch'io, seppur donna, riconosco che molte volte uso i loro stessi metodi per farmi sentire.
Speriamo che il clima di epurazione di chi sostiene posizioni diverse si superi, in favore di un confronto democratico che apra una vera discussione sui problemi del mondo del lavoro: lotta alla precarietà, salari da fame, pensioni insufficienti sono solo alcune delle priorità da affrontare!
Nicoletta
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