domenica 18 novembre 2007

A Genova 6 anni dopo

Un grande, pacifico e colorito corteo ha attraversato, ieri, la città di Genova per dire che la storia siamo noi e che non si può essere processata e stavolta da interessi di parte.
"Ritornare a Genova perché la storia siamo noi" Questo, in sostanza, il motivo che ha spinto oggi migliaia di cittadini, lavoratori, donne, uomini e tantissimi giovani ad aderire alla mobilitazione convocata a livello nazionale da un ampio fronte che racchiude, oltre ai Centri Sociali, anche alcune aree sindacali e politiche e una larga parte del movimento. Oltre 100.000 persone, (otre 150 i trentini) che in carne e ossa sono venute a Genova per far sentire il loro dissenso su come pezzi della magistratura e del Governo vogliono riscrivere quei giorni del luglio di 6 anni fa.
Un dissenso contro l'affossamento delle commissione di inchiesta, contro il tentativo di individuare 25 giovani come capri espiatori delle devastazione effettuate dai “blak block” che hanno potuto agire indisturbati mentre la polizia attaccava un corteo pacifico di oltre 300 mila persone.
Oggi è nuovamente in piazza l'Italia pacifista che rivendica un mondo migliore dove democrazia e partecipazione popolare siano i pilastri fondanti dei nuovi rapporti sociali e mondiali. Rivendica un mondo di pace dove sia bandita la guerra e la violenza economica e i popoli possano decidere il loro futuro senza essere schiavi delle multinazionali della guerra e del mercato.
Una manifestazione pienamente riuscita per la sua grande partecipazione che manda un preciso segnale a questo Governo il quale non può sacrificare sull'altare della sua sopravvivenza e della governabilità il diritto alla verità sui fatti di Genova del 2001. Dalla morte di Carlo Giuliani alla macelleria sociale che hanno caratterizzato quei giorni di protesta contro l'arroganza dei G8.
Una verità è stata gridata: non sarà e non potrà essere un magistrato a cancellare la storia e la verità di quelle tragiche giornate. Non accettiamo che i responsabili dei disordini di quei giorni (dal questore ai poliziotti) siano promosso ed ad essere condannati siano questi hanno subito violenze e soprusi di ogni genere colpevoli solo di aver esercitato il diritto costituzionale di manifestare le proprie idee ed i propri ideali di pace e di giustizia.
Ezio Casagranda
Genova 18 novembre 2007

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