Viviamo in un mondo globalizzato che, anche nell’era di Internet, ci chiude sempre piu’ in un isolameto culturale spaventoso . L’informazion globalizzata e’ portatrice di un pensiero unico, preoccupante, che “il mondo di internet” non sempre riesce a scalfire. Mentre nella ricca Europa i mass media ci rinchiudono dentro il “fortino” dei nostri privilegi e ci spinge ad assumere “l’altro” come il nostro principale pericolo, nel resto del globo ed in particolare in sudamerica si stanno sperimentanto forme di resistenza e di lotta al modello di sviluppo globalizzato davvero interessanti.
Questa nostra sete di conoscenza ci ha portato ad una iniziativa diretta sul campo e quindi assieme ad altri compagni di viaggio abbiamo intrapreso questo “cammino indigeno” che ci porta per 15 giorni a contatto diretto con la realta´dell’Argentin, dal sud a Nord. Quella realta´che i mass media non vuogliono vedere.
Un viaggio per comprendere direttamente dalla gente comune, da quanti, sudano, lavorano o vengono espulsi dai processi produttivi ed espropriati delle loro culture, identita´e delle loro terre. Cioe’ conoscere il vivere, le tradizioni e la storia delle popolazioni del posto. La prima tappa della visita è stata a Trelew nella zona bassa della Patagonia terra di immigrazioni e di grandi genocidi come quello del popolo Indio dei Tehuelche.
Abbiamo visitato le bellezze naturali del posto dall'isola dei pinguini alla penisola di Valdes dove abbiamo visto le balene in procreazione. Abbiamo appreso delle grandi lotte che il popolo Mapuche sta facendo per vedersi riconoscere, dal potere centrale, la proprieta' della terra su cui vivono, per rivendicare una vera autonomia culturale con il conseguente riconoscimento dei loro idiomi e delle loro tradizioni, la possibilitá di lavorare la terra e produrre fuori dalle logiche perverse del mercato. Una battaglia, quella dei Mapuche, che vuole combattere l'attuale sistema del commercio, dove i produttori sono schiacciati delle logiche mecantili del profitto, attraverso le forme internazionali del mercato ecquo e solidale. Un mercato che, stando all'esperienza dei Mapuche comincia ad essere incrinata dalle sirene del facile guadagno e quindi venire meno alla suo obbiettivo fondante di evitare speculazione nella filiera del commercio. Una battaglia importante che abbiamo condiviso perche' richiama un forte legame di un popolo alla propria terra, alle proprie tradizioni che la cutura globalizzata vuole cancellare.
Infine abbiamo visitato un agriturismo locale ed un museo sulla storia degli indigeni, del territorio Chubut testimoniato anche da una vasta presenza di pietre naturali raccolte sul territorio della Patagonia.
Una importante testimonianza della origini e della storia dei popoli che hanno abitato quel territorio "Mapucho" (Patagonia) che è impiegabilmente ignorato dal governo provinciale e comunale.
Oggetti risalenti a centinaia di anni che raccontano la storia di vita degli indigeni Tehuelche, armi per la caccia agli strumenti di lavoro, ma anche del loro sterminio passato sotto silenzio dalla "storia" ufficiale. Oggetti e strumenti che sono la testimonianza delle vite vissute di questi popoli che su questa terra hanno dovuto confrontrsi con le asperità del territorio e della violenza "del progresso" del primo mondo. Un museo che per i suoi contenuti richiamano gli anni bui della colonizzazione da parte degli europei e del genocidio di un popolo in nome dei "valori cristiani" della allora grande Spagna.
Come delegazione abbiamo inviato alle autorità locali una lettera per richiamare la loro attenzione su questa importante testimonianza storica che non può essere dispersa dall'ignavia di chi governa e vuole nascondere il proprio passato.
Ezio Casagranda
Buenos Aires 28 November 2007
Questa nostra sete di conoscenza ci ha portato ad una iniziativa diretta sul campo e quindi assieme ad altri compagni di viaggio abbiamo intrapreso questo “cammino indigeno” che ci porta per 15 giorni a contatto diretto con la realta´dell’Argentin, dal sud a Nord. Quella realta´che i mass media non vuogliono vedere.
Un viaggio per comprendere direttamente dalla gente comune, da quanti, sudano, lavorano o vengono espulsi dai processi produttivi ed espropriati delle loro culture, identita´e delle loro terre. Cioe’ conoscere il vivere, le tradizioni e la storia delle popolazioni del posto. La prima tappa della visita è stata a Trelew nella zona bassa della Patagonia terra di immigrazioni e di grandi genocidi come quello del popolo Indio dei Tehuelche.
Abbiamo visitato le bellezze naturali del posto dall'isola dei pinguini alla penisola di Valdes dove abbiamo visto le balene in procreazione. Abbiamo appreso delle grandi lotte che il popolo Mapuche sta facendo per vedersi riconoscere, dal potere centrale, la proprieta' della terra su cui vivono, per rivendicare una vera autonomia culturale con il conseguente riconoscimento dei loro idiomi e delle loro tradizioni, la possibilitá di lavorare la terra e produrre fuori dalle logiche perverse del mercato. Una battaglia, quella dei Mapuche, che vuole combattere l'attuale sistema del commercio, dove i produttori sono schiacciati delle logiche mecantili del profitto, attraverso le forme internazionali del mercato ecquo e solidale. Un mercato che, stando all'esperienza dei Mapuche comincia ad essere incrinata dalle sirene del facile guadagno e quindi venire meno alla suo obbiettivo fondante di evitare speculazione nella filiera del commercio. Una battaglia importante che abbiamo condiviso perche' richiama un forte legame di un popolo alla propria terra, alle proprie tradizioni che la cutura globalizzata vuole cancellare.
Infine abbiamo visitato un agriturismo locale ed un museo sulla storia degli indigeni, del territorio Chubut testimoniato anche da una vasta presenza di pietre naturali raccolte sul territorio della Patagonia.
Una importante testimonianza della origini e della storia dei popoli che hanno abitato quel territorio "Mapucho" (Patagonia) che è impiegabilmente ignorato dal governo provinciale e comunale.
Oggetti risalenti a centinaia di anni che raccontano la storia di vita degli indigeni Tehuelche, armi per la caccia agli strumenti di lavoro, ma anche del loro sterminio passato sotto silenzio dalla "storia" ufficiale. Oggetti e strumenti che sono la testimonianza delle vite vissute di questi popoli che su questa terra hanno dovuto confrontrsi con le asperità del territorio e della violenza "del progresso" del primo mondo. Un museo che per i suoi contenuti richiamano gli anni bui della colonizzazione da parte degli europei e del genocidio di un popolo in nome dei "valori cristiani" della allora grande Spagna.
Come delegazione abbiamo inviato alle autorità locali una lettera per richiamare la loro attenzione su questa importante testimonianza storica che non può essere dispersa dall'ignavia di chi governa e vuole nascondere il proprio passato.
Ezio Casagranda
Buenos Aires 28 November 2007
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