martedì 6 novembre 2007

Rinnovare i Contratti Nazionali

Rinnovare i Contratti Nazionali e tutelari i salari, a sentire i discorsi la Cisl, non sembra siano le priorità di questi giorni.
Oggi, approfittando dell’assemblea organizzativa, Cisl e Confindustria sono tornati a rilanciare l’idea di una riforma della struttura contrattuale che sposti il baricentro della contrattazione dal livello nazionale a quello aziendale. Forte è stato l’attacco al presunto “blocco” della Cgil che non sarebbe “pronta” a sottoscrive le modifiche contrattuali individuate da Cisl e Confindustria.
Da dieci anni Cisl e Confindustria lavorano per cambiare il sistema contrattuale e stando a quanto previsto dal protocollo sul welfare sembra che oggi questo traguardo sia dietro la porta. Quindi come lavoratori dobbiamo iniziare a preoccuparci.
Non è un caso che mentre fervono le discussioni sugli assetti contrattuali tutto tace sul fatto che quasi il 70 per cento dei lavoratori dipendenti è oggi in regime di "vacatio contrattuale". (non hanno rinnovato il CCNL alla scadenza) e i salari italiani sono, parola di Draghi, inferiori del 30-40 per cento rispetto ai livelli di Francia, Germania e Regno Unito. E mentre subiamo questa ingiustizia le aziende private, che si sono ristrutturate scaricando i costi sulla società (licenziamenti) hanno unilateralmente deciso erogare una manciata di euro nel misero tentativo di mettere fuori gioco il Contratto nazionale ed il sindacato più rappresentativo. La FIOM.
Ora, parlare che a livello aziendale è più misurabile la produttività mi sembra un’operazione demagogica. Innanzitutto di quale produttività parliamo. Quella generata dall’aumento dell’intensificazione della prestazione del lavoratore o quella derivante dagli investimenti, dalla formazione e dalle politiche di sistema.
Inoltre non dimentichiamo che la precarietà costringe di fatto i giovani in una condizione di sempre maggiore svantaggio relativo e impedisce che gli investimenti in istruzione vengano adeguatamente remunerati ed utilizzati di questo sistema che continua a fare perno sulla compressione dei diritti anziché sull’innovazione.
Infine ritengo sbagliato che si cerchi di superare questa situazione di deriva contrattuale che CGIL CISL e UIL stanno subendo sul versante dei contratti nazionali, della difesa del potere di acquisto dei salari e delle retribuzioni con scorciatoie come quella della contrattazione decentrata.
Come ai tempi della cancellazione della contingenza le “ingegnerie” contrattuali non hanno risolto la contraddizione fra capitale e lavoro ma solo impoverito le nostre misere retribuzioni. Serve rilanciare le lotte per i rinnovi dei contratti nazionali e per una nuova scala mobile.

Ezio Casagranda - Filcams Cgil del Trentino

Trento, 6 novembre ’07

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