Domani il comandante in capo del mondo libero, George W. Bush, può esclamare di nuovo: «Missione compiuta». Ha infatti ormai conseguito lo scopo cui si è dedicato indefesso da anni: esportare, magari con le armi, la democrazia nel mondo islamico. In fondo era solo questa la ragione invocata per invadere l'Iraq, una volta caduta la menzogna sulle armi di distruzione massa. Sotto gli occhi di tutti, la democrazia fiorisce da tempo in Arabia Saudita e in Egitto, ma soprattutto, da venerdì, in Pakistan. Il generale Pervez Musharraf ha fornito un esempio da manuale di esercizio di democrazia a mezzo carri armati. E ha fatto un enorme passo avanti in quella che Bush aveva definito la priorità delle priorità Usa, la «freedom agenda».
Con il suo secondo golpe, e con la conseguente repressione, Musharraf, ha smascherato la duplice faccia della superpotenza americana: la tracotanza dei bombardamenti da alta quota con alcuni, l'impotenza imbelle con altri. La notte prima, Condoleezza Rice aveva telefonato a Musharraf per implorarlo di non proclamare la legge marziale. L'indomani si è visto il peso che undici miliardi di dollari di aiuti militari conferiscono agli Stati uniti sulla vita pakistana. Mai un alleato aveva affibbiato una tale sberla a Washington, facendosi scudo del proprio ruolo nella lotta contro Al Qaeda e i taleban, per altro non proprio efficace: i taleban hanno ripreso piede in Afghanistan e parte dello stesso Pakistan sfugge al controllo dell'esercito, intento solo a ottenere prebende per i propri generali in pensione. Ma Musharraf se la prende non con gli integralisti islamici, ma con avvocati, giudici, attivisti dei movimenti umani, giornalisti. L'unica consolazione è che con questa vicenda Bush ha portato un po' di allegria nel mondo islamico: ogni volta che parla di democrazia, tutti scoppiano a ridere.
Con il suo secondo golpe, e con la conseguente repressione, Musharraf, ha smascherato la duplice faccia della superpotenza americana: la tracotanza dei bombardamenti da alta quota con alcuni, l'impotenza imbelle con altri. La notte prima, Condoleezza Rice aveva telefonato a Musharraf per implorarlo di non proclamare la legge marziale. L'indomani si è visto il peso che undici miliardi di dollari di aiuti militari conferiscono agli Stati uniti sulla vita pakistana. Mai un alleato aveva affibbiato una tale sberla a Washington, facendosi scudo del proprio ruolo nella lotta contro Al Qaeda e i taleban, per altro non proprio efficace: i taleban hanno ripreso piede in Afghanistan e parte dello stesso Pakistan sfugge al controllo dell'esercito, intento solo a ottenere prebende per i propri generali in pensione. Ma Musharraf se la prende non con gli integralisti islamici, ma con avvocati, giudici, attivisti dei movimenti umani, giornalisti. L'unica consolazione è che con questa vicenda Bush ha portato un po' di allegria nel mondo islamico: ogni volta che parla di democrazia, tutti scoppiano a ridere.
Marco D'Eramo - il manifesto 7-11-2007
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