giovedì 23 agosto 2007

Fisco e lavoro nero

Il fisco inizia a colpire chi evade le tasse, la guardia di finanza scopre decine di evasori e di lavoratori in nero o irregolari, sul versante del lavoro nero il governo vara una norma elementare che dice che chi lavora, deve essere messo in regola da subito, e i nostri imprenditori nostrani e le loro associazioni (UCT e ASAT) in testa gridano allo scandalo fino ad arrivare a teorizzare che evadere le tasse per le imprese è quasi una scelta di sopravvivenza.
Dicono di avere imprese sull'orlo del fallimento ma i proprietari viaggiano con macchine da 70/100 mila euro, ville e barche per le ferie ed il tempo libero. Misteri italiani o piccole furberie che cercano di cavalcare l'onda bossiana di non pagare le tasse.

Prese di posizione inaccettabili e che sono un tangibile segno che siamo veramente davanti ad un preoccupante degrado del senso civico e del senso dello Stato. Quello Stato che poi si invoca nel momento dei contributi, del cuneo fiscale e per farsi carico delle infrastrutture (strade, centri storici, servizi, ecc) o di intervento per la tutela del territorio.
Oggi sul giornale il presidente dell'ASAT si scaglia contro la norma sul lavoro nero lamentando il fatto che la norma prevede l'obbligo dell'assunzione preventiva del lavoratore e l'abolizione del periodo di prova.

Sicuramente Rigotti conosce il contratto nazionale che prevede che l'assunzione deve avvenire per iscritto e prima dell'inizio del lavoro, che il lavoratore è soggetto al periodo di prova definito in base alla qualifica. La legge si limita a riprendere il CCNL e, questa la vera novità, stabilisce delle sanzioni in caso di violazione di tale norme.
Da quanto sostiene il Rigotti si evince che le norme possono anche andare bene, l'importante è, che se, violate, non diventino un costo per le aziende.
Lui rivendica come diritto una prassi, molto diffusa nel settore del turismo e nel commercio, di "provare" per alcuni gironi, senza contratto e senza assicurazione i lavoratori (qualche azienda non paga nemmeno il nero) in spregio a tutte le norme sul lavoro, dalla sicurezza alla retribuzione del lavoratore.
Strano modo di agire quello di Rigotti, da una parte dice che "la tutela e la sicurezza dei lavoratori sono anche le nostre priorità .." e poi si scaglia, lancia in resta contro la norma che intende applicare quei principi.
E quindi chiedo: ma se il settore, come lui sostiene, è sano e non "esiste il lavoro nero" che problemi ci sono ad accettare una norma che va a colpire il lavoro nero e quelle aziende che con questo fanno concorrenza sleale alle imprese sane e corrette ?

In ultima ritengo inaccettabile che si dica che i problemi delle imprese sono i costi derivanti dai controlli e dalle norme. I veri problemi del settore turistico sono le basse retribuzioni, l'assenza di investimenti in formazione del personale, la depauperazione del territorio, un turismo mordi e fuggi e che non tiene conto della risorsa ambiente. Mentre per i piccoli negozi sono gli alti affitti derivanti dalla rendita speculativa e finanziaria.
Forse bisognerebbe partire da qui, dai nodi veri del settore, senza lasciarsi incantare dalle sirene eversive che proclamano l'evasione fiscale.


Filcams Cgil del Trentino

Trento, 23 agosto 2007

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