Il mese scorso è stato siglato il rinnovo del contratto nazionale del turismo scaduto da oltre 18 mesi. Un rinnovo certamente difficile data la pretesa delle azienda di applicare anche per via contrattuale tutte le forme di precarietà possibili.
Ma, in materia di orario di lavoro questo contratto peggiora anche al legge: deroga sul riposo settimanale permettendo il salto del riposo per 5 volte in un anno; cancella il limite dello straordinario giornaliero; legittima l’apprendistato stagionale da sempre contrastato a livello territoriale.
Viene fatta propria da sindacato la logica che l’efficienza del settore debba pesare esclusivamente sulle spalle dei lavoratori e delle lavoratrici. Cioè non attraverso investimenti in qualità e servizi e su nuove forme dei pacchetti turistici o su un organizzazione aziendale più efficiente, ma sulle spalle di chi già svolge lavori estremamente faticosi come barista in un autogrill su tre turni piuttosto che cameriere di sala in un albergo o cuoca di mensa in strutture ospedaliere, tutti luoghi, dove si lavora sette giorni su sette.
Sul versante del salario si è sostanzialmente accettato la quadriennalità sia normativa che salariale. L’aumento a regime è di 135,00 euro al 4 livello, e di 126,61 al 5 livello dove è concentrata la maggioranza dei lavoratori del settore.
Se poi facciamo i conti sul salario lordi spendibile del lavoratore nei 4 anni di vigenza contrattuali si arriva ad un aumento lordo complessivo di euro 3.872,88 pari a 80,68 medi mensili… alla faccia della difesa del potere d'acquisto e del rispetto del modello contrattuale.
Se a queste nuove precarietà aggiungiamo anche quelle previste dal protocollo sul welfare la regressione sul versante del lavoro appare preoccupante sotto tutti i punti di vista. Per questo, nella votazione sul contratto è necessario respingere questa impostazione che mercifica il lavoro e relega il ruolo del sindacato a semplice cerficatore delle scelte aziendali.
Ma, in materia di orario di lavoro questo contratto peggiora anche al legge: deroga sul riposo settimanale permettendo il salto del riposo per 5 volte in un anno; cancella il limite dello straordinario giornaliero; legittima l’apprendistato stagionale da sempre contrastato a livello territoriale.
Viene fatta propria da sindacato la logica che l’efficienza del settore debba pesare esclusivamente sulle spalle dei lavoratori e delle lavoratrici. Cioè non attraverso investimenti in qualità e servizi e su nuove forme dei pacchetti turistici o su un organizzazione aziendale più efficiente, ma sulle spalle di chi già svolge lavori estremamente faticosi come barista in un autogrill su tre turni piuttosto che cameriere di sala in un albergo o cuoca di mensa in strutture ospedaliere, tutti luoghi, dove si lavora sette giorni su sette.
Sul versante del salario si è sostanzialmente accettato la quadriennalità sia normativa che salariale. L’aumento a regime è di 135,00 euro al 4 livello, e di 126,61 al 5 livello dove è concentrata la maggioranza dei lavoratori del settore.
Se poi facciamo i conti sul salario lordi spendibile del lavoratore nei 4 anni di vigenza contrattuali si arriva ad un aumento lordo complessivo di euro 3.872,88 pari a 80,68 medi mensili… alla faccia della difesa del potere d'acquisto e del rispetto del modello contrattuale.
Se a queste nuove precarietà aggiungiamo anche quelle previste dal protocollo sul welfare la regressione sul versante del lavoro appare preoccupante sotto tutti i punti di vista. Per questo, nella votazione sul contratto è necessario respingere questa impostazione che mercifica il lavoro e relega il ruolo del sindacato a semplice cerficatore delle scelte aziendali.
Di un contratto che peggiora le leggi non si sentiva certo la mancanza e quindi mi sembra il minimo avviare, utilizzando la consultazione con i lavoratori avviare una discussione non solo sui luoghi di lavoro ma anche dentro il gruppo dirigente del sindacato per verificare se i deliberati congressuali sono ancora validi.
Ezio Casagranda Filcams Cgil del Trentino
Trento, 22 agosto 2007
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