mercoledì 19 dicembre 2007

Pena di morte e morti sul lavoro


Ieri, l’assemblea generale delle Nazioni Unite ha votato la risoluzione per la moratori sulla pena di morte. Un voto importante che mette al centro i diritti delle persona umana contro le barbarie della pena di morte.
Grande risalto è stato dato da parte dei telegiornali a questo importante voto, mentre per i 5 morti di ieri sul lavoro il tg1 ha dedicato ben 25 secondi e si è limitato all’elenco dei soli nomi dei morti ammazzati sul lavoro dimenticando le aziende e che queste persone hanno anche un cognome e forse una famiglia.
Sarebbe ora che da parte del governo, delle imprese e di tutte le istituzioni si avviasse una campagna per abolire la “pena di morte” sul posto di lavoro. Si perché questi lavoratori sono solo “colpevoli” di dover lavorare anche in condizioni di vero e proprio ricatto occupazionale o in condizioni di estrema insicurezza dove le norme sulla salvaguardia dell’integrità fisica dei lavoratori.
Sono 1012 (quasi 4 al giorno) i morti sul lavoro al 15 dicembre 2007. Un vero e proprio bollettino di una guerra silenziosa ma devastante per quanti ogni mattina devono recarsi al lavoro per dare il necessario sostegno alla loro famiglia. Un bollettino che tanti tentano di nascondere dietro frasi di rito e pentimenti e autocritiche che durano la bellezza di un mattino.
Sembrava che dopo i morti di Torino la questione sicurezza sul posto di lavoro fosse al primo posto nelle iniziative del Governo e delle Istituzioni e che le Imprese avessero un sussulto rispetto al tema del lavoro. ci siamo sbagliati e basta vedere la pubblicità del nuovo fiorino della Fiat per capire che anche Montezemolo è ancora distante anni luce da una consapevolezza della necessità di investire sulla sicurezza del lavoro.
Per chiudere in bellezza alcune riflessioni su alcuni dati presi dal sito di ANNO ZERO: “NUMERI (a cura di Giusy Arena e Filippo Barone)
Sicurezza:
774: morti sul lavoro da gennaio a settembre 2007
930.051: incidenti sul lavoro nel 2006 (Inail)
8.450: ispettori per 5 milioni di aziende
30: ispettori a Torino per 68 mila aziende (1 ogni 2.266 aziende)
Impunità:
93%: condannati in primo grado che non va in carcere (Mario Almerighi, magistrato)
150 mila: processi che ogni anno vanno in prescrizione (Ministero Giustizia)
+ 8,1%: profitti generati da un dipendente per l’azienda in un anno
+ 0,4%: salario di un dipendente ogni anno
+ 90%:profitti delle grandi imprese industriali in dieci anni
+ 5%: redditi di un dipendente in dieci anni (Ires-Cgil)
Investimenti in sicurezza ?
832 milioni di euro E' il volume d’affari del comparto sicurezza nel 2006 (-2,1% rispetto al 2004) Assosic

Quanto sono cresciuti i profitti?
+8,1% Sono i profitti generati da ciascun dipendente per la propria azienda ogni anno
+0,4% Il salario di un dipendente ogni anno
+90% i profitti delle grandi imprese industriali in dieci anni
+5% I redditi di un dipendente in dieci anni (Ires-Cgil)
Credo che non servano altre argomentazioni per dire che la sicurezza sul lavoro è la vera emergenza sociale e politica del paese. Altro sindaci sceriffi e caccia ai rom e lavavetri. A quando una presa di coscienza di questa realtà e la proclamazione di uno sciopero generale con manifestazione a Roma sul tema sicurezza?
Attendo fiducioso..



Ezio Casagranda - Filcams Cgil del Trentino



Trento, 19 dicembre ’07

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Caro Casagranda, altri morti sul lavoro, altri affetti spezzati, altre famiglie decimate per pochi euro al mese, altre vite immolate sull'altare del dio profitto. E come dici tu, se ne parla per pochi secondi sui media, per poche ore tra politici e istituzioni. A parte qualche comunicato di circostanza, anche il sindacato mi sembra alquanto letargico. Dovunque manca l'indignazione necessaria per rendere credibili le righe di cordoglio. Prendiamo il Trentino per esempio.
Eccetto il vostro blog, autentica piazza (agorà verrebbe da dire) in cui i lavoratori sono chiamati a parlare di loro stessi e della loro amara quotidianità (senza limitarsi al proprio ombelico, ma con lo sguardo rivolto anche altrove, cosa che aiuta a non consumarsi nel provincialismo), esiste una distanza siderale tra ciò di cui si occupa il sindacato e il mondo del lavoro reale. Cerco di spiegarmi. Perchè i salari sono bassi, la precarietà è diffusa e si muore ancora di lavoro come duecento anni fa? Perchè esiste la lotta di classe che il padronato coerentemente e incessantemente pratica contro la classe operaia. Il profitto del padrone deriva dallo sfruttamento del lavoratore. Più corri, più guadagno pensa il signorotto. Ma quanti lavoratori ne sono consapevoli? Quanti hanno la coscienza di sè? Il ruolo del sindacato dovrebbe essere anche questo. Non solo la difesa di salari e diritti (facesse bene almeno questo, sarebbe già qualcosa), ma anche la capacità di veicolare conoscenze, consapevolezza, determinazione e quindi voglia di lottare per sè e per gli altri; in sostanza per la classe a cui si appartiene. In queste ultime due settimane abbiamo la media di un morto al giorno. Ebbene: in quanti luoghi di lavoro si sono fatte assemblee almeno di mezzora per razionalizzare gli eventi? Per far sentire quelle morti come omicidi che ci toccano tutti nel profondo? Come qualcosa di autenticamente nostro? Per far lievitare dentro di noi quella sana rabbia che avverte chi è stato privato di qualcosa di caro? Il comunicato stampa, l'intervista, lo strappo di capelli o lo stracciarsi le vesti, slegati da tutto ciò si riducono a pura e ipocrita rappresentazione teatrale (anche di bassa lega). Ecco credo che manchi proprio questo all'appello; il sentimento comune. Allora ti esorto. Appunto perchè non lo fanno gli altri. Organizziamo una giornata (o anche mezza) su queste problematiche. Discutiamo e chiamiamo i lavoratori a discutere di questo, a riappropriarsi di loro stessi e della loro quotidianità lavorativa, senza limitarsi a una rituale convocazione di direttivi allargati o di rsu, che spesso, seppur in buona fede, si limitano a trasmettere i vaniloqui dei loro funzionari (che spesso non avendo mai timbrato un cartellino in vita loro oggettivamente possono sentirsi estranei a tutto ciò).
Solo ripartendo da qui queste ore luttuose e queste lacrime che quotidianamente versiamo potranno sedimentare qualcosa, altrimenti panettoni, torroni e spumanti, spazzeranno via tutto come un fiume in piena. Un saluto fraterno luigi bozzato

giusikappa ha detto...

Condivido e sono contenta di leggere quanto ho appena letto. Mi riferisco al commento di Luigi Bozzato al quale mi unisco. Trovo molto interessante l'idea di ritrovarsi per esprimere e dare voce alla nostra consapevolezza e coscienza. Indipendentemente dalla tessera del sindacato. I diritti sono di tutti e purtroppo anche la poca sicurezza sul lavoro. Tenetemi informata se questa iniziativa avrà un seguito.
Sarei lieta esserci.
Un saluto a tutti ed un augurio di buone feste.