Lunedì 3 dicembre 2007 sono iniziati i lavori per il cunicolo esplorativo ad Aicha (BZ) per il tunnel del Brennero. I potentati, economici e politici della regione hanno deciso di procedere senza minimamente consultare la popolazione ma, solo dopo la pressione dei gruppi NO TAV, hanno informato i cittadini della provincia di Bolzano con una lettera generica e carente di informazione sui danni ambientali che questa opera andrà generando.
Una forte battuta di arresto per quanti, a Bolzano ed in Alto Adige, si battono contro il Tunnel, sia per i comitati di base che per quanti propongono alternative a questo tracciato meno costose e meno impattive. Una lezione per quanti credono che su sulle grandi opere siano possibili mitigazioni o soluzioni diverse dai progetti originali. Infatti il problema riguarda la politica economica che il nostro paese sta adottando. Una realtà che vede la produzione industriale in gran parte delocalizzata, la ricerca e l'innovazione tecnologica praticamente inesistente e i grandi gruppi economico finanziari, incapaci di competere sul famoso mercato, che hanno scelto di investire (sic!) nei servizi e grandi opere. Nei servizi dove i profitti sono sicuri in quanto non soggetti a concorrenza e nella grandi opere, TAV in primis dove i meccanismi che ne sono alla base garantiscono profitti altissimi e senza rischi. Se a questo aggiungiamo la costruzione dei termovalorizzatori ( inceneritori) e la costruzione dei rigassificatori il modello sociale che si vuole definire per l’Italia appare molto chiaro nella sua gravità sociale ed ambientale oltre che economica.
Corridoi ferroviari, autostradali, e porti che trasformino il nostro territorio in luoghi di smistamento e di passaggio delle merci dall'Oriente stanno alla base del un modello industriale che colloca l'Italia come piattaforma logistica dell'Europa.
Idea demenziale perché questa attività è tra quelle che comporta il maggior costo ambientale e territoriale senza dare un vero sviluppo produttivo e tecnologico e occupazionale al paese.
Una forte battuta di arresto per quanti, a Bolzano ed in Alto Adige, si battono contro il Tunnel, sia per i comitati di base che per quanti propongono alternative a questo tracciato meno costose e meno impattive. Una lezione per quanti credono che su sulle grandi opere siano possibili mitigazioni o soluzioni diverse dai progetti originali. Infatti il problema riguarda la politica economica che il nostro paese sta adottando. Una realtà che vede la produzione industriale in gran parte delocalizzata, la ricerca e l'innovazione tecnologica praticamente inesistente e i grandi gruppi economico finanziari, incapaci di competere sul famoso mercato, che hanno scelto di investire (sic!) nei servizi e grandi opere. Nei servizi dove i profitti sono sicuri in quanto non soggetti a concorrenza e nella grandi opere, TAV in primis dove i meccanismi che ne sono alla base garantiscono profitti altissimi e senza rischi. Se a questo aggiungiamo la costruzione dei termovalorizzatori ( inceneritori) e la costruzione dei rigassificatori il modello sociale che si vuole definire per l’Italia appare molto chiaro nella sua gravità sociale ed ambientale oltre che economica.
Corridoi ferroviari, autostradali, e porti che trasformino il nostro territorio in luoghi di smistamento e di passaggio delle merci dall'Oriente stanno alla base del un modello industriale che colloca l'Italia come piattaforma logistica dell'Europa.
Idea demenziale perché questa attività è tra quelle che comporta il maggior costo ambientale e territoriale senza dare un vero sviluppo produttivo e tecnologico e occupazionale al paese.
Questo modello economico e sociale va contrastato con iniziative di carattere generale ma acnhe rilanciando la lotta contro il Tunnel del Brennero. Se abbiamo perso una battaglia (impedire l'avvio dei lavori) non significa che fermare è impossibile fermare questo "MOSTRO" che si chiama TAV.
Per questo, diventa importante rilanciare anche a Trento la lotta contro la TAV del Brennero costruendo una rete di comitati, di associazioni con il compito di avviare una campagna di informazione su larga scala delle nefaste conseguenze che il progetto del Brennero comporta.
Ripartire dalla gente, informare e chiamare tutti alle proprie responsabilità in quanto, anche se le iniziative di denuncia e di mobilitazione fatte nel 2007 (incontri con la popolazione, manifestazione a Campo di Trens, ecc.) non hanno raggiunto l’obbiettivo di impedire l’inizio dei lavori (come avvenuto in Val di Susa) non dobbiamo lasciarci prendere dallo sconforto ma rilanciare la nostra iniziativa superando in positivo quelle differenze che, fino ad oggi, hanno frenato la nostra iniziativa di denuncia e di mobilitazione.
Questa battaglia sarà sicuramente difficile, qualcuno dice impossibile, ma non importa, noi la dobbiamo fare per il futuro dei nostri figli e perchè l'ambiente non è una risorsa limitata e non rinnovabile.
Ezio Casagranda - Filcams Cgil del Trentino
Trento, 9 dicembre 2007
Per questo, diventa importante rilanciare anche a Trento la lotta contro la TAV del Brennero costruendo una rete di comitati, di associazioni con il compito di avviare una campagna di informazione su larga scala delle nefaste conseguenze che il progetto del Brennero comporta.
Ripartire dalla gente, informare e chiamare tutti alle proprie responsabilità in quanto, anche se le iniziative di denuncia e di mobilitazione fatte nel 2007 (incontri con la popolazione, manifestazione a Campo di Trens, ecc.) non hanno raggiunto l’obbiettivo di impedire l’inizio dei lavori (come avvenuto in Val di Susa) non dobbiamo lasciarci prendere dallo sconforto ma rilanciare la nostra iniziativa superando in positivo quelle differenze che, fino ad oggi, hanno frenato la nostra iniziativa di denuncia e di mobilitazione.
Questa battaglia sarà sicuramente difficile, qualcuno dice impossibile, ma non importa, noi la dobbiamo fare per il futuro dei nostri figli e perchè l'ambiente non è una risorsa limitata e non rinnovabile.
Ezio Casagranda - Filcams Cgil del Trentino
Trento, 9 dicembre 2007
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