Altri due giorni di sciopero – il 21 e 22 dicembre prossimo - per conquistare il contratto di lavoro,Quello che doveva essere un diritto, per Confcommercio deve essere pagato dai lavoratori attraverso un peggioramento delle condizioni di lavoro. Confcommercio parla solo di recuperi di produttività (lavorare di più) e pretende mano libera sulla gestione degli orari di lavoro.
Anche dalle dichiarazioni sulla stampa risulta evidente la volontà di Confcommercio di avere mano libera sui tempi di vita e di lavoro delle donne e uomini che lavorano nel commercio, ovvero vieni a lavorare quando c’è bisogno - oggi puoi lavorare 10 ore domani 4 e poi si vede di volta in volta.
Vuole introdurre per contratto, rendendolo strutturale, il lavoro a chiamata anche per il commercio come è stato introdotto dall’accordo sul welfare per il turismo. Quello che è in gioco in questo rinnovo non è soltanto la sopravvivenza del Contrato nazionale e le condizioni materiali del lavoro ma anche la posizione del sindacato che non può lasciare che il tempo di vita e di lavoro delle lavoratrici e dei lavoratori sia deciso unilateralmente e individualmente dalle imprese. Quindi nessun scambio deve avvenire fra salario e gestione dell’orario di lavoro a partire dalle deroghe sul riposo settimanale.
Sancire il diritto ad una vita dignitosa significa mantenere quel contesto di diritti a partire dall’orario di lavoro e dal salario che non possono essere sacrificati sull’altare dei profitti. In gioco non ci sono solo i soldi, c’è ben altro: il contratto collettivo nazionale di lavoro che oggi definisce diritti e tutele per tutti i lavoratori dalle piccole alle grandi imprese e quindi Confcommercio vuole minare alla base la solidarietà e l’unità fra lavoratori.
L’arroganza di Confcommercio obbliga i lavoratori del Terziario ad un natale di lotta per rinnovare un contratto nazionale, ricordandolo agli imprenditori, scaduto da 12 mesi.
Per contrastare questa protervia di Confcommercio bisogna unificare il mondo del terziario e quindi ritengo sbagliatA la scelta di non coinvolgere tutti i lavoratori del settore in modo da rendere più forte la nostra iniziativa e per evitare ulteriori differenziazioni fra lo stesso settore. Infatti, le aperture fatte agli altri tavoli di trattativa, senza sottovalutarne l’importanza, sembrano rispondere più a manovre dilatorie finalizzate ad evitare gli scioperi, che vere scelte di rottura del fronte padronale. Lo stesso calendario degli incontri dimostra che non esiste una reale volontà di chiudere positivamente il Contratto Nazionale prima di Natale. Forse sarebbe anche l'occasione per unificare il mondo del terziario attraverso un UNICO CONTRATTO NAZIONALE di LAVORO che valga per tutti, da Confcommercio alla Cooperazione, in quanto i problemi dei lavoratori sono uguali in tutti i supermercati e negozi a prescindere dall'insegna esposta all'esterno del negozio.
Anche dalle dichiarazioni sulla stampa risulta evidente la volontà di Confcommercio di avere mano libera sui tempi di vita e di lavoro delle donne e uomini che lavorano nel commercio, ovvero vieni a lavorare quando c’è bisogno - oggi puoi lavorare 10 ore domani 4 e poi si vede di volta in volta.
Vuole introdurre per contratto, rendendolo strutturale, il lavoro a chiamata anche per il commercio come è stato introdotto dall’accordo sul welfare per il turismo.
Sancire il diritto ad una vita dignitosa significa mantenere quel contesto di diritti a partire dall’orario di lavoro e dal salario che non possono essere sacrificati sull’altare dei profitti.
L’arroganza di Confcommercio obbliga i lavoratori del Terziario ad un natale di lotta per rinnovare un contratto nazionale, ricordandolo agli imprenditori, scaduto da 12 mesi.
Per contrastare questa protervia di Confcommercio bisogna unificare il mondo del terziario e quindi ritengo sbagliatA la scelta di non coinvolgere tutti i lavoratori del settore in modo da rendere più forte la nostra iniziativa e per evitare ulteriori differenziazioni fra lo stesso settore. Infatti, le aperture fatte agli altri tavoli di trattativa, senza sottovalutarne l’importanza, sembrano rispondere più a manovre dilatorie finalizzate ad evitare gli scioperi, che vere scelte di rottura del fronte padronale. Lo stesso calendario degli incontri dimostra che non esiste una reale volontà di chiudere positivamente il Contratto Nazionale prima di Natale. Forse sarebbe anche l'occasione per unificare il mondo del terziario attraverso un UNICO CONTRATTO NAZIONALE di LAVORO che valga per tutti, da Confcommercio alla Cooperazione, in quanto i problemi dei lavoratori sono uguali in tutti i supermercati e negozi a prescindere dall'insegna esposta all'esterno del negozio.
Ezio Casagranda - Filcams Cgil del Trentino
Trento,. 11 dicembre ’07
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