L'impenetrabile e l'indescrivibile
Dopo due giorni di permanenza nella zone del Chaco chiamata l'impenetrabile, descrivere quanto abbiamo visto è impossibile, tanta è la violenza sociale che si è abbattuta su queste popolazioni indigene nel completo disinteresse delle amministrazioni locali e nazione e direi del mondo intero.
Abbiamo visitato villaggi, visto bambini denutriti, nell'ospedale di Castelli, ridotto semplice centro di assistenza per vecchi e bambini ormai irrimediabilmente, a causa della denutrizione, condannati ad attendere il passaggio alla morte. Degenti che hanno percorso oltre 100 Km a piedi per recarsi in ospedale. Gente rassegnata a peggio dove il giungere all'ospedale è considerato una grande fortuna.
Lunedì' 3 dicembre nel villaggio di Villa Rio Bermajto un bambino è morto per denutrizione anche se dalle voci circolate nel villaggio sembra che il dottore abbia fatto una diagnosi diversa. Nessuno ha chiesto l'autopsia ma abbiamo saputo che la polizia non ha fatto entrare la stampa nell'ambulatorio medico.
Nel paese di Villa Rio Bermajto, sono molte, troppe, le realtà dove gli indigeni vivono in "abitazioni" costruite con fango e paglia, dove manca luce, l'acqua, le fognature ed il mangiare. Sono condizioni di vita che non riesco a descrivere in quanto non ci sono sufficienti vocaboli per definire o rispondere agli interrogativi che venivano da quei profondi e espessivi occhi dei bambini che sembravano chiederti: ma cosa ci fate qui, voi occidentali che siete complici swi responsabili del nostro dramma? Occhi tristi e rassegnati quelli dei loro genitori che ci chiedevano, non elemosima, ma impegno a porre fine al loro assurdo dramma sociale. Persone colpevoli solo di essere indigeni e di voler difendere con i denti la terra e le loro tradizioni. In tutti noi è stato forte il senso di dolore, di rabbia e di colpevole impotenza difronte a questo scandalo umano.
Una violenza che non è dovuta al caso ma è il risultato di politiche neoliberiste accompagnate da un potere politico che esclude, come hanno più volte denunciato senza successo, le comunità indigene.
Scandalo che avviene in una realtà dove la provincia di Trento ha investito, negli ultimi anni svariati milioni di euro ( si parla di 26) attraverso l'associazione Trentini nel mondo. Quello che a noi appare incomprensibile è non solo, come sia possibile che nella terra del primo produttore mondiale di carne una parte consistente di indigeni sia ridotti alla miseria e i bambini muoiono per denutrizione, ma anche come la cooperazione non abbia "occhi per vedere" questa tragica realtà.
A nostro avviso qualcosa non funziona nel meccanismo della cooperazione e nelle modalità di gestione fatta dalle amministrazione delle Municipalità locali.
Dalle lunghe discussione con i rappresentanti di alcune associazioni locali emerge come basterebbe dare loro la terra e gli strumenti per lavorarla, uscire delle monocolture e puntare sulle produzioni locali, per risolvere questo dramma sociale che rischia di assomigliare sempre più ad un genocidio.
Basterebbe poco, alla politica, per dare una speranza di vita a queste popolazioni e quindi stare a quadrare è complicità con i responsabili di questa situazione.
Questa tragica realtà dei bambini indigeni del Chaco non è una novità per quanti vivono in questa regione, anche se il potere locale tenta di minimizzare e/o negare. Per questo appare sempre più assurdo il silenzio e la latitanza dei rappresentanti della PAT di Trento che "ignorano" il fatto che questa Amministrazione sia responsabile di questo e continui ad elargire, milioni di euro, in contributi.
Abbiamo riscontrato, nel loro agire e nei loro racconti che queste popolazioni indigene sono pieni di iniziativa e di spirito di collaborazione. Hanno raccontato che, vista la "sordità" del potere, hanno raccolto oltre 1000 firme e con il contributo personale di un signore di Buenos Aires si sono costruiti una scuola elementare dove far studiare i loro figli. Per tutta risposta il Governo nazionale ne ha costruita un'altra scuola nelle vicinanze. Altre comunità indigene hanno situazioni diverse, meno drammatiche di quelle riscontrate a Villa rio Bermajto, ma unite da un unico filo conduttore di un potere politico poco trasparente e fortemente autoritario.
Appena ritornati a Trento, con la documentazione, testimoniale e cartacea, sarà' nostro impegno chiedere lumi e informazioni su quanto abbiamo trovato nella regione del Chaco.
Abbiamo visitato villaggi, visto bambini denutriti, nell'ospedale di Castelli, ridotto semplice centro di assistenza per vecchi e bambini ormai irrimediabilmente, a causa della denutrizione, condannati ad attendere il passaggio alla morte. Degenti che hanno percorso oltre 100 Km a piedi per recarsi in ospedale. Gente rassegnata a peggio dove il giungere all'ospedale è considerato una grande fortuna.
Lunedì' 3 dicembre nel villaggio di Villa Rio Bermajto un bambino è morto per denutrizione anche se dalle voci circolate nel villaggio sembra che il dottore abbia fatto una diagnosi diversa. Nessuno ha chiesto l'autopsia ma abbiamo saputo che la polizia non ha fatto entrare la stampa nell'ambulatorio medico.
Nel paese di Villa Rio Bermajto, sono molte, troppe, le realtà dove gli indigeni vivono in "abitazioni" costruite con fango e paglia, dove manca luce, l'acqua, le fognature ed il mangiare. Sono condizioni di vita che non riesco a descrivere in quanto non ci sono sufficienti vocaboli per definire o rispondere agli interrogativi che venivano da quei profondi e espessivi occhi dei bambini che sembravano chiederti: ma cosa ci fate qui, voi occidentali che siete complici swi responsabili del nostro dramma? Occhi tristi e rassegnati quelli dei loro genitori che ci chiedevano, non elemosima, ma impegno a porre fine al loro assurdo dramma sociale. Persone colpevoli solo di essere indigeni e di voler difendere con i denti la terra e le loro tradizioni. In tutti noi è stato forte il senso di dolore, di rabbia e di colpevole impotenza difronte a questo scandalo umano.
Una violenza che non è dovuta al caso ma è il risultato di politiche neoliberiste accompagnate da un potere politico che esclude, come hanno più volte denunciato senza successo, le comunità indigene.
Scandalo che avviene in una realtà dove la provincia di Trento ha investito, negli ultimi anni svariati milioni di euro ( si parla di 26) attraverso l'associazione Trentini nel mondo. Quello che a noi appare incomprensibile è non solo, come sia possibile che nella terra del primo produttore mondiale di carne una parte consistente di indigeni sia ridotti alla miseria e i bambini muoiono per denutrizione, ma anche come la cooperazione non abbia "occhi per vedere" questa tragica realtà.
A nostro avviso qualcosa non funziona nel meccanismo della cooperazione e nelle modalità di gestione fatta dalle amministrazione delle Municipalità locali.
Dalle lunghe discussione con i rappresentanti di alcune associazioni locali emerge come basterebbe dare loro la terra e gli strumenti per lavorarla, uscire delle monocolture e puntare sulle produzioni locali, per risolvere questo dramma sociale che rischia di assomigliare sempre più ad un genocidio.
Basterebbe poco, alla politica, per dare una speranza di vita a queste popolazioni e quindi stare a quadrare è complicità con i responsabili di questa situazione.
Questa tragica realtà dei bambini indigeni del Chaco non è una novità per quanti vivono in questa regione, anche se il potere locale tenta di minimizzare e/o negare. Per questo appare sempre più assurdo il silenzio e la latitanza dei rappresentanti della PAT di Trento che "ignorano" il fatto che questa Amministrazione sia responsabile di questo e continui ad elargire, milioni di euro, in contributi.
Abbiamo riscontrato, nel loro agire e nei loro racconti che queste popolazioni indigene sono pieni di iniziativa e di spirito di collaborazione. Hanno raccontato che, vista la "sordità" del potere, hanno raccolto oltre 1000 firme e con il contributo personale di un signore di Buenos Aires si sono costruiti una scuola elementare dove far studiare i loro figli. Per tutta risposta il Governo nazionale ne ha costruita un'altra scuola nelle vicinanze. Altre comunità indigene hanno situazioni diverse, meno drammatiche di quelle riscontrate a Villa rio Bermajto, ma unite da un unico filo conduttore di un potere politico poco trasparente e fortemente autoritario.
Appena ritornati a Trento, con la documentazione, testimoniale e cartacea, sarà' nostro impegno chiedere lumi e informazioni su quanto abbiamo trovato nella regione del Chaco.
Ezio Casagranda e il gruppo del Cammino Indigena
Villa Rio Bermajto, 6 dicembre 2007
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