martedì 12 febbraio 2008

Solidarietà al popolo Mapuche

31 gennaio scorso l’attivista mapuche per i diritti umani Patricia Troncoso ha sospeso il più lungo sciopero della fame nella storia cilena, durato 111 giorno per richiamare l’attenzione sulla piaga del popolo Mapuche.
In carcere dal 2002, Troncoso e diversi altri attivisti mapuche sono stati condannati a 10 anni di prigione con l’accusa di incendio doloso e atti terroristici, oltre al pagamento di un’ammenda di 840mila dollari all’impresa Forestal Mininco, vicino Temuco, nel sud del Cile, di proprietà di una delle famiglie più ricche del paese. La decisione di interrompere il digiuno è venuta in seguito alla concessione di benefici carcerari.
Nel dicembre 2001, un incendio ha distrutto 100 ettari di pineta che ufficialmente appartengono all’impresa forestale, ma che sono stati rivendicati dai popoli indigeni in quanto parte del loro territorio ancestrale. Al momento del processo contro gli attivisti, il governo di Ricardo Lagos (2000-2006) ha invocato una controversa legge anti-terrorismo che risale alla dittatura militare di Augusto Pinochet (1973-1990).
Grazie a questa legge, 100 testimoni hanno potuto non rivelare la loro identità nelle deposizioni. Secondo i difensori dei diritti umani e le famiglie degli attivisti, è stato un processo farsa. Troncoso - che è stata ricoverata in ospedale il 13 gennaio in gravissime condizioni di salute - insieme ad altri 4 attivisti mapuche, aveva cominciato lo sciopero in ottobre, bevendo solo acqua e mate, il tradizionale infuso di erbe. Ma gli altri avevano sospeso il digiuno dopo due mesi.
Chiedevano il rilascio di una ventina di “prigionieri politici” Mapuche, l’allentamento delle pressioni dell’esercito sulle comunità indigene che si battono per le loro terre storiche, e una revisione del processo sul caso dell’incendio alla Forestal Mininco.
Il territorio ancestrale dei Mapuche abbraccia la punta meridionale del Sud America, attraverso Argentina e Cile. Secondo le statistiche del 2006, i Mapuche - che rappresentano l’87 per cento dei popoli indigeni del paese - contano circa 923mila individui, in questo paese di 15,6 milioni di abitanti.
Le leggi adottate durante il regime di Pinochet prevedevano incentivi come terra e sussidi alle aziende forestali e ad altre imprese interessate ad aprire attività nelle aree sottosviluppate del paese. Le comunità Mapuche, che generalmente non hanno titoli formali per rivendicare la loro proprietà, sono stati costretti ad abbandonare gran parte delle loro terre. Dalla fine della dittatura, alcune famiglie sono state risarcite con nuovi lotti. Ma le nuove proprietà sono generalmente inferiori alle tenute da cui sono stati mandati via con la forza. Le comunità mapuche lamentano inoltre la brutalità e le discriminazioni della polizia, la povertà estrema e la distruzione delle regioni selvagge del sud del Cile.
L’amministrazione Bachelet ha nominato l’ex consulente presidenziale Rodrigo Egaña commissario per gli affari indigeni. Il suo compito principale, promuovere il dialogo tra comunità indigene, Commissione nazionale per lo sviluppo indigeno (CONADI) e governatori delle province. In collaborazione con il ministero della Pianificazione, il Comitato interministeriale valuterà anche la portata e l’attuazione di politiche pubbliche legate alle comunità indigene, e lavorerà con il parlamento per raggiungere il pieno riconoscimento costituzionale dei popoli nativi del Cile. Secondo molti la commissione non potrà risolvere nè svelenire il clima di tensione, dato che manca la volontà politica del governo.
Troncoso, che ha perso più di 25 chili, è ancora in condizioni critiche in un ospedale della città di Chillán, 400 chilometri a sud della capitale. Quando la sua salute migliorerà, verrà trasferita all’ospedale di Temuco, la capitale della provincia di Araucaria, 670 chilometri a sud di Santiago. L’offerta del governo prevede il trasferimento della 38enne Troncoso - che non è un’indiana mapuche - e degli attivisti mapuche Juan Millallen e Jaime Marileo, anch’essi condannati nello stesso processo, nel Centro per l’educazione e il lavoro (CET), uno speciale penitenziario rurale.
A Troncoso e Millallen sarebbero stati concessi dei permessi di uscita nei fine settimana, e a Marileo solo le domeniche, a partire da marzo.

Amici dei Mapuche
Trento, 11 febbraio 2008

1 commento:

Anonimo ha detto...

ritengo importante riportare alcuni passi di un'articolo di Scritto da Sabrina Bussani
……. Il genocidio assume più facce; anche leggi apparentemente innocue possono diventare mezzi per colpire la dignità e la cultura di un popolo. La legge che proibisce i nomi ridicoli, ad esempio, permette a qualunque funzionario statale di non registrare un neonato con un nome in lingua Mapudungun, lingua tuttora non insegnata in alcuna scuola. Un passo indietro rispetto al governo Allende che, con la legge 17.729/1972, aveva garantito ai Mapuche diritti fondamentali tra cui l'insegnamento della loro lingua.
La dittatura del generale Augusto Pinochet (1973-1990) segna l'alba di un nuovo buio nella storia dei Mapuche. "Non esistono popolazioni indigene, siamo tutti Cileni", questo il credo di Pinochet. Se la riforma agraria del governo Allende aveva restituito ai Mapuche ca. 700.000 ettari di terre, già nel 1974 l'80% delle proprietà terriere passate ai contadini con la riforma agraria fu ridato ai latifondisti. Solamente nel 1978 una commissione delle Nazioni Unite registrava che "dal giorno del colpo di stato i latifondisti, i militari e la polizia hanno iniziato una vera e propria caccia ai Mapuche."
La situazione si aggrava però con la legge 2.568 del 1979 che ha portato a tutt'oggi alla privatizzazione del 90% delle proprietà mapuche. Con l'abolizione della proprietà collettiva furono smantellate tutte le strutture ed istituzioni politiche, sociali, economiche e culturali dei Mapuche. Intere comunità furono assalite dai militari, i dirigenti mapuche arrestati e torturati o costretti all'esilio. Delle 2.060 comunità mapuche esistenti agli inizi degli anni '70, alla fine degli anni '80 ne rimanevano solo 665. Con la fine della dittatura di Augusto Pinochet la società civile progressista di tutto il mondo tirò un sospiro di sollievo, quasi il solo ritorno ad un regime democratico potesse garantire il ristabilirsi del rispetto dei diritti umani………..

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