lunedì 11 febbraio 2008

La “regressione” di carriera.

Potrebbe essere il titolo di un film sugli effetti della precarietà e invece è la storia di un lavoratore trentino che da sempre ha svolto il lavoro di macellaio. Fin da giovane, correva l’anno 1967, questo giovane ha iniziato la sua carriera di macellaio nel piccolo negozio di paese alla periferia di Trento, per poi passare alle dipendenze di un grande supermercato della città convinto che questo gli avrebbe permesso una progressione di carriera e quindi la possibilità di esprimere al meglio la sua professionalità.
Invece, dopo 40 anni di lavoro la sera torna a casa con un pezzo di carne e un’etichetta che segnala i possibili modi di cucinare questo pezzo di carne. Alla domanda del figlio: “Ma papà, no te ghel disi ti al cliente come poder rostir la carne?"(Non lo dici tu al cliente come cucinare la carne). Una risposta laconica e nello stesso tempo tranciante risponde. "Ah, ma ormai nel superca el becar nol serve pù".(Al supermercato il macellaio non serve più)
Un esempio di come standardizzazione ed omologazione non solo culturale, ma anche sociale ed organizzativa distruggono professionalità dei lavoratori e le stesse culture e tradizioni culinarie della zona.
Se poi si aggiunge una gestione del supermercato inutilmente autoritaria il macellaio, de professionalizzato e ridotto a semplice commesso, perde l’amore per il lavoro che era un tipo di quelli all’antica attaccati al proprio lavoro non vede l’ora di poter arrivare alla sospirata pensione.
Il figlio che ha frequentato l’Università e gli hanno fatto sciroppare il cervello per gli anni nei quali ha studiato a Economia che "il consumatore è razionale, l'imprenditore è razionale..." ora si chiede che razionalità c'è in tutto questo? Nessuna e quindi ti rendi conto improvvisamente che questo modello sociale del lavoro genera precarietà, distrugge il valore del lavoro e ti annienta fino nel profondo del tuo animo.
Allora capisci che non ti resta che organizzarti per evitare che il futuro sia solo dominato dai “nuovi roboter” umani:
Una storia vera che nel suo piccolo è la dimostrazione che le parole di Marx, "l'uomo diverrà una merce", non sono proprio peregrine ma rischiano di essere una tragica realtà.
Un figlio
Trento, 11 febbraio 2008

Nessun commento: