venerdì 13 luglio 2007

Welfare - legge da cambiare

Ho letto sul Vostro giornale della presentazione del DDL Dalmaso sullo stato sociale che, avendo assorbito i testi presentati dall’UDC e da Forza Italia che per antonomasia non sono sicuramente vicine alle posizioni della Cgil per quanto riguarda i compiti, ruolo e interventi sociali a favore dei cittadini.
Per questo mi appaiono alquanto contraddittorie le affermazioni di apprezzamento fatte dalla segreteria della Cgil del Trentino. Ritengo invece che quanto contenuto nel testo del disegno di legge non possa che trovare la nostra opposizione e quindi bene ha fatto la Funzione Pubblica a ribadire, tramite il suo segretario, le contestazioni dell’intero impianto.
Quindi personalmente condivido gli elementi di critica e di forte dissenso, espressi dalla FP, relativamente al fatto che viene peggiorata la legga Turco rispetto alla gestione pubblica di tale servizio che nella sostanza demanda (co-titolaritià) ai privati dei criteri su cui si regge l'intervento sociale. Inoltre introduce elementi pericoli che possono fa venir meno unitarietà delle prestazioni a livello provinciale introducendo elementi di competitività a livello di singola “unità di territorio”.
Non vorrei che come nel caso della riforma ITEA, anche sullo Stato Sociale si facciano gli stessi errori e alla fine ci si accontenti di qualche modica di facciata mentre rimangono inalterati alcune scelte di fondo (come quella dei 3 anni) che a mio avviso sono anche anticostituzionali.
Senza voler entrare nel merito del disegno di legge ricordo che il direttivo della Cgil ha espresso a suo tempo un giudizio di INEMENDABILITA’ del progetto Dalmaso e quindi coerenza vorrebbe che sia il Direttivo a cambiare questa posizione e non viceversa.
Il Direttivo della Cgil non può essere chiamato solo a rettificare quanto emerso da una discussione di cui non sappiamo quasi nulla ma deve essere riportato al suo ruolo principe che è quello di definire le scelte strategiche dell’organizzazione sulle tematiche che interessano direttamente o indirettamente il mondo del lavoro.
In nome delle politiche di risparmio non possiamo accettare che la PAT sul versante delle risorse da devolvere allo Stato Sociale assuma a riferimento il massimo risparmio rispetto alle esigenze dei cittadini e dei lavoratori magari per liberare risorse da elargire in consulenze, tunnel, superstrade e prebende varie.
La Cgil del Trentino deve definire quali sono i servizi che una provincia come la nostra deve garantire a tutti ( prescindere dalla residenza) e quale quota del Pil provinciale deve essere andare a finanziare lo stato sociale e come vanno0 reperite le risorse attingendo alla fiscalità generale ed ai al patrimonio individuale ma escludendo le cosiddette tasse di scopo.
Attendo che la Cgil convochi al più presto il suo Comitato Direttivo per discute di queste ed altre “riforme” che sono in discussione a livello provinciale.

Ezio Casagranda - Seg. Prov, Filcams Cgil del Trentino

13 luglio 2007

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